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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 14-03-2013

Che cos'è la psicoterapia Emdr basata sul movimento degli occhi?



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Risponde Letizia Bossini, psichiatra e psicoterapeuta dell’Università di Siena e referente per l’”Osservatorio nazionale per la valutazione e la terapia del danno psico-sociale nelle vittime del terrorismo”

Che cos'è la psicoterapia Emdr basata sul movimento degli occhi?

Vorrei chiedervi informazioni su un trattamento psicologico, chiamato Emdr, di cui non avevo mai sentito parlare prima e che pare abbia miracolato la figlia di una mia amica, ossessionata per anni da incubi notturni. Ho ascoltato la ragazza raccontarlo. Molto giovane aveva sposato, innamoratissima, un uomo molto più grande, poi quando lei aveva 32 anni lui si era ammalato di cancro alla bocca. La lotta è durata tre anni e mezzo con lui che voleva vicino soltanto la giovane moglie, e lei che era sempre più sconvolta dalla malattia, in uno stretto a tu per tu sempre più angoscioso. Fino all’esito finale: da sola, come voleva lui, a cogliere il suo ultimo respiro. Ma la ragazza non ha trovato la pace. S’è chiusa sempre più in se stessa e poi ossessionata da incubi notturni per 7 anni. Poi, ecco che entra in scena l’Emdr – lei ha spiegato solo che la base è uno speciale movimento degli occhi – a cui l’ha sottoposta la sua psicoterapeuta. Ha detto che gli incubi sono spariti e che da allora sta risalendo nell’umore e nella fiducia

M. Grazia, Pegognaga (Mn)

Risponde Letizia Bossini, psichiatra e psicoterapeuta dell’Università di Siena e referente per l’”Osservatorio nazionale per la valutazione e la terapia del danno psico-sociale nelle vittime del terrorismo”

Emdr è la sigla per Eyes Movement Desensitization and Reprocessing, traducibile con “desensibilizzazione e ristrutturazione attraverso il movimento degli occhi”. E’ una tecnica psicoterapeutica che serve a far rielaborare eventi più o meno traumatici (è stato usato in primo luogo per il Disturbo da stress post-traumatico), ma anche altri eventi negativi.

La seduta avviene così: la persona è invitata a ripensare l’evento traumatico, il fatto che l’angustia, e intanto a focalizzare l’attenzione sui sintomi percettivi, concentrandosi sulle sensazioni fisiche che possono essere tachicardia, un groppo allo stomaco, un formicolio delle gambe o delle braccia. Nello stesso tempo, ai fini di quella che è chiamata “stimolazione bi-emisferica”, lo psicoterapeuta farà oscillare a destra e a sinistra due dita di una mano all’altezza degli occhi del paziente chiedendo al paziente di seguirle con lo sguardo. Oppure tamburellerà sulle mani del paziente in modo alternato sull’una e sull’altra. O, ancora, potrà essere scelta una cuffia che stimola l’udito con un tic tac ora una parte ora l’altra.

Lo stimolo dunque può essere oculare o tattile o acustico: quel che conta è che sia duplice, che unisca  destra e  sinistra.  In questo modo verrebbero stimolati in contemporanea i nostri due emisferi cerebrali.

L’idea guida dell’Emdr è che i traumi siano ancora così “traumatici” nel vissuto del paziente perché sono rimasti “intrappolati” nell’emisfero destro, senza che il sinistro arrivi a elaborarlo e dargli senso. Con la stimolazione bi-emisferica verrebbe favorita l’integrazione tra i due emisferi e sbloccato il passaggio del trauma alla fase cognitiva. Quel trauma che “non passa mai”, finalmente passerebbe nella dimensione ricordo. Uscendo dal presente per situarsi nel passato.

Ora che cosa accade dal punto di vista neurologico? Abbiamo iniziato a studiare in modo più specifico tale tecnica in collaborazione con l’associazione Emdr-Italia la cui presidente è la dottoressa Isabel Fernandez. Presso  l’”Osservatorio nazionale delle vittime del terrorismo” istituito qui a Siena arrivano molti pazienti affetti da Disturbo post-traumatico da stress ai quali abbiamo proposto di partecipare ad uno studio per comprendere meglio i meccanismi cerebrali alterati in tale disturbo e in che modo poterli aiutare al meglio verso la guarigione. Abbiamo sottoposto questi volontari a una risonanza magnetica cerebrale ed abbiamo colto un’atrofia a livello dell’ippocampo, una delle sedi implicate  nei meccanismi della memoria. Dopo un ciclo di sedute di Emdr abbiamo ripetuto la risonanza ed abbiamo constatato un recupero di questa atrofia; altri studi a livello nazionale ed internazionale avevano già riportato un miglioramento neurofunzionale di varie aree, il tutto associato a  miglioramento del quadro clinico, fino, in certi casi, alla remissione completa. Resta da chiedersi se quell’atrofia vista con l’esame di imaging è il risultato del trauma oppure la condizione preesistente che ha indotto il blocco del trauma.

L'Emdr di solito si fa con una seduta settimanale della durata di un’ora e mezzo per circa tre mesi (ma ogni caso è a sé). Il trattamento può essere associato a un’altra psicoterapia o, meglio, alla terapia farmacologica. Dirò infine che la tecnica dell’Emdr è stata inventata e messa a punto dalla psicologa americana Francine Shapiro nel 1989 e che da allora è stata applicata ad un numero sempre crescente di disturbi dimostrando la sua validità anche in studi clinici.            

*NB: Articolo aggiornato il 20/09/2018 con la rimozione del riferimento funzionale agli emisferi destro e sinistro

 

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