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Cardiologia
Serena Zoli
pubblicato il 29-04-2024

La cronobiologia, o il ritmo delle 24 ore sulla nostra salute



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La luce e il tempo parametri fondamentali sul nostro organismo, anche per somministrare le terapie

La cronobiologia, o il ritmo delle 24 ore sulla nostra salute

Il tempo come cura. E la luce come cura. Siamo nel campo della cronobiologia dove crono (cronos in greco = tempo) influenza la nostra biologia. Che la nostra biologia risenta di questa organizzazione oraria sulle 24 ore (ritmo circadiano, dal latino circa diem intorno al giorno) lo si sperimenta quando si fa un lungo viaggio, tra qui e l’America per esempio, e si soffre per diversi giorni di mal di testa, insonnia, malessere diffuso, il famoso jet lag (alla lettera: ritardo da jet). Si sta male perché si è usciti dalla coincidenza del nostro orario interno con quello esterno del luogo dove ci si trovava e in pochissime ore si è atterrati in un altrove che ha tutt’altro orario. I giorni di malessere sono dati da questa disregolazione e cesseranno quando il nostro orologio interno si sarà adattato al tempo del nostro arrivo. Ora la rivista Circulation Research, giornale ufficiale dell’American Heart Association, pubblica un ampio compendio di studi e riporta l’attenzione sull’importanza del nesso fra ritmi circadiani e salute cardiovascolare.

 

VERSO UNA MEDICINA “CIRCADIANA”

In medicina da decenni si parla dei ritmi circadiani e di come utilizzarli nelle terapie. Un pioniere è stato Franz Halberg (1919-2013), di origine romena, fondatore dei Chronobiology Laboratories dell’Università del Minnesota (Usa). Sua l’invenzione del termine “circadiano”.  Il primo autore di uno degli studi inclusi nel compendio, Tobias Eckle, professore di Cardiologia presso l'Università del Colorado, dichiara: «Ormai l’impatto dei ritmi circadiani sulle funzioni e sulle patologie cardiovascolari è accertato. Tuttavia i dati sulla biologia circadiana del cuore stanno emergendo solo adesso e conducono verso lo sviluppo di un nuovo settore chiamato “medicina circadiana”». Spiegano inoltre gli autori che tutto nel nostro corpo si muove “a tempo”, anche se finora gli esperimenti più eclatanti sono stati condotti su animali da laboratorio e più lenta è la traslazione nel campo umano.

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IL CUORE CAMBIA DI GIORNO E DI NOTTE

La pressione del sangue e la frequenza dei battiti cardiaci seguono precisi modelli, sono più alti di giorno, più bassi di notte. Quando questo schema si rompe, sono possibili problemi cardiovascolari anche tali da portare all’infarto del miocardio e all’insufficienza cardiaca. La luce, poi, è essenziale nel mantenere la giusta armonia nel funzionamento dell’organismo. Lo si vede bene nei lavoratori con turni di notte che possono essere più esposti a problemi cardiaci. Si sta dunque cercando di utilizzare anche una forte luce artificiale per influenzare gli "orologi" interni. Una luce molto intensa aumenta i livelli di adenosina – scrivono i ricercatori – la quale blocca i segnali elettrici nel cuore, causa di ritmi irregolari, divenendo una protezione cardiaca. Inoltre il professor Eckle ha impiegato la terapia della luce con pazienti operati al cuore e osservato risultati positivi, compresi più bassi livelli di troponina, un enzima il cui innalzamento può segnalare un attacco cardiaco o un ictus. Fra le varie applicazioni dei principi della croniobiologia vi è lo studio della somministrazione di farmaci secondo orari più favorevoli di altri. 

 

IL CASO DELLA PRESSIONE SANGUIGNA

Sul tema sentiamo il grande esperto italiano di cronobiologia Roberto Manfredini, ordinario di Medicina interna all’Università di Ferrara. Il quale esordisce: «La cronoterapia è sempre più importante, sia nella ricerca sia nelle applicazioni concrete sui pazienti. La ricerca su animali va velocissima, dando sempre nuovi input. Con gli esempi concreti possiamo incominciare dall’ipertensione. Ora, la pressione sanguigna ha un ritmo circadiano così modulato: più alta al mattino, subito dopo svegli, un altro picco a metà pomeriggio, di notte cala come cala la frequenza cardiaca. Se una persona è ipertesa, i casi sono due per la notte: o c’è il calo previsto (dip in inglese, e questi pazienti vengono detti dippers) oppure la pressione resta alta (non dippers)».

