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Ragazzi, fate l’autopalpazione dei testicoli!

Con questa semplice procedura si può scoprire in tempo uno dei più temuti tumori maschili. Un'eventuale diagnosi non pregiudica comunque la vita di coppia e la possibilità di avere un figlio

Ragazzi, fate l’autopalpazione dei testicoli!

Come la donna si sente profondamente colpita nella sua femminilità quando scopre di avere un tumore al seno o alle ovaie, così l’uomo lo è nella sua virilità se sviluppa un tumore del testicolo. Difficile reagire bene, avere fiducia nel buon esito della battaglia. C’è riuscito un giovane calciatore del Sassuolo, Francesco Acerbi. E l’ha raccontato in un libro in cui, con grande efficacia, mostra la lotta contro il tumore come una performance sportiva di diverso genere. Partendo dal titolo che ha scelto per il libro: «Tutto bene» (Sperling & Kupfer, 16 euro). Il giovane Francesco ora sta bene ed è tornato in campo. Sa che dovrà controllarsi per tutta la vita, ma sa anche che il tumore al testicolo si cura con successo nel 90 per cento dei casi. 

Il successo è però legato - come sempre - alla diagnosi precoce. Io mi sento di fare una domanda: si fa abbastanza per prevenire il tumore del testicolo, o per scoprirlo in fase precoce? Poiché è un tumore raro (colpisce l’1 per cento della popolazione), temo che venga sottovalutata l’importanza di essere la sentinella della propria salute. Come? Con l’autopalpazione, che permette di tenere sotto controllo la situazione dei testicoli. Tra le ragazze e le giovani donne si è diffusa la cultura dell’autopalpazione del seno, mentre invece non si può dire lo stesso per i ragazzi e i giovani uomini. È necessaria una svolta.

L’autopalpazione dei testicoli è un gesto che può salvare la vita. Dopo un bagno caldo, quando la borsa scrotale è rilassata, basta far ruotare tra l’indice e il pollice su ognuno dei due testicoli. Se per caso si è formato un nodulo, sarà facile trovarlo, e andare dal medico senza perdere tempo. Altri sintomi possono essere un improvviso dolore acuto, o un gonfiore che non passa. Bisogna guardarsi dall’atteggiamento mentale - comprensibile, ma sciocco - di rimandare il momento della presa di coscienza, sperando fideisticamente che «passi». È lo stesso atteggiamento mentale che a volte porta a rimuovere l’idea di aver contratto una malattia a trasmissione sessuale, per quanto i sintomi siano più che evidenti. 

Un tema importante è la prevenzione. È il caso in cui nella storia della famiglia siano presenti casi di tumore del testicolo. Senza allarmarsi, o «medicalizzare» la vita, sarà una cosa intelligente tenersi sotto controllo. C’è poi una mancata prevenzione, dovuta a un capitolo semi inesplorato, che è il criptorchidismo, vale a dire uno o entrambi i testicoli che non sono scesi nella borsa scrotale. Normalmente entrambi i testicoli devono scendere entro il primo anno di vita del bambino, altrimenti si parla di testicolo/i «ritenuto», una situazione che può essere corretta dal pediatra con manovre manuali, oppure necessita di un intervento chirurgico, da effettuare entro i sei anni di età.

Ma qui c’è una zona d’ombra. È  un dato  medico poco noto, anche agli stessi pediatri, il fatto che la ritenzione del testicolo aumenta fino a  40 volte il rischio di sviluppare  il tumore del testicolo. Il rischio è più alto se il testicolo è ritenuto nell’addome, più basso se è ritenuto nell’inguine. Prima dell’abolizione del servizio militare obbligatorio, proprio la visita medica di leva scopriva questa situazione potenzialmente dannosa, insieme con quell’altro problema maschile - il varicocele - che può diventare causa d’infertilità. Attualmente, con l’estesa e capillare rete dei pediatri del Servizio sanitario nazionale, il rischio  di arrivare a farsi la barba senza aver scoperto un testicolo ritenuto o il varicocele è senz’altro diminuito, ma non scomparso. Occorre perciò che i genitori, in occasione dei periodici «bilanci di salute» effettuati dal pediatra, si accertino che non ci siano queste situazioni potenzialmente dannose.

Mi piace concludere questo delicato argomento facendo giustizia dei timori infondati.  «Tutto bene», dice il titolo del libro scritto dal giovane calciatore, ed è proprio così. Ammalarsi e doversi sottoporre a un intervento è una sfortuna, ma non una tragedia. Si diventa impotenti? E’ falso.  Non si potranno mai più avere figli? Anche questo è falso. Grazie al prelievo e al congelamento del seme, si potrà in qualunque momento condividere con la compagna il progetto di diventare genitori. Ed entrare nel futuro con tutti i propri sogni. 

Umberto Veronesi



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