Chiudi
Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 23-08-2011

Cammina a passo svelto e salvi la prostata



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Individuato un nuovo marker di diagnosi precoce per il tumore della prostata. Camminare invece migliorerebbe la prognosi

Cammina a passo svelto e salvi la prostata

Il test maggiormente utilizzato da anni per individuare la presenza di un possibile cancro alla prostata è quello del PSA. Questo esame misura i livelli sierici dell’antigene prostatico specifico (Prostate-Specific Antigen, PSA) e può darci subito una risposta dell'eventuale presenza di neoplasia. Se il test è positivo però non è detto che ci sia una neoplasia della prostata, perché i livelli di PSA sono moderatamente elevati anche nel 30-50% degli uomini con iperplasia benigna della prostata.

Da alcuni anni si stanno ricercando marcatori sempre più specifici per cercare di abbattere la quota dei cosidetti “falsi positivi” dell'attuale test PSA. Uno di questi potrebbe essere stato individuato dai ricercatori della Uppsala Universitet (Svezia). I risultati sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista PNAS

CANCRO IN NUMERI

In Italia si registrano ogni anno circa 23 mila nuovi casi di tumore della prostata. Sia nel nostro continente che negli Stati Uniti questo tipo di neoplasia rappresenta il tumore più frequentemente diagnosticato negli uomini. In Italia, negli ultimi dieci anni, le diagnosi sono raddoppiate e avvengono sempre più spesso in persone giovani. La mortalità invece, grazie ai progressi fatti nel campo della ricerca, è in netta diminuzione.

LO STUDIO

Anche se ancora in fase sperimentale, i ricercatori svedesi hanno messo apunto un nuovo test basato sulla rivelazione dei prostasomi nel sangue, particolari particelle extracellulari che in condizioni fisiologiche vengono normalmente rilasciate dalla prostata nello sperma.

La loro presenza nel liquido ematico, in limiti ben stabiliti, renderebbe più semplice e sicuro rilevare la gravità del tumore alla prostata. Ciò potrebbe abbattere la presenza dei falsi positivi del test del PSA.

L’ipotesi presentata dagli studiosi è che che i prostasomi finiscano nel sangue invece che nello sperma solo in caso di tumore.

ATTIVITA' FISICA

Ma le novità non si fermano qui. Secondo uno studio appena pubblicato dalla rivista Cancer Research, opera dei ricercatori della University of California (Stati Uniti), camminare con passo svelto sembrerebbe fare bene a tutti coloro a cui è stato diagnosticato un tumore alla prostata. Ciò sembrerebbe agire impedendo la diffusione delle metastasi.

L'analisi, che ha coinvolto un ampio campione formato da più di 1400 uomini a cui è stato diagnosticato un cancro alla prostata, è durata circa due anni e mezzo. Dai risultati è emerso che gli uomini che camminavano a passo svelto per almeno tre ore alla settimana avevano un'incidenza minore di metastasi e di decessi pari al 57% rispetto a chi non praticava attività fisica.

Come dichiara la dottoressa Hellen Ripp, una delle responsabili dello studio, «anche se questa ricerca dovrà essere ripetuta su un numero ancora più ampio di persone, consigliamo a chi è stato colpito da un cancro alla prostata di mantenere uno stile di vita sano e di praticare una buona quantità di attività fisica ogni settimana».

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina