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Hai mai visto un sapore o udito un colore? È la sinestesia

Esplorando il fenomeno della sinestesia: dall’esperienza personale alle basi neurali

Hai mai visto un sapore o udito un colore? È la sinestesia

«Calda, dalle forme longilinee e di colore rosso. Rossa è come l'aspetto delle lettere che compongono il suo nome. Sto parlando dell'arte, il cui nome scritto in maiuscolo è di una tonalità di rosso piuttosto chiaro e brillante.

Un profumo fresco e leggero simile a quello dei comuni detersivi ed un colore blu acceso dall'aspetto glaciale. E' così che si presenta la scienza, la cui freddezza delle lettere con le quali è scritto il suo nome, contrasta con il calore con cui, invece, giunge alla mia mente. Sono tutti diversi, diversi nel modo in cui vengono visualizzati e percepiti attraverso i sensi. Non ne esistono due perfettamente uguali, ognuno di essi ha un marchio di autenticità». 

Che rapporto ha un sinesteta con la propria sinestesia?

Un estratto della nostra autrice Deborah Cennerilli ci porta all’interno del complesso rapporto che la lega alla sua sinestesia. 

«Vivi tranquillo nello spazio intorno a noi, manifestandoti di tanto in tanto sotto forma di comuni oggetti materiali.

Rosso come la genetica, a volte mostri delle accese sfumature di colore blu/violaceo, come quelle della chimica inorganica.

Ti passavano accanto, distratti... forse rassegnati all'idea di non poterti vedere, forse semplicemente inconsapevoli di trovarsi in presenza di un potere meraviglioso, intangibile.

Per pura curiosità, un giorno mi sono tolta lo sfizio di chiedere ad alcune persone di quale colore tu fossi, quale odore avessi, quale fosse il tuo aspetto, quale fosse l'essenza della tua anima.

"In che senso?", "Non saprei, direi nessuno!!" Sono state queste le risposte che ho ricevuto dalla maggior parte dei miei compagni.

Nei loro occhi percepivo la tranquillità, la stessa tranquillità di chi ha a che fare con battaglie diverse, la stessa tranquillità che almeno per poche ore consecutive avrei voluto avere io, quando mi trovavo in tua presenza. Pur continuando freneticamente a portarti onore, avrei voluto provare a farlo con una certa quiete interiore.

Pensavo a quanto sarebbe stato piacevole provare ad avere una visione "comune" della tua anima. Così un giorno, dopo aver seguito la lezione di biochimica, ho provato a fare ordine nella mente provando a immaginarti per quello che sei: qualcosa di immateriale, inanimato.

Circa un minuto e poi tutto è tornato a quella che era la mia normalità.

In quel minuto di innaturale silenzio mentale, quando sembrava che il professore avesse concluso la lezione, l'anima dei concetti astratti che ti caratterizzano hanno iniziato nuovamente a farsi largo nella mia mente, forzando in modo brusco l'ostacolo invisibile che per essi avevo temporaneamente creato.

Quel minuto di quiete interiore è stato piacevole, ma quando il tuo profumo è giunto di nuovo a me, così come la vivacità dei tuoi colori e di quelli degli altri concetti che fanno di te ciò che sei, mi è ritornata la consapevolezza che, nonostante le difficoltà, vivere in assenza delle meraviglie che ti caratterizzano sarebbe stato impensabile.

Leggero come tutto ciò che è intangibile, pesante come ogni concetto astratto a cui sono sentimentalmente legata. Avevo troppi validi motivi per amarti. Un tale peso, un tale onore.

Qualche anno è passato eppure sei rimasto uguale!!

I tuoi colori, il tuo profumo, l'essenza della tua anima. E' passato il tempo, ma al mio cuore e alla mia mente giungi sempre allo stesso modo, provocandomi sempre le stesse sensazioni, risvegliando sempre il mio amore, ricordandomi puntualmente che il non amarti avrebbe rappresentato la condizione peggiore.

Il nostro legame sarà eterno...».

