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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 07-09-2021

Camminare rallenta il declino cognitivo negli anziani



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Il cervello è in grado di rigenerarsi anche in età adulta. Per rallentare il declino cognitivo nell'anziano, la migliore arma è l'attività fisica e in particolare la camminata

Camminare rallenta il declino cognitivo negli anziani

Un dogma che negli anni è andato progressivamente disgregandosi. Non è affatto vero che, una volta raggiunto il massimo sviluppo, il nostro cervello non è più in grado di rinnovarsi. Tutt'altro. I neuroni, a tutte le età, possono rigenerarsi. Per farlo però occorre una costante attività fisica e il metodo migliore per gli anziani è camminare. Più si fa attività fisica e maggiore è il rimodellamento della nostra "materia bianca". Tradotto: camminare migliora le performance cognitive e rallenta il progressivo processo di deterioramento che avviene con il passare degli anni. Ad affermarlo è uno studio pubblicato su NeuroImage.

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A smontare il dogma del cervello incapace di rigenerarsi ci ha pensato la tecnologia e in particolare il neuroimaging, quella branca della scienza attraverso cui è possibile indagare dettagliatamente le strutture del nostro corpo grazie ad immagini sempre più sofisticate e precise. Oggi infatti, complice l'avanzamento della tecnologia, è possibile monitorare in tempo reale l'evoluzione delle diverse componenti cellulari all'interno dello spazio in cui si trovano. Ed è così che sul finire degli anni '90 è stato dimostrato che anche negli individui adulti avviene la neurogenesi, ovvero il formarsi di nuovi neuroni. Negli anni si sono poi aggiunte diverse utleriori evidenze: diversi studi hanno dimostrato, sia in modelli animali sia nell'uomo, che ciò avviene in particolar modo grazie all'attività fisica. Ma questi studi, negli anni, si sono sempre concentrati sulla "materia grigia". Meno invece sulla "materia bianca", l'insieme di assoni dei neuroni, riuniti in fasci, che uniscono l'encefalo e il midollo spinale. Una componente estremamente delicata la cui perdita è associata principalmente al declino cognitivo tipico degli anziani. Lo studio da poco pubblicato su NeuroImage ha indagato nel dettaglio la capacità dell'attività fisica nell'influenzare la neurogenesi della "materia bianca". 

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RIGENERARE LA MATERIA BIANCA

L'analisi, effettuata su quasi 250 anziani sedentari ma senza particolari patologie, ha indagato le capacità congnitive e le caratteristiche cerebrali utilizzando rispettivamente dei test di memoria e una particolare forma di risonanza magnetica in grado di visualizzare nel dettaglio le diverse componenti cerebrali. Gli individui sottoposti al test sono stati divisi in diversi gruppi: uno ha iniziato un programma di stretching e allenamento per l'equilibrio tre volte alla settimana. Un altro ha iniziato a camminare insieme tre volte a settimana, a passo svelto, per circa 40 minuti. Il terzo ha seguito un corso di ballo, incontrandosi tre volte a settimana Dopo sei mesi tutte le persone sono state valutate attraverso le due metodiche. L'ultimo ha continuato a vivere senza particolari indicazioni. Dalle analisi è emerso che nel gruppo dei "camminatori" e dei "ballerini" le capacità aerobiche -come prevedibile- erano migliorate. Ma la novità riguarda la "materia bianca": in questi gruppi risultava rinnovata e, per quanto riguarda le capacità cognitive monitorate attraverso test di memoria, queste erano migliorate solo nel gruppo dei "camminatori". Per contro, nel gruppo di controllo, il declino congnitivo e la riduzione della "materia bianca" è risultato significativo rispetto agli altri gruppi.

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Un risultato importante, quello ottenuto nello studio su NeuroImage, che mostra ancora una volta l'importanza dell'attività fisica nel contrastare il declino cognitivo. Un dato però aggiunge nuova conoscenza: per quanto riguarda le performance cognitive, la camminata veloce sembra essere l'alleato ideale per la salute del nostro cervello. Un motivo in più per camminare!

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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