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Fabio Di Todaro
pubblicato il 13-11-2014

Gli stranieri in Italia godono di buona salute



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Complessivamente, anche tra gli extracomunitari, non si registrano emergenze sanitarie. Vademecum dei diritti per i migranti negli ospedali

Gli stranieri in Italia godono di buona salute

Dicono di godere di un buono stato di salute: anche superiore a quello degli italiani. Ma sulle condizioni dei migranti in Italia, poco più di cinque milioni, pesa un quadro largamente eterogeneo e in parte ancora incompleto. Se stando a quanto da loro dichiarato non sembrano esserci particolari allarmi, è anche vero che mancano stime aggiornate sulla presenza straniera lungo la Penisola. Così diventa impossibile costruire degli indicatori affidabili per quanto concerne i tassi di ospedalizzazione, i contagi da malattie infettive e i tassi di abortività volontaria.

 

IL RAPPORTO

L’ultimo report dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, condotto sulla base dei dati raccolti dall’Istat tra il 2011 e il 2012, ha evidenziato come i migranti, complessivamente, godano di un buono stato di salute. Per quanto l’indagine si sia basata su dati soggettivi, i cittadini stranieri residenti in Italia hanno segnalato uno stato di salute percepita e di benessere fisico, mentale e psicologico in alcuni casi superiore a quello degli italiani. Tra chi ha fatto più spesso ricorso ai servizi sanitari - guardia medica o pronto soccorso -, cinesi, indiani e filippini sono tra coloro che hanno denunciato con maggior frequenza alcuni la presenza di alcuni ostacoli burocratici, in larga parte derivanti però da una scarsa conoscenza della lingua o da un soggiorno in Italia ancora troppo breve.

EFFETTO «MIGRANTE SANO»

L’evidenza può essere spiegata attraverso il cosiddetto «effetto migrante sano», una forma di autoselezione all’origine in base a cui decide di emigrare solo chi è in buone condizioni di salute. È questo uno dei motivi per cui, da tempo, gli esperti escludono categoricamente la possibilità che il virus dell’ebola possa approdare in Sicilia con gli sbarchi. Una volta nel nostro Paese, però, gli immigrati vedono progressivamente impoverirsi il loro stato di salute, poiché esposti a molti fattori di rischio legati a condizioni di vita generalmente precarie. Dal sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che tra italiani e stranieri non c’è grande differenza per abitudine al fumo, al consumo di alcol e alla frequenza (bassa) di attività fisica, ma fra i migranti è più bassa la percentuale di persone in sovrappeso. In compenso, però, gli stranieri aderiscono meno frequentemente degli italiani ai programmi di screening.

 GUARDIA ALTA

L’«effetto migrante sano» non esclude però la probabilità più alta che hanno queste persone di risultare più vulnerabili ad alcune patologie infettive, come l’Aids - il 40% dei nuovi casi riscontrati tra il 2007 e il 2011 in Unione Europea ha riguