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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 23-08-2015

Troppo grassi per colpa… del troppo cibo



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La crescente disponibilità di prodotti trasformati alla base dell’epidemia di sovrappeso e obesità. Il 37,5% della popolazione al mondo pesa troppo

Troppo grassi per colpa… del troppo cibo

Più che un problema di qualità, forse lo è di quantità. Il diffondersi delle condizioni di sovrappeso e obesità potrebbe essere la conseguenza delle aumentate quantità di cibo di cui oggi l’uomo dispone, oltre che della sedentarietà. La possibilità di trovare qualcosa da mangiare in qualsiasi posto, ci ha portato negli a mangiare più di quanto avremmo dovuto. 

TROPPO CIBO SUGLI SCAFFALI

Il sillogismo potrebbe apparire scontato, ma questa volta è stato messo nero su bianco da una ricerca pubblicata nel bollettino di luglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Visto che da anni si dibatte su quali siano le cause principali dell’epidemia di sovrappeso e obesità in corso nel mondo, i ricercatori neozelandesi e statunitensi coinvolti hanno tratto dai registri della Fao i dati relativi alla fornitura di cibo in 69 Paesi (24 ad alto, 27 medio e 18 a basso reddito) per poi compararla con gli aumenti di peso dedotti dall’archivio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Risultato? I due percorsi si snodati pressoché in parallelo, tra il 1971 e il 2010. I dati ottenuti in 45 Stati, pari al 65% del campione, si sono rivelati sufficienti a riconoscere l’aumento delle chilocalorie disponibili responsabile del concomitante aumento di peso corporeo. Gli aumenti medi nella fornitura di energia alimentare variano in base ai Paesi. Tre gli esempi citati: Canada, Stati Uniti e isole Fiji dove, rispettivamente, l’apporto calorico quotidiano per individuo è aumentato, rispettivamente, di 559, 768 e 550 chilocalorie nei 39 anni di osservazione.


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UN MESSAGGIO AI GOVERNI

Gran parte dell’aumento delle chilocalorie disponibili nel corso dei decenni, hanno messo nero su bianco i ricercatori, deriva da un uso sempre più diffuso di prodotti trasformati: appetibili, poco costosi, molto pubblicizzati e facili da preparare. «Il loro utilizzo, abbinato a fattori quali l’aumento dell’urbanizzazione e di posti di lavoro sedentari, ha contribuito alle epidemie di sovrappeso e obesità nel mondo», afferma Stefanie Vandevijvere, ricercatore presso il dipartimento di salute pubblica e politica alimentare dell’Università di Auckland, tra gli autori della pubblicazione.Il messaggio è un monito ai governi, affinché mettano in atto politiche volte a rendere più sano ed equo l’accesso al cibo. È qui che si gioca la lotta ai chili di troppo, ritenuti un fattore di rischio per il diabete, l’ictus, le malattie cardiovascolari e almeno quindici tipi di tumore. Tra il 1980 e il 2013, la percentuale di adulti in sovrappeso nel mondo è passata dal 28,8% al 36,9% negli uomini e dal 29,8% al 38% nelle donne. «Bisogna tornare a valorizzare l’agricoltura, la distribuzione e il commercio al dettaglio - dichiara Francesco Branca, direttore del dipartimento nutrizione e salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità -. Il benessere sociale, la salute e l’istruzione dovranno necessariamente passare da qui». La lotta ai chili di troppo è uno dei nove obiettivi inseriti nel Global Action Plan for the Prevention and Control of Noncommunicable Diseases, da raggiungere entro il 2020. Tra gli strumenti suggeriti anche l’erogazione di sussidi per chi sceglie cibi sani e di tasse per chi predilige il cibo spazzatura.

 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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