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Alimentazione
Redazione
pubblicato il 15-05-2011

Italiani un popolo di beoni? Niente affatto. Beviamo molto meno degli altri europei



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Un dato confortante dalla Commissione Europea, che dimostra il nostro atteggiamento corretto verso vino e birra. Tuttavia, nei giovani soprattutto, c'è una tendenza all'abuso e al cattivo uso dell'alcol

Italiani un popolo di beoni? Niente affatto. Beviamo molto meno degli altri europei
Un dato confortante dalla Commissione Europea, che dimostra il nostro atteggiamento corretto verso vino e birra. Tuttavia, nei giovani soprattutto, c'è una tendenza all'abuso e al cattivo uso dell'alcol

Secondo una recente ricerca della Commissione Europea (Eurobarometro 2010) gli italiani bevono meno e meglio degli altri europei: vino e birra durante i pasti e pochi superalcolici. Nonostante questa medaglia al merito per i buoni comportamenti, ogni anno 24mila italiani muoiono per cause legate all’abuso di alcolici e superalcolici. L'Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che il consumo eccessivo di alcolici (fra incidenti stradali e domestici, cirrosi epatica e tumori, solo per citare  alcuni esempi) causa circa l’otto per cento dei decessi totali registrati nel nostro Paese. Inoltre preoccupano i dati sulle cattive abitudini che si diffondono fra i giovani, soprattutto adolescenti, più inclini agli eccessi e alle ubriacature del fine settimana.

ALLORA, CHE FARE? - Bisogna davvero mettere in discussione anche il “classico” bicchiere di vino o birra durante i pasti? Non secondo Umberto Veronesi, che chiarisce: «Bere, anche quotidianamente ma non a digiuno, un calice di vino o un bicchiere di birra è una buona abitudine, anche perché le bevande fermentate a bassa gradazione alcolica hanno un loro valore nutritivo non trascurabile». Nessun proibizionismo, quindi, solo moderazione nel consumo di vino e birra, sidro e sakè che sono cosa ben diversa dai superalcolici distillati, come rhum, grappa, whisky e vodka.  «Quella stessa moderazione che va insegnata ai nostri figli, per evitare gli eccessi dell’happy hour e del binge drinking, il bere in maniera compulsiva fino all’ubriacatura», conclude Veronesi.

CI VUOLE… IL FISICO –  Nessun obbligo, quindi, di bandire le bevande alcoliche da tavola, ma soltanto tenere in considerazione una semplice regola: molto dipende dall’età e dal sesso, perché ogni organismo assimila l’alcol in maniera diversa. L’assunzione moderata di alcol (preferibilmente durante i pasti) ha comunque anche innegabili effetti benefici, riconducibili alla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e neurodegenerazione. E’ dimostrato dalla scienza: il vino (soprattutto rosso, ma anche il bianco) contiene una complessa miscela di composti bioattivi, tra cui i flavonoli, i flavan-3-oli monomerici e polimerici e le antocianine, oltre agli acidi fenolici, ai polifenoli e al resveratrolo. Queste sostanze sono attive nella protezione del cuore e del cervello, nella riduzione delle patologie collegate all'età, in caso di stati infiammatori, diabete e obesità. 

LIMITI PER I GIOVANISSIMI - Le bevande alcoliche invece sono sconsigliate sotto i 15 anni, perché il metabolismo dei giovanissimi non è ancora sufficientemente sviluppato e il loro apparato digerente non riesce a “smaltire” l’alcol che risulta così  più tossico. Per lo stesso motivo è bene limitarsi a un bicchiere giornaliero fra i 16 e i 20 anni e dopo averne compiuti 65 (il fisico, si sa, tende a “regredire” verso l’infanzia). Per gli uomini adulti, di sana e robusta costituzione, il limite massimo è fissato a tre calici al dì (meglio due) e per le donne – il cui metabolismo funziona diversamente e il cui peso corporeo è, in genere, inferiore – si scende a due (meglio uno).

Vera Martinella


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