Hai mai visto un sapore o udito un colore? Ecco cosa è la sinestesia

Immaginate di assaggiare un dolce (ad esempio la torta alle fragole) e di associare il suo sapore al colore viola. Oppure di essere certi che il colore arancione sia associato a una specifica nota musicale. Ecco una descrizione di come possono percepire il mondo le persone che provano esperienze di sinestesia. La parola sinestesia deriva da due parole greche, syn (insieme) e aisthesis (percezione) e significa letteralmente "percepire insieme” più sensazioni. Nella sinestesia, la stimolazione di una via sensoriale, per esempio visiva, è associata ad un'esperienza sensoriale che interessa un'altra via, per esempio il gusto. Può quindi accadere che uno stimolo visivo sia percepito contemporaneamente anche come stimolo gustativo. Questo è il motivo per cui, ogni volta che un sinesteta guarda il dipinto della Monnalisa avverte il sapore di fragola. In altri casi la sovrapposizione riguarda la via audio-visiva (stimolazione sensoriale uditiva associata a esperienza sensoriale visiva) dando origine all’esperienza dell’ascolto colorato. Ovvero la percezione di un colore quando si ascolta una musica e viceversa. Stimolazione ed esperienza possono anche riguardare la stessa via sensoriale, per esempio la percezione di caratteri colorati quando si legge un testo scritto in nero.  Meno dell' 1% della popolazione, vive o ha vissuto esperienze di sinestesia [1]. Tuttavia questa particolare condizione neurologica ha da sempre destato l’attenzione e curiosità di scrittori e artisti che l’hanno sperimentata e degli scienziati che hanno cercato di comprenderne le basi neurali e il funzionamento.

Cytowic, pioniere degli studi sulla sinestesia, ha messo a punto alcune linee guida per definire le percezioni sinestetiche che si caratterizzano per essere [2, 3]:

  • Involontarie: le percezioni sinestetiche avvengono in maniera autonoma e involontaria ogni volta che il sinesteta percepisce uno stimolo specifico;
  • Proiettate verso l’esterno: le percezioni sinestestiche vengono vissute come percezioni esterne e reali, non immaginate e non come percezione interna (per esempio quando si immagina un colore, un sapore).
  • Durevoli: le percezioni sinestetiche sono costanti nel tempo; per esempio, ogni volta una persona associa la visione di un quadro ad un determinato sapore, questa associazione rimane costante per molto tempo.
  • Generiche: le percezioni sinestetiche sono spesso limitate a stimoli generici –colori, linee, forme e raramente coinvolgono percezioni complesse, come ad esempio una stanza piena di persone.
  • Emotive: le percezioni sinestetiche possono provocare reazioni emotive, per esempio sensazioni piacevoli.

 Quali sono le basi neurali della sinestesia?

L’esperienza di ogni sinesteta, così come della nostra autrice, è simile a quella del fisico premio Nobel Richard Feynman, che scrisse nel suo libro autobiografico «Quando vedo le equazioni, vedo le lettere a colori, non so perché». «Vedere» le lettere colorate è una forma specifica di sinestesia conosciuta come sinestesia grafema-colore ovvero le persone vedono due colori contemporaneamente durante la lettura di lettere o numeri: il colore reale di inchiostro (ad esempio nero) e un ulteriore colore sinestetico (ad esempio rosso).

Box 1: esempio di come percepisce i colori un sinesteta

Uno studio del 1975 ha eseguito una meta-analisi sulla letteratura pubblicata sulla sinestesia, e ha trovato che le esperienze sinestetiche per le vocali possono essere mappate in 4 dimensioni di colore: rosso – verde, giallo – blu e bianco – nero [4]. La sinestesia grafema-colore è la più comune ed è stata ampiamente studiata sia in esperimenti di psicofisiologia sia di neuroimmagini. Uno studio pubblicato nel 2011 da un gruppo di ricercatori norvegesi ha rivelato i modelli di attività cerebrale che permettono alle persone di sperimentare la sensazione di “vedere” due colori contemporaneamente [5]. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, mentre i partecipanti guardavano lettere scritte in diversi colori, i ricercatori hanno manipolato il livello di somiglianza tra colore fisico e sinestetico, con l’ipotesi che le aree coinvolte nell’elaborazione del colore si sarebbero attivate. I risultati hanno mostrato che maggiore era la somiglianza tra colore fisico e sinestetico, maggiore era l’attività cerebrale osservata. Questo ha portato alla conclusione che le stesse aree cerebrali che supportano l'esperienza cosciente del colore (il network fronto-parietale), supportino anche l'esperienza di colori sinestetici, permettendo ai due di essere “visti” nello stesso momento. Questo risultato ha permesso di dimostrare che il fenomeno della sinestesia per il colore è di natura percettiva. Si veda Figura 1 per una sintesi delle aree cerebrali coinvolte nella sinestesia grafema-colore

