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Quando le carote erano viola

Dagli Ogm al “bio”, falsi allarmi e verità nascoste nel cibo che portiamo a tavola: un libro che analizza la storia dei cibi più diffusi sulle nostre tavole. Una storia che spesso abbiamo dimenticato

Quando le carote erano viola

Di cibo e alimentazione ormai si parla, è proprio il caso di dirlo, in tutte le salse; del resto il cibo è al centro della vita di tutti gli esseri viventi, ed è un elemento culturale e sociale che ha accompagnato la storia dell’uomo da sempre, sia nella dimensione collettiva che nella dimensione privata e quotidiana. È naturale quindi porsi domande su quello che portiamo ogni giorno nel piatto, pretendere che sia sano e sicuro per la salute e interrogarsi sulla sua provenienza e sulle sue proprietà. Ma quanto davvero sappiamo della storia dei cibi che abitualmente consumiamo? Perché si definiscono OGM solo le piante ottenute con la tecnologia del DNA ricombinante e non quelli prodotti con mutagenesi da raggi gamma o ibridazione? E questi cibi sono davvero pericolosi? Il nostro concetto di “cibo naturale” e “antico” ha senso dal punto di vista scientifico o è solo una questione di percezione soggettiva?

Contro natura”, edito da Rizzoli e uscito a maggio, prova a rispondere a queste e altre domande. Gli autori sono un chimico e docente universitario, Dario Bressanini, e una biotecnologa specializzata in comunicazione scientifica, Beatrice Mautino. Il libro fornisce numerosi esempi, ricostruendo meticolosamente la storia di molti cibi che abitualmente consumiamo; ad esempio, pochissimi sanno che le carote originali erano viola, e che quelle arancioni che noi nel Duemila consideriamo “naturali” sono il risultato di una mutazione accaduta solo pochi secoli fa in un campo dell’Olanda. Il concetto di “naturale” o di “contro naturale”, che spesso guida le scelte dei consumatori, è il tema portante di tutto il libro, ben esemplificato sia dal titolo che dalla copertina (una mela provocatoriamente e “innaturalmente” cubica).

Il vero punto di forza è il lavoro di inchiesta sul campo (sia in senso metaforico che reale); gli autori non si sono limitati alla ricostruzione “storica” dell’evoluzione delle varietà vegetali che consumiamo, che pure è un altro aspetto pregevole del libro, ma si sono presi la briga di girare in lungo e in largo l’Italia per parlare con i protagonisti della produzione agricola; in primo luogo i coltivatori e gli imprenditori agricoli, dal Vercellese alla bassa Lombardia, ma anche medici e nutrizionisti, per svelare la genesi di leggende in fatto di cibo e alimentazione. Un esempio tra i tanti è la presunta relazione tra celiachia e diffusione del grano creso, al quale viene imputata l’aumento di incidenza della malattia. Gli autori sono riusciti a ricostruire la “nascita” di questa leggenda, non è supportata da dati scientifici, identificando il “paziente zero” che ha dato origine a questa credenza (e che non sveleremo per non rovinare la lettura).

Il libro è ricco di interviste di prima mano: un vero giornalismo di inchiesta, fatto alla vecchia maniera, ma ancora l’unico in grado di farsi strada nell’intrico dei “si dice che”, e “ho letto da qualche parte in internet” che ormai caratterizzano gran parte dell’informazione oggigiorno. Nell’era del “copia-incolla” in cui le notizie si trasformano e si evolvono senza controllo (al punto che molte leggende diventano verità perché tutti lo dicono in rete), questo rappresenta un grande valore aggiunto.

Un testo molto lucido, che analizza con obiettività il complesso tema dell’alimentazione partendo da un fondamentale assunto: la percezione sociale dell’accettabilità o meno di un determinato alimento e della tecnologia con le quali è stato ottenuto, dipende solo in piccola parte dal grado di conoscenza “specialistica” ma è inserito in un contesto ben più ampio: una cornice, o “frame”, fatta di emozioni, percezioni, aspettative, implicazioni sociali, culturali e relazionali attraverso la quale osserviamo tutta la realtà e che influenzano le nostre idee e le decisioni molto più di quanto immaginiamo. Alla fine della lettura scopriremo che “Il cibo naturale non esiste, così come non esiste il cibo contro natura. Esiste semplicemente il cibo, che abbiamo sempre modificato e che continueremo a modificare”.

Dario Bressanini e Beatrice Mautino

CONTRO NATURA

Rizzoli, 303 pagine, 17.50 euro


Chiara Segré
@Chiara Segre



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