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Donatella Barus
pubblicato il 13-07-2016

Donare il sangue regolarmente salva le vite nelle emergenze



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Il disastro ferroviario pugliese ha visto tanti volontari pronti a donare sangue. Come funziona il sistema nazionale per le emergenze e perché la donazione di sangue regolare deve essere la prima risposta

Donare il sangue regolarmente salva le vite nelle emergenze

Le lunghe code di volontari pronti a donare sangue per i feriti del disastro ferroviario accaduto fra Andria e Corato sono state un’immagine di speranza nella lunga giornata di ieri. Donne e uomini di tutte le età hanno risposto alla richiesta di sangue e si sono messi in fila per aiutare. L’abbiamo visto dopo gli attentati a Parigi e a Orlando. Se non ci fosse questo tipo di risposta e di partecipazione saremmo tutti orfani del senso di solidarietà senza cui il vivere in comunità non ha senso. Però questa è anche l’occasione per ricordare che le emergenze si affrontano grazie alle scorte e al coordinamento fra banche del sangue e che proprio per questo è importante la donazione regolare di sangue.

 

IN PUGLIA EMERGENZA SOTTO CONTROLLO

Ieri il Centro nazionale sangue (Cns) il giorno dell’incidente ha emesso un comunicato, insieme al Coordinamento Inter-associativo dei Volontari Italiani del Sangue (Civis), che riunisce le Associazioni Avis, Croce Rossa, Fidas, Fratres, nel quale spiegava che il fabbisogno di sangue era stato soddisfatto. Il tutto grazie al contributo di tante persone e alla presenza di una struttura che funziona, la «Bacheca nazionale per le Maxi-emergenze, istituita dal Cns come strumento per il coordinamento dei meccanismi di compensazione e scambio interregionale di unità di sangue in caso di eventi straordinari». Per questo, prosegue il documento, il Coordinamento Regionale per le Attività Trasfusionali (Crat) della Regione Puglia invita «i donatori a programmare la propria donazione nei giorni successivi contattando l’associazione e/o il servizio trasfusionale di riferimento».

 

UN MILIONE 700MILA DONATORI

Giancarlo Maria Liumbruno è il direttore del Centro nazionale sangue. Gli chiediamo come funziona il sistema trasfusionale italiano. «Il fabbisogno ordinario è coperto, in Italia fortunatamente abbiamo un sistema completamente autosufficiente, le necessità sono conosciute e condivise e le risposte pianificate in modo coordinato sul territorio nazionale. E’ un sistema che gestisce ogni anno oltre due milioni e mezzo di unità di sangue, 1,7 milioni di donatori volontari, circa 1.700 trasfusioni al giorno. Dei 2,5 milioni di unità di sangue, 1,2 milioni vengono utilizzati negli ambulatori per le terapie trasfusionali. Un sistema che si basa sulla collaborazione fra istituzioni e strutture sanitarie con il mondo del volontariato, che è molto bene organizzato. Non si improvvisa».

 

SCORTE PRONTE A PARTIRE

E quando ci sono emergenze? «Scatta la leva della solidarietà, che permette di aumentare le possibilità di successo. Ma siamo pronti comunque», spiega Liumbruno. «Il piano nazionale per le maxi-emergenze prevede che siano disposte scorte di sangue a livello delle Regioni, unità che possono venire rapidamente scambiate quando necessario. Il 12 luglio per esempio erano pronte a partire scorte dal Lazio, dalla Campania, dalla Liguria, da Bolzano. Ma nessuna unità di sangue ha viaggiato, la Puglia ha potuto gestire la situazione con le sue scorte e con l’ondata di solidarietà di tanti cittadini».

 

PERCHE' INSISTERE SULLE DONAZIONI REGOLARI

A tutte le persone che si sono dimostrate capaci di una tale risposta va detto grazie. E per capitalizzare un tale impegno e la voglia di fare la propria parte va ricordato che sono importanti le donazioni regolari. Chiarisce ancora Liumbruno: «La donazione regolare permette il coordinamento e la programmazione, permette di alimentare con regolarità i depositi, di essere davvero pronti in ogni circostanza. Una unità di sangue donata in emergenza è rapidamente pronta per essere utilizzata, in 4 o 5 ore (in Puglia ad esempio sono stati rafforzati i servizi di qualificazione biologica). Ma se non viene subito utilizzata “scade” dopo 42 giorni, e poi per tre mesi poi quel volontario non potrà più effettuare donazioni, se uomo. Sei mesi se donna in età fertile». E’ il sangue immagazzinato nelle celle frigorifere che ci dà la certezza di salvare vite in caso di emergenza. Ecco perché è importante che chi vuole donare si coordini con le associazioni di volontariato presenti sul suo territorio, «che sono il braccio operativo della struttura nazionale». Il sangue serve tutto l’anno, l’estate non sia un momento di distrazione e drammi come quello consumatosi fra gli ulivi pugliesi siano un motivo di azione.


Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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