 Nello stesso ambito di studi, un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford ha recentemente mostrato che i sinesteti, hanno una maggiore attività nella corteccia visiva primaria [6]. Il fatto che la sinestesia sia legata a un’iperattivazione cerebrale delle aree deputate alla visione (per l’appunto la corteccia visiva primaria), ha aperto nuovi orizzonti per la comprensione della variabilità interindividuale della percezione. Infatti, la percezione sinestetica sembra essere un fenomeno soggettivo e individuale. Lo stesso gruppo di ricerca ha evidenziato come per i non sinesteti sia necessaria una stimolazione magnetica tre volte superiore rispetto ai sinesteti prima di percepire fosfeni (ovvero punti luminosi in assenza di luce) o flash di luce. Questo dato indica come i sinesteti abbiano una sensibilità visiva maggiore rispetto ai non sinestesti.Nonostante questi primi studi, rimangono ancora molti interrogativi circa le basi neurali della sinestesia. Una delle teorie più diffuse riguarda i cambiamenti nelle connessioni tra diverse aree cerebrali [7]. Infatti durante la crescita e lo sviluppo cerebrale si ha un normale “sfoltimento” delle connessioni neurali meno utilizzate [8]. Nei sinesteti queste connessioni ridondanti potrebbero non essere eliminate e facilitando l’esperienza sinestetica. Inoltre, il fatto che un terzo dei soggetti sinestetici abbia un parente con le stesse capacità, porta anche a pensare che sia presente una suscettibilità genetica [1]. 

Possiamo allenare la sinestesia?

La sinestesia è una capacità che si può allenare o apprendere? In teoria tutte le persone hanno capacità sinestetiche, perché il cervello possiede dei meccanismi in grado di compiere una fusione tra sensi diversi. Tuttavia, particolari alterazioni dello stato di coscienza, come l’ipnosi, la stimolazione di specifiche aree cerebrali o lesioni cerebrali possono produrre esperienze di sinestesia. Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’ Università di Milano-Bicocca ha mostrato che in soggetti non sinesteti, la sinestesia può essere provocata aumentando il livello di eccitazione cerebrale attraverso la stimolazione magnetica transcranica, nelle aree deputate all’elaborazione di esperienze corporee, come l’area somatosensoriale primaria [9].

Qual è il rapporto tra sinestesia e creatività ?

Come alcuni ricercatori hanno notato, sembra che la sinestesia sia popolare tra artisti, scrittori e musicisti [10]. Tra i sinesteti più famosi ci sono compositori come Duke Ellington, musicisti come Stevie Wonder, pittori come Kandinsky, Van Gogh e Hockney, fisici come Feynman e scrittori come Nabokov. Tuttavia, sebbene l’idea che una condizione come la sinestesia possa essere associata al genio creativo o alla creatività in generale sia affascinante, senza un confronto tra la prevalenza di sinesteti in una popolazione di creativi rispetto alla popolazione generale queste affermazioni non sono convincenti.

La correlazione tra sinestesia e creatività è un argomento più che dibattuto in letteratura e per ora non sembra esserci un effettivo consenso. In uno dei pochi studi effettuati, condotto su 192 sinesteti, i risultati sembrano mostrare una prevalenza di sinestesi in un sottogruppo di artisti. Gli aurori tuttavia hanno enfatizzato la natura correlazionale del dato e negando ogni relazione causale tra le due variabili [11]. Allo stesso modo, un altro studio ha rilevato un’ incidenza del 23% di sinesteti in una popolazione di 358 studenti dell’Accademia delle Belle Arti [12]. Dato che è sicuramente superiore rispetto all’incidenza nella popolazione generale. Tuttavia, entrambi gli studi non sembrano sbilanciarsi su alcuna conclusione. Una possibile spiegazione di questo dato infatti potrebbe esulare da ogni abilità creativa ed essere dovuta al fatto che i sinesteti, proprio per il particolare rapporto sensoriale che hanno con colori e i suoni, siano più propensi a frequentare istituti d’arte. Ciò non significa eccellere in doti creative.

