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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 25-01-2016

La dipendenza dal cibo si può “vedere” nel cervello



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Nelle persone obese si attivano aree cerebrali differenti rispetto ai normopeso, implicate nel sistema di gratificazione e ricompensa. Possibile aiuto nelle cure

La dipendenza dal cibo si può “vedere” nel cervello

E se, per chi è obeso, il cibo agisse come una droga cui non si può resistere? La domanda gira da un pezzo e ora compare uno studio da cui si vede che la voglia di mangiare - osservata nel cervello con la risonanza magnetica - è localizzata in zone diverse tra chi è extralarge e chi è di peso normale. Duro e ineliminabile dettato della genetica? Predestinazione biologica, vero destino, ad accumulare grasso?

 

 

ECCO DOVE IL CIBO "INTERVIENE" SUL NOSTRO CERVELLO

La questione non è così chiara e definita. I ricercatori di due università, di Granada in Spagna e della Monash in Australia, hanno fatto indagini su 39 obesi confrontati con 42 persone di peso normale individuando diverse connessioni funzionali nel sistema di gratificazione cerebrale. Negli obesi la vista di golosi piatti “accende” la parte dorsale del nucleo caudato e la corteccia somatosensoriale, implicati nelle modalità cerebrali di ricompensa, mentre per i normali appaiono coinvolte altre aree, tra cui la corteccia orbitofrontale. «Il nostro studio – dice il dottor Oren Contreras-Rodriguez – sostiene l’idea che il processo di gratificazione negli obesi sia associato con cambiamenti neurali simili a quelli trovati nella dipendenza da droghe.

Ma questi ritrovati non bastano a sostenere un legame di causa-effetto. Per ora dobbiamo fermarci a rilevare che vi è un’associazione, una concomitanza tra quegli aspetti cerebrali osservati e l’obesità». Rivendicano, però, i ricercatori di questo studio illustrato all’European College of Neuropsychopharmacology (Ecnp), che quanto da loro evidenziato non sarà, forse, un biomarcatore cerebrale della compulsione ad accumulare peso, ma un aiuto sì nella cura. «In condizioni di ricovero si possono ricavarne suggerimenti nella scelta dei farmaci e nelle tecniche di stimolazione cerebrale per indurre il controllo del cibo ingerito nei pazienti».

 

I RISCONTRI CHE GIUNGONO DALLE ANORESSICHE

Discutiamo di questi dati con il dottor Ettore Corradi, direttore della Struttura complessa di Dietetica e Nutrizione clinica presso l’Ospedale Niguarda di Milano. «I sistemi di rinforzo, o di gratificazione, cerebrali sono diversi negli obesi. Però se mi si domanda se questo diverso sistema di attivazione delle vie del piacere è così geneticamente: io rispondo di no. Sono forse i comportamenti che generano quelle differenze neurali». Corradi fa l’esempio delle anoressiche. «Se guardiamo con l’imaging una donna mentre si guarda allo specchio si “illuminano” molte parti mentre per un’anoressica molto meno. Però… Ecco la differenza: se la stessa anoressica, curata con successo, viene controllata allo stesso modo due-tre anni dopo si vedranno “accendersi” più o meno le stesse aree di una coetanea sana. Questo vuol dire che le connessioni del piacere sui centri fame/sazietà sono modulabili».

 

ECCO PERCHE' IL CIBO IPERCALORICO CI TENTA PIU' DI QUALSIASI ALTRO

Aggiunge il dottor Corradi che noi tutti sappiamo controllarci su certi cibi e su altri no. Si può parlare di addiction, di dipendenza? «Per alcuni alimenti se decido di mangiarne due, ne mangio davvero due. Ma con altri cibi dico due, poi ne prendo tre o quattro… Sono i biscotti, l’uva, la fetta di salame, il formaggio. Cibo ipercalorico o per i tanti zuccheri o per il tanto grasso: qua ci controlliamo meno». Lo specialista pensa a una “dipendenza” indotta dalle furbizie dell’evoluzione: «Se non rinforzo il senso del piacere verso la frutta matura quando c’è, poi mi restano solo le bacche; se non sono attirato verso le carne della bestia grassa, poi il grasso si deteriora rapidamente…

Insomma, penso a un discontrollo verso certi cibi ereditato quando l’abbuffarsene era una protezione contro la scarsità di cibo energetico». Ecco perché ancora oggi il cibo ipercalorico ci tenta più degli altri. Le “vie del piacere” sollecitate dalle tante calorie si “accendono” tanto negli obesi che nelle persone di peso normale. Producendo comunque guasti (alla linea) oggi che viviamo non in penuria ma in sovrabbondanza di cibo.

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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