 

MEDICINE A OROLOGERIA

Continua il professor Manfredini: «Da alcuni anni si pensa a proteggere il cuore dei non dippers durante la notte con la cronoterapia. Per sapere a che gruppo appartiene una persona occorrerebbe un esame sulle 24 ore, ma ogni medico sa se quel tal paziente ha la pressione alta anche quando dorme: se russa, se ha le apnee notturne, broncopatia cronica ostruttiva, diabete, malattie renali croniche e se fa la dialisi. Poiché questi pazienti prendono due o anche tre farmaci per controllare la pressione, l’assunzione di uno o due di loro viene spostata alla sera. Così da “coprire” meglio il cuore di notte».

 

LE STATINE MEGLIO ALLA SERA

Medicine a orologeria anche per il colesterolo. I farmaci per l'ipercolestrolemia bloccano lo sviluppo di questa sostanza se si forma in eccesso dentro il fegato, il colesterolo endogeno dunque. E non bloccano quello che si forma per via alimentare. La premessa è fondamentale e spesso poco nota. «Il farmaco non significa che puoi mangiare quello che vuoi – interviene Manfredini -. E poiché l’enzima del fegato lavora alla sera, le pastiglie (specie le statine a breve azione, come la simvastatina) vanno prese verso le 21, dopo cena. A quell’ora risultano anche di efficacia maggiore di un 5-10 per cento, permettendo dunque di ricorrere a un dosaggio più basso. Lo stesso non vale per le più potenti atorvastatina e la rosuvastatina per le quali l’orario è indifferente in quanto la loro azione è a più lungo termine».

 

GLI ANTIAGGREGANTI MEGLIO LA SERA

Sempre a protezione del cuore c’è un tempo preciso anche per la cosiddetta cardioaspirina o aspirinetta: meglio la sera, dopo cena, questa volta perché sia operativa al mattino presto, con la sua azione disaggregante. Trombi si creano di continuo nel sangue e vengono sciolti da uno “spazzino” che conduce un’azione di fibrinolisi purtroppo meno efficace nelle prime ore del giorno. Ore in cui, in effetti, si verificano maggiormente gli infarti.

 

L'EFFETTO DEI TURNI DI LAVORO ANCORA DA CHIARIRE

E veniamo ai turni di notte, che hanno un effetto di desincronizzazione e possono causare malattie cardiovascolari, metaboliche e, si sospetta, pure un effetto cancerogeno. Tuttavia su questo tema il professor Roberto Manfredini frena: «E’ vero, l’aumento della luce notturna, artificiale, riduce il sonno e come conseguenza può aumentare l’obesità, il diabete e si arriva a ipotizzare il cancro. Ma fondamentali in questo ambito sono gli studi sulle infermiere, che durano da 40 anni, gli Health nurses studies sono un classico, però sono cominciati e continuati quando i turni erano ritmati sulle settimane. Una settimana di presenza al mattino, una nel pomeriggio, una di notte e una di riposo. E così via». Ma nel caso delle infermiere da tempo si è passati – racconta il professore ferrarese – a una diversa distribuzione degli orari. Turni a cambio rapidissimo: un giorno al mattino, un giorno al pomeriggio, un giorno di notte e un giorno di riposo. In questo modo l’orario interno non fa in tempo ad “ancorarsi” al tempo esterno e si sfuggirebbe alla desincronizzazione. «Così sembra, quindi per sapere gli effetti a lungo termine di questo sistema occorre aspettare nuovi studi prolungati sulle infermiere».

 

NO ALLA “LUCE BLU“ PER I BAMBINI LA SERA

Ultima puntata: la “luce blu” di cellulari, tablet, computer. «E’ la luce a led e ha il potere di bloccare la melatonina, l’ormone che sale con l’avanzare della notte e che fa venir sonno. La blocca più della luce naturale o artificiale e, dopo questo stop, occorre diverso tempo prima che questa sostanza ricominci a crescere. A stare di sera davanti a un dispositivo elettronico si perde il sonno. E dormendo meno si rischia di più con la salute». Conclude il professor Manfredini. «E’ un avvertimento a non lasciare in particolare i bambini col cellulare fino a sera perché dormiranno meno e potranno essere più esposti, fra l'altro, a problemi di peso in eccesso».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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