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Le baggianate degli animalisti

Ho iniziato ad appassionarmi al dibattito sulla Sperimentazione Animale dopo aver visto il video degli attivisti di "Fermare Green Hill"

Le baggianate degli animalisti

Ho iniziato ad appassionarmi al dibattito sulla Sperimentazione Animale  in seguito alla visione del video che gli attivisti di "Fermare Green Hill" hanno girato mentre irrompevano nello stabulario di Via Vanvitelli a Milano, portandosi via, dopo rimosso i cartellini di ogni animali, rendendoli di fatto inservibili e mandando in fumo anni e migliaia di euro di lavoro, un paio di conigli e qualche topo.

Il video è a questo indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=YTrjsHVVjKc e ho pensato potesse essere un buono spunto iniziare analizzandolo punto per punto, per iniziare a capire la portata di questa azione.

Lo farò in due post: nel primo analizzerò il video stesso, nel secondo mi concentrerò sui commenti aggiuntivi posti in calce. Cominciamo dal video.

Al minuto 0:20 si vede uno scasso in piena regola, quindi siamo già in aperto reato. Al minuto 0:43 si vede la ragazza aggirarsi per lo stabulario senza camice, mascherina, guanti, copriscarpe e cuffietta. In meno di un minuto, questi 4 individui hanno messo a rischio se stessi (sia da un punto di vista penale che sanitario) e tutti gli animali nello stabulario. Infatti, in uno stabulario, gli animali vengono mantenuti in condizioni quanto più possibile asettiche, dette Specific Pathogen Free (SPF). In questi ambienti, gli animali non hanno modo di sviluppare un sistema immunitario adattativo adeguato: in parole povere, non possono reagire di fronte al contatto con patogeni provenienti dal mondo esterno, come quelli della bocca, delle mani, dei capelli, della suola delle scarpe, dei vestiti di questi ragazzi. Entrare in quelle condizioni in uno stabulario, equivale a condannare a morte la gran parte degli animali. Se poi consideriamo che esistono moltissimi patogeni che colpiscono solo i roditori ma sono asintomatici negli essere umani, i quali si comportano da "carrier", ossia trasportano questi patogeni senza subirne gli effetti dannosi, e considerando che verosimilmente queste persone, in "virtù" del loro attivismo, sono a continuo contatto con roditori cresciuti in ambienti selvatici o comunque non protetti, è assolutamente probabile che l'aver semplicemente messo piede lì dentro senza adeguata protezione abbia significato una trasmissione immediata di questi patogeni agli animali stabulati. E meno male che dovevano proteggerli...

Al minuto 1:43, per confermare la natura del dolo, si sentono minacce di ritorsioni in caso di intervento della polizia: una rapina in banca ha le stesse frasi. Al minuto 2:26 si ribadisce che gli animali devono uscire con gli attivisti, ma, come abbiamo già visto, per molti animali uscire significa morire.

Al minuto 3.08 si inquadra un topo con un orecchio etichettato. È un metodo ormai in disuso di identificazione degli animali. Oramai si preferisce segnare dei cerchi sulla coda con un pennarello o, in anestesia, forare le orecchie senza apporvi etichette. Fa meno male di un piercing.

La ragazza, al minuto 3.33, afferma che gli animali non possono scavare per trovare rifugio. Peccato che i topi e i ratti non scavino. Vivono in cunicoli e al riparo dalla luce, perché sono animali notturni ma non scavano per creare tane: se le creano con quello che trovano. Le condizioni di stabulazione regolano al minuto le ore di luce e buio, l'umidità, la temperatura e tutte le altre variabili ambientali, condizioni regolari e stabili di cui spesso gli animali "in libertà" non possono usufruire.

Al minuto 3.35 sento una frase che, in ambito giuridico, definirei "falsa testimonianza": la ragazza dice che avviene qualcosa senza esserne testimone. Nessuno tocca gli animali senza avere passato appositi e specifici esami di preparazione (senza animali). E nessuno tocca gli animali degli altri. Sono esposti semplicemente al contatto con la persona responsabile di quell'esperimento.

