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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 31-03-2017

Ossa a rischio per le donne con il tumore al seno in terapia adiuvante



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Il rischio di sviluppare fratture cresce già nei primi 12 mesi di terapia. Gli esperti consigliano di effettuare una morfometria vertebrale all’inizio del trattamento e dopo un anno

Ossa a rischio per le donne con  il tumore al seno in terapia adiuvante

Sono i farmaci più utilizzati da parte delle donne in menopausa già operate per rimuovere un tumore al seno. Gli inibitori delle aromatasi fanno parte della vita quotidiana di oltre 250.000 donne ogni anno.

La terapia ormonale nel trattamento della più diffusa neoplasia femminile ha un ruolo chiave, dal momento che riduce (fino talvolta a inibire totalmente) la sintesi di estrogeni, ritenuti coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno due terzi dei tumori mammari. Ma può avere un effetto non trascurabile sulla salute delle ossa (aumentando il rischio di fratture).

Fra dieci anni in Europa 34 milioni di donne con l’osteoporosi


GLI INIBITORI DELL’AROMATASI E LA PERDITA DI MASSA OSSEA

La notizia giunge da una ricerca italiana, pubblicata sulla rivista scientifica Bone. Nello studio sono state arruolate 263 donne in post-menopausa, già consapevoli di avere un tumore al seno positivo ai recettori degli estrogeni in stadio iniziale. Le pazienti sono state divise in due gruppi: quelle del primo (94 pazienti) sono state trattate con gli inibitori delle aromatasi, quelle del gruppo di controllo (169) no.

Le partecipanti sono state sottoposte alla misurazione dei livelli ematici di estrogeni e calcio, della densità ossea e alla morfometria vertebrale, esame che permette di valutare l’altezza delle singole vertebre e quindi di identificare eventuali fratture vertebrali esistenti. Come spiega Alfredo Berruti, direttore dell’unità operativa di oncologia medica agli Spedali Civili di Brescia, «lo studio aveva l’obiettivo di cercare le più subdole e spesso asintomatiche fratture vertebrali, che a differenza di quelle all’anca e al femore spesso sfuggono alle pazienti.

Abbiamo così scoperto che le donne in terapia adiuvante hanno un rischio più alto del 35 per cento». All’interno del gruppo di donne in terapia con inibitori dell'aromatasi, il numero di fratture è risultato simile a quelle registrate tra le donne affette da osteoporosi e quelle con densità ossea nella media. Un dato che, secondo gli autori della ricerca, dimostra «come non sia solo una questione di densità dell’osso, ma anche di qualità».

COME STA CAMBIANDO L'APPROCCIO
AL TUMORE AL SENO? 
 

COME CONTROLLARE LA SALUTE DELLE OSSA DI QUESTE DONNE?

Considerando che il tumore al seno sensibile agli estrogeni riguarda quasi il settanta per cento delle donne che sviluppano la malattia dopo la menopausa, e che la terapia con inibitori dell’aromatasi deve essere seguita per almeno cinque anni, «i dati hanno un’importanza clinica che suggerisce un cambiamento nella gestione della fragilità scheletrica delle donne operate di tumore al seno», puntualizza Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente del gruppo di studio sull’osteoporosi indotta dai glucocorticoidi (Gioseg).

«Tutti gli specialisti che hanno in cura queste pazienti dovrebbero raccomandare l’effettuazione di una morfometria vertebrale prima dell’inizio della terapia e un anno dopo per monitorare lo stato di salute ossea. Nelle donne che hanno avuto un cancro, il rischio di osteoporosi secondaria alla terapia si moltiplica».
 

Quindici minuti al giorno all’aria aperta per garantirsi il benessere delle ossa


FARMACI GRATUITI PER LE DONNE CON UN TUMORE AL SENO

Le ragioni alla base di questa associazione sono chiare agli specialisti: «La terapia con inibitori dell’aromatasi è associata a un aumentato turnover dell’osso - chiosa Giustina -. La causa è da ricercare nella profonda riduzione dei livelli circolanti di estrogeni, che determina una sovraespressione degli osteoclasti, le cellule deputate all’assorbimento e alla perdita dell’osso».

Osteoporosi e fragilità ossea sono ancora poco trattate anche in via preventiva. Secondo alcune ricerche, circa il 45 per cento delle pazienti non riceve alcun trattamento di prevenzione delle fratture e il 60 per cento delle donne sane con meno di cinquant’anni non ha mai effettuato alcun esame per verificare la salute dello scheletro.

Eppure i farmaci necessari a preservare la salute delle ossa per le donne in blocco ormonale adiuvante con inibitori dell’aromatasi sono rimborsabili. «Esistono dati che dimostrano come le donne con tumore della mammella, in trattamento con inibitori dell’aromatasi e che fanno anche una terapia per la fragilità ossea, hanno una mortalità molto più bassa per il tumore rispetto alle donne che non la fanno e un più basso rischio di ripresa della malattia», aggiunge Francesco Bertoldo, endocrinologo del centro malattie del metabolismo minerale e osteoncologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona. Il problema è che la morfometria vertebrale non viene effettuate come routine: bensì soltanto su richiesta dell’oncologo, che sul tema comunque è sempre più informato. Da qui l’importanza di sensibilizzare anche le pazienti (e le loro famiglie) in tal senso.
 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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