Uno studio più recente sembra aver fatto maggiore chiarezza sulla questione [11]. Un gruppo di ricercatori di Londra ha somministrato due test psicometrici di creatività (uno per il pensiero convergente: Remote Associates Test, e uno per il pensiero divergente: Alternate Uses Test; ovvero, trovare la soluzione corretta ad un problema versus trovare la soluzione più creativa ad un problema aperto) a un campione di 82 persone con vari tipi di sinestesia. I risultati sono stati correlati alla quantità di tempo in cui i soggetti erano impegnati in arti creative (arte visiva, musica). I risultati hanno mostrato una tendenza generale dei sinesteti a impegnare più tempo in arti creative in relazione al tipo di sinestesia. Ad esempio, sinesteti che associano colori e musica sono molto più propensi a suonare uno strumento rispetto ad altri sinesteti. Tuttavia il gruppo dei sinesteti si distingue dai non sinesteti solo in una misura di creatività (pernsiero convergente e non divergente). Possiamo concludere quindi che la tendenza dei sinesteti ad essere più impegnati in attività artistiche può indicare una potenziale relazione tra i due fattori che, ad ora, sembra essere stata rilevata solo per il pensiero convergente.

Conclusioni/Direzioni Future

Nonostante lo studio della sinestesia abbia recentemente raccolto un rinnovato interesse, un gran numero di domande rimangono aperte. Nel nostro articolo ci siamo focalizzati sulla forma più comune di sinestesia quella grafema-colore. Tuttavia, ci sono una serie di altre domande che non abbiamo spazio per affrontare qui. Ad esempio le conseguenze cognitive della sinestesia. Nuovi studi hanno associato la sinestesia capacità di memoria [13]. Questi studi sono stati condotti in un numero piccolo di partecipanti e future ricerche sono necessarie per determinare quanto questi risultati siano generalizzabili a campioni più estesi. Inoltre, gran parte della ricerca attuale si è concentrata sulla sinestesia grafema-colore, ma ci sono molte altre forme di sinestesia che la ricerca scientifica ha appena cominciato a studiare. Si può supporre che attivazioni cerebrali simultanee tra diverse aree del cervello potrebbe spiegare le altre forme di sinestesia. Ad esempio, la sinestesia uditivo-gustativa (associare l’ascolto di una parola a un gusto particolare) può dipendere dall’ attivazione dell’insula (area implicata nel gusto) e delle regioni temporo-frontali associate alla comprensione e produzione delle parole. Forme tattili [14] e sensazioni in risposta ai gusti [2] possono derivare da attivazione combinata tra l’insula e le regioni somatosensoriali primarie (aree implicate nella percezione tattile). Inoltre, rimangono inesplorate le basi neurali di altre forme di sinestesia: come l’associazione tra personalità e lettere o numeri, o l’associazione tra temperatura e suoni. Una comprensione migliore dei fenomeni sinestetici è fondamentale per capire come i sistemi percettivi funzionano anche in persone non sinestetiche.

Inoltre lo studio della sinestesia apre una finestra su uno dei temi più affascinanti e ancora incompresi nelle neuroscienze: la formazione della coscienza, ovvero come il nostro cervello sia in grado di integrare forme sensoriali diverse per avere una “visione” unitaria della realtà.

 

Bibliografia

1. Asher, J.E., et al., A whole-genome scan and fine-mapping linkage study of auditory-visual synesthesia reveals evidence of linkage to chromosomes 2q24, 5q33, 6p12, and 12p12. Am J Hum Genet, 2009. 84(2): p. 279-85.

