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L'Università (Tor Vergata) conferma quel che sapevamo

Quasi tre milioni di italiani non si curano per contenere le spese. Ecco perché la riduzione della spesa non è frutto di manovre virtuose da parte del Sistema Sanitario Nazionale

L'Università (Tor Vergata) conferma quel che sapevamo

Alcuni mesi fa, su questo blog, scrivevo un pezzo dal titolo “La gente per risparmiare non si fa più curare”, in cui mettevo nero su bianco che, vista la situazione economica, «c’era chi tirava la cinghia anche sulla salute»: rinunciando ad andare dal dentista, per paura dei ticket, escludendo i controlli e assumendo meno medicine. Non ci voleva uno scienziato per dire queste cose, da medico bastava sentire quello che affermano i pazienti, parlare con i colleghi in ospedale o il vicino della porte accanto. 

Ora ci ha pensato l’Università di Tor Vergata a rendere “paludate” queste verità presentando un documento (rapporto CREA) frutto di una indagine che conferma, attraverso una analisi sui dati del 2014, quanto noi medici vedevamo nella nostra pratica quotidiana. Secondo questo rapporto la spesa sanitaria è in discesa perché la gente risparmia sulle cure. Inoltre il documento denuncia «una discesa libera che ci porta indietro come livelli di finanziamento di almeno il 30% rispetto agli altri paesi dell’ Europa». In altri termini il calare della spesa non è frutto di manovre virtuose del sistema, ma della scelta della gente di curarsi meno per non andare in “bancarotta”. Per 2,7 milioni di italiani il problema della salute è stato rinviato a tempi migliori, lasciando perdere pillole e dottori. 

Il documento fa molte altre considerazioni, “stressando” sulla miopia dei politici che dovrebbero mettere mano all’attuale sistema sanitario che vede nell’”universalismo” - definito al momento attuale come imperfetto - delle e prestazioni una impostazione da rivedere. Noi molto umilmente dicevamo anche che bisognava ridurre la miriade di funzionari regionali e ospedalieri e gli sprechi nelle consulenze, chiudere strutture obsolete, fare gare etiche, fare centri unici di acquisti e così via. Tutte azioni di buon senso, ma forse le cose semplici in una società complessa diventano difficili. 

Quello che è certo è che i medici devono curare la gente al meglio e lottare perché abbiano le cure migliori e ribadire che sui beni primari, quando necessari, non si può lesinare. Il porre tetti di spesa non deve penalizzare chi ne ha bisogno. Chi è portatore di patologie particolarmente delicate in cui c’è in ballo la vita, ha  il diritto di avere il meglio e i medici non devono essere  “bastonati” se fanno il loro dovere.

Alberto Scanni
@AlbertoScanni



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