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Fabio Di Todaro
pubblicato il 21-09-2016

L'innovazione digitale nella lotta alle malattie croniche



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L’investimento tecnologico consentirebbe un monitoraggio in continuo dei pazienti, con un vantaggio anche per le casse dello Stato. Il tema al centro dell’intervento di Albert Farrugia a «The Future of Science»

L'innovazione digitale nella lotta alle malattie croniche

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Come cambierà la vita dei cittadini con la digitalizzazione della sanità. Come si potranno razionalizzare le risorse disponibili? In che modo grazie alle nuove tecnologie sarà possibile gestire le malattie croniche? Sono queste alcune delle domande a cui cercherà di dare risposta Albert Farrugia, responsabile degli affari scientifici della multinazionale Kedrion Biopharma, nel corso della prossima edizione di The Future of Science. Lo specialista australiano, che è anche docente di chirurgia generale all’Università di Crawley, interverrà sabato mattina (24 settembre) con una relazione dal titolo «Lo sviluppo delle cure nei pazienti con malattie croniche - i vantaggi della digitalizzazione». La sua relazione punta a mettere in luce le ricadute positive che deriverebbero da un processo di digitalizzazione massiccia della sanità.

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DIGITALIZZAZIONE NECESSARIA IN UNA SOCIETA’ CHE INVECCHIA

In un mondo che, alle diverse latitudini, a livello sanitario è pensato ancora per fronteggiare le emergenze legate alle malattie infettive, la digitalizzazione rappresenta un’opportunità per svoltare e prendere di petto i bisogni cronici che oggi riguardano la popolazione. Come spiegherà Farrugia, le organizzazioni sanitarie si trovano a una svolta: da un lato le aspettative verso servizi sanitari di qualità sono sempre più elevate, dall’altro gli enti hanno la necessità di gestire complessità crescenti come ad esempio i nuovi scenari di medicina personalizzata, che implicano la disponibilità di una piattaforma in grado di gestire informazioni in tempo reale e in modo univoco e completo. Diabete, nefropatie, malattie neurodegenerative, ictus e tumori: sono queste le malattie che lasciano strascichi permanenti e necessitano di un contatto continuo e costante con chi fornisce loro le cure, anche grazie a dispositivi che facilitino il monitoraggio e la personalizzazione delle terapie. «Le tecnologie digitali possono mettere a disposizione cure più sofisticate ed efficienti», spiegherà Farrugia, portando come esempio le storie di pazienti affetti da emofilia e forme di immunodeficienze, «le cui vite dipendono da costanti terapie a base di emoderivati». Controllo delle terapie, dunque, ma pure prevenzione: primaria e secondaria. Un passaggio che viene considerato ineludibile, in una società che invecchia e che, diversamente, è destinata ad appesantire ulteriormente le già malmesse casse sanitarie. Le stime proposte da Eurostat prevedono che le percentuali della popolazione europea con più di 65 e 80 anni crescano rispettivamente del 13 (dal 17 al 30) e dell’8 (dal 4,7 al 12,1) per cento entro il 2060. Ecco perché, senza un’adeguata risposta, l’aumento della spesa per la salute è ineludibile.

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Digitalizzare il sistema sanitario vuol dire poter controllare a distanza l’evoluzione di malattie quali il diabete, l’Alzheimer, le insufficienze renali e respiratorie. Ma non solo. Il monitoraggio può risultare efficace anche nei confronti dei fattori di rischio per le malattie croniche: quali l’ipertensione, il fumo di sigaretta e la sedentarietà. Le maggiori opportunità, come specificato più volte anche dall’Osservatorio Innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, sarebbero per i medici di medicina generale, che tengono in cura i malati cronici. La rivoluzione converrebbe intraprenderla anche per ragioni economiche, se in un’epoca di tagli draconiani alla sanità la modernizzazione del sistema appare in grado di ridurre la spesa di almeno quindici miliardi all’anno: di cui almeno la metà oggi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Come? Riducendo il ricorso all’ospedalizzazione e monitorando in continuo le condizioni del paziente, anche se a distanza. Il contatto diretto diverrebbe a quel punto necessario soltanto in caso di complicanze. Eppure in Italia, sebbene le prime sperimentazioni risalgano agli anni ‘70, il servizio fatica a decollare.


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NUOVE TECNOLOGIE PER CURE PIU’ EFFICIENTI

Un’indagine condotta lo scorso anno dal Movimento Difesa del Cittadino in collaborazione le Asl territoriali ha svelato un Nord tendenzialmente più all’avanguardia nell’adozione dei nuovi strumenti digitali. Strutture altamente specializzate sono state individuate soprattutto in regioni del nord come l’Emilia Romagna,il Venetoe il Trentino Alto Adige. Mediocre la situazione registrata al centro, insufficiente al Sud, fatta eccezione per la Puglia. «Eppure l’Unione Europea ha stimato che il monitoraggio a casa dei malati di cuore potrebbe migliorare i tassi di sopravvivenza del 15 per cento e ridurre il numero dei ricoveri in ospedale del 26 per cento, portando a un risparmio del dieci per cento dei costi sanitari», sostiene Carla Masperi, chief operating officer di SAP Italia. «Le tecnologie digitali possono mettere a disposizione cure più sofisticate ed efficienti».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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