2. Cytowic, R.E., Synesthesia and mapping of subjective sensory dimensions. Neurology, 1989. 39(6): p. 849-50.

3. Cytowic, R.E., Synesthesia: Phenomenology And Neuropsychology A Review of Current Knowledge. PSYCHE, 1995. 2(10).

4. Marks, L.E., On colored-hearing synesthesia: cross-modal translations of sensory dimensions. Psychol Bull, 1975. 82(3): p. 303-31.

5. Laeng, B., K. Hugdahl, and K. Specht, The neural correlate of colour distances revealed with competing synaesthetic and real colours. Cortex, 2011. 47(3): p. 320-31.

6. Terhune, D.B., et al., Enhanced cortical excitability in grapheme-color synesthesia and its modulation. Curr Biol, 2011. 21(23): p. 2006-9.

7. Baron-Cohen, Is There a Normal Phase of Synaesthesia in Development? PSYCHE: an interdisciplinary journal of research on consciousness, 1996. 2(27).

8. Brang, D. and V.S. Ramachandran, Survival of the synesthesia gene: why do people hear colors and taste words? PLoS Biol, 2011. 9(11): p. e1001205.

9. Bolognini, N., et al., Induction of mirror-touch synaesthesia by increasing somatosensory cortical excitability. Curr Biol, 2013. 23(10): p. R436-7.

10. Mulvenna, C. and V. Walsh, Synaesthesia. Curr Biol, 2005. 15(11): p. R399-400.

11. Rich, A.N., J.L. Bradshaw, and J.B. Mattingley, A systematic, large-scale study of synaesthesia: implications for the role of early experience in lexical-colour associations. Cognition, 2005. 98(1): p. 53-84.

12. Domino, G., Synaesthesia and creativity in fine arts students: An empirical look. Creativity Research Journal, 1989. 2: p. 17-29.

13. Rothen, N., B. Meier, and J. Ward, Enhanced memory ability: Insights from synaesthesia. Neurosci Biobehav Rev, 2012. 36(8): p. 1952-63

14. Ward, J. and J. Simner, Lexical-gustatory synaesthesia: linguistic and conceptual factors. Cognition, 2003. 89(3): p. 237-61.

 

AUTORI:

Irene Cristofori

Irene ha conseguito un dottorato di ricerca in Neuroscienze Cognitive presso il Centre de Neurosciences Cognitives di Lione (Centre de la Recherche Scientifique e Université Claude Bernard, Lyon 1). Attualmente è postdoc al Rahabilitation Institute of Chicago, centro d’eccelenza per la riabilitazione di pazienti affetti da trauma cranico e stroke, situato nel campus della Northwesten University. I suoi interessi di ricerca riguardano lo studio delle neuroscienze cognitive e sociali allo scopo di comprendere il funzionamento cerebrale e di migliorare la qualità della vita di pazienti con specifiche lesioni cerebrali causate-per esempio-da incidenti stradali o sportivi.


Carola Salvi

Carola Salvi si è laureata in Psicologia presso l’Università degli Studi Milano Bicocca. Presso la stessa Università nel 2013 ottiene il titolo di Dottore di ricerca in Psicologia Sperimentale, Linguistica e Neuroscienze Cognitive. Sin dai tempi del liceo Carola è mossa da due grandi passioni: arte e psicologia. Durante il suo percorso distudi decide di far confluire I suoi interessi nello studio della creatività e del problem solving. Nello specifico dal 2010 studia i correlati neurali dell’insight (il cosiddetto: ‘lampo di genio’) presso il laboratorio di Mark Beeman della Northwestern University. Tra le sue specializzazioni anche: attenzione, visione, eye tracking e neuroscienze cognitive in generale. A tutti noi è capitato prima o poi di rimanere incastrati in un problema di cui non riusciamo a trovare una soluzione. Probabilmente, ci abbiamo pensato per ore, giorni, forse intere settimane. Finché, proprio quando non ci stavamo pensando, la soluzione è comparsa all’improvviso nella nostra mente, come se avessimo avuto un ‘lampo di genio’. Questofenomeno, in inglese chiamato insight, è strettamente legato a processi cognitivi qualiproblem solving e creatività.


Deborah Cennerilli

Deborah è studentessa in biotecnologie e sinesteta.

 



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