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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 19-02-2016

Tumori pediatrici, come tutelare la salute di chi è guarito



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La sopravvivenza per i tumori pediatrici tocca l’85 per cento. Ma gli ex-pazienti restano più esposti ad alcuni rischi che meritano qualche attenzione in più

Tumori pediatrici, come tutelare la salute di chi è guarito

La malattia messa alle spalle è quel che più conta. Ma adolescenti e adulti che nei primi anni della loro vita hanno superato un tumore devono fare una particolare attenzione allo stile di vita, per ridurre un certo svantaggio rispetto a chi non ha avuto lo stesso problema.

SINDROME METABOLICA E SALUTE CARDIOVASCOLARE

LA RADIOTERAPIA E L’AUMENTO DI PESO CORPOREO

Gli ex pazienti delle oncologie pediatriche, infatti, risultano esposti a un rischio più alto della media di sviluppare la sindrome metabolica, condizione clinica ritenuta un fattore di rischio per le malattie oncologiche e cardiovascolari. Il messaggio giunge da una ricerca pubblicata sul Journal of Adolescent and Young Adult Oncology. Per quanto sia ancora in corso il confronto sugli specialisti sui criteri da applicare per diagnosticare la sindrome metabolica in età pediatrica, gli autori dell’ultimo studio (Università di Sidney) hanno notato che una precedente neoplasia aumenta nel corso della maggior età il rischio di sviluppare squilibri del metabolismo.

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LO STUDIO

I pazienti sopravvissuti presi in esame erano 276 e in età pediatrica avevano ricevuto diagnosi diverse: leucemie, linfomi, sarcomi, tumori di Wilms, tumori cerebrali, neuroblastomi, retinoblastomi ed epatoblastomi. Quasi uno su cinque, osservato nel tempo valutando l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna e le transaminasi nel sangue, aveva sviluppato l’ipertensione. Inoltre i piccoli pazienti colpiti da un tumore cerebrale trattato con la radioterapia sono risultati più esposti all’aumento del peso corporeo, fino al sovrappeso e all’obesità. Colpa, secondo gli autori dello studio, «del danno provocato da irradiazioni superiori a 20 gray ai centri dell’ipotalamo che regolano la fame, la sazietà e il dispendio energetico». Era già noto, invece, un rischio più alto per queste persone di ammalarsi nel tempo di diabete di tipo 2. La sommatoria di queste condizioni (ipertensione, diabete, sovrappeso, ipertrigliceridemia) porta a un’aumentata probabilità di sviluppare la sindrome metabolica.

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LA SALUTE PSICOLOGICA SPESSO MIGLIORA NEI SOPRAVVISSUTI

Non è questa la prima volta che la comunità scientifica pone l’accento sullo stato di salute dei sopravvissuti a un tumore pediatrico a diversi anni di distanza dalla malattia. Sulla base di queste evidenze, le persone che hanno messo alle spalle un tumore avuto in età pediatrica - negli ultimi anni la sopravvivenza ha raggiunto l’85 per cento per alcune neoplasie - devono prestare maggiore attenzione alla propria salute. Come spiega Franca Fagioli, direttore della struttura complessa di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita di Torino e presidente dell’Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop), «nel tempo cala la probabilità che si ripresenti la malattia oncologica, mentre cresce la possibilità che si manifestino degli effetti tardivi legati alla somministrazione dei trattamenti, quali la chemio e radioterapia, che interferiscono sulla cinetica cellulare in un periodo importante della vita quale quello dell’accrescimento». Da qui l’esigenza di modificare alcuni comportamenti, «evitando il fumo e cercando di mantenere costante il peso corporeo - sostiene Anna Clerico, direttore dell’unità operativa complessa di oncologia pediatrica al policlinico Umberto I di Roma -. Con cadenza regolare devono essere controllate le funzionalità cardiaca e renale, così come la struttura della colonna vertebrale. La radioterapia effettuata in età infantile può essere la causa di una scoliosi sviluppata nel corso degli anni». Meno a rischio è la salute psicologica dell’individuo. «Chi sopravvive sviluppa un grande senso di attaccamento alla vita e di fiducia nella scienza - chiosa Clerico -. Spesso queste persone hanno meno paura di ammalarsi rispetto a quelle sane».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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