Chiudi

Città della salute: meglio lasciare le cose come stavano

L'Istituto Tumori e l'ospedale neurologico Besta sono pronti a trasferirsi da Milano a Sesto San Giovanni. Ma il progetto che prevedeva un grande polo di eccellenza rimarrà un'opera incompiuta

Città della salute: meglio lasciare le cose come stavano

Della città della salute che dovrebbe sorgere a Milano, s’è iniziato a parlare in maniera decisa nelle ultime settimane: deliberato di metterla in piedi a Sesto san Giovanni nell’ex area Falk, sembra tutto ok. Si bonificherà un area inquinata e Istituto dei Tumori e Istituto Neurologico Besta alloggeranno alla periferia della città con buona pace di tutti. Il progetto originario - partito otto anni fa e per il quale si sono buttati in progettazione molti denari - di aggregare due importanti realtà scientifiche, Besta e Istituto Tumori, all’interno di un grosso collante ospedaliero, il Sacco, è saltato dopo molti batti e ribatti: non tutti privi di interessi di bottega. È caduto così l’obiettivo fondamentale  di costituire un grande polo di eccellenza e il tutto si ridurrà a puro nominalismo e semplice  trasloco in  un area comune  di due realtà che resteranno distinte.

Perché il vecchio progetto di inserire Tumori e Besta in un ospedale generale aveva un profondo significato? Perché avere due strutture specialistiche inserite in un ospedale generale non solo è elemento di maggiore qualificazione e aggregazione per progetti di studio, ma offre la possibilità di una rapida soluzione di tutti  quei problemi medici che insorgono in pazienti là ricoverati.

Quello che si è sempre rimproverato alle strutture molto specialistiche è di non avere alle spalle un Pronto Soccorso o un grosso dipartimento di emergenza e urgenza che permetta a casi operati e dimessi di essere  rapidamente rivalutati e ricoverati in caso di insorgenza di complicazioni. E chi meglio del pronto soccorso di un grosso ospedale avrebbe potuto svolgere tale compito, provvedere alla accettazione e al nuovo ricovero, anziché far vagabondare il malato per la città? Per non parlare del fatto che il Sacco era sede universitaria, che nella integrazione avrebbe apportato il suo contributo favorendo sinergie di ricerca.

Avere un ospedale generale di grande esperienza alle spalle sarebbe stato un grosso vantaggio anche per i malati delle due istituzioni che avessero avuto, durante il ricovero, complicanze infettive, così come per i casi pediatrici che avessero necessitato di pediatri generalisti. Non esistono soltanto i tumori o le malattie neurologiche: il bambino, così come l'adulto, può avere scompensi metabolici, sviluppare il diabete, accusare una broncopolmonite. Il malato potrebbe avere un infarto, disturbi respiratori particolari, complicanze difficili da diagnosticare in cui la interdisciplinarietà diventa elemento determinante.

Avere a portata di mano chi ti può risolvere rapidamente un problema non è cosa da poco! Si dice che nelle nuove sedi ipotizzate vi sono ospedali vicini, ma non è  come  averli lì! La Città della salute, rispetto a come era stata programmata, ha perso la finalità originaria: l'integrazione  prefigurata non ci sarà. Tutto resterà come prima, ognuno camminerà per la propria strada, non metterà in comune laboratori,  strutture radiologiche e soprattutto programmi di ricerca. Besta e Tumori resteranno arroccati nella propria autoreferenzialità in una logica egoistica e improduttiva. Meglio dunque sarebbe stato lasciare le cose come stavano: procedere a un semplice rinforzo dell' Istituto dei Tumori, lì dove è, e provvedere con i fondi a disposizione a sistemare il Besta.

Alberto Scanni



Commenti (0)

Torna a inizio pagina