Idem al minuto 3.43. Nessuno può dire se vengano o meno "risbattuti". Un animale da laboratorio non viene mai maltrattato per due ragioni molto semplici. La prima, non è etico. A nessuno che sia in pace col proprio cervello farebbe piacere maltrattare un animaletto di 25 grammi per sfogarsi. La seconda, non è utile. Di certo non è nell'interesse del ricercatore maltrattare l'animale, visto che ci lavora e un animale maltrattato è ansioso, stressato e depresso, tutte cose che potrebbero influire coi risultati che si raccolgono. Anche ammettendo che sia vero ciò che gli attivisti dicono, e non lo è, e cioè che gli sperimentatori siano dei sadici macellai senza un briciolo di etica, comunque il maltrattamento non è giustificato dal secondo motivo. Conclusione: gli animali vengono sempre trattati con ogni tipo di rispetto e se non è così, un comitato etico interviene prontamente.

Il commento al minuto 4.23 è particolarmente indicativo di quanto alienate siano le convinzioni di questi individui. Si usa la parola "intervallo" come se ci si aspettasse che un topo, se non fosse in uno stabulario, avesse la capacità di programmarsi una vacanza, andare a cena fuori, vedere un film o studiare in università. Come tutti gli animali, eccetto l'uomo e pochi altri mammiferi superiori, la vita del topo, del ratto, del coniglio eccetera si basa su: nascita, ricerca di cibo e acqua, lotta per la sopravvivenza, supremazia sul branco tra i maschi (laddove è presente), procreazione, morte. Tutte queste fasi avvengono nelle gabbie dello stabulario: nessun animale ha "nostalgia" di una vita fuori perché fuori sarebbe una vita basata sugli stessi istinti.

Al minuto 5.26, il ragazzo dice che agli animali viene tirato il collo. Dire la verità e, al contempo, distorcere la realtà è una tattica classica della propaganda animalista, come quella di qualsiasi altra setta. La dislocazione cervicale è universalmente riconosciuta come uno dei metodi più rapidi, e quindi "umani", per sacrificare l'animale, il quale non soffre in nessun momento. Tutti gli altri metodi sono considerati alternativi a questo, a cui ricorrere quando la dislocazione non è utilizzabile ai fini dell'esperimento. E tutti i metodi sono ormai studiati per ridurre al minimo la sofferenza dell'animale. Per quali ragioni? Le stesse due di prima: non è etico per l'animale ed è dannoso per l'esperimento.

Al minuto 6.21 si vedono gli attivisti iniziare a mettere gli animali tutti insieme negli scatoloni, mischiando anche linee genetiche diverse, senza ovviamente avere la minima idea di quali esse siano, quali siano le caratteristiche fenotipiche di ogni mutazione (in soldoni, cosa provoca la mutazione che hanno sul loro comportamento), cosa abbiano realmente quegli animali, e quindi senza poter prevedere le conseguenze di raggrupparli tutti insieme. Mettere insieme animali abituati a stare da soli o in piccoli gruppi è un errore gravissimo. Nella stragrande maggioranza di quei cartoni si saranno verificate delle fisiologiche lotte per la supremazia del maschio alfa, lotte che possono portare a gravi ferimenti e, a volte, anche alla morte degli avversari. E pensare che volevano salvarli

Minuto 6.28. Conto almeno 25 topi in una scatola di cartone di 50x30 cm. E loro stessi dicono che le gabbiette erano piccole.... Un dettaglio, spero che la convivenza in quelle condizioni sia durata meno di un paio d'ore. E lo dico nell'interesse degli animali.

Contesto, infine, ciò che si dice al minuto 7.53. Infatti si cerca di minimizzarne quanto più possibile la sofferenza, per motivi già detti.

Ed è tutto. Guardando al numero di baggianate dette in appena 8 minuti, direi che queste organizzazioni non si fanno mancare proprio nulla. E non si sono accontentati, hanno anche scelto di accompagnare il video con un lungo testo di informazioni, messo anche peggio del video, se possibile.

Francesco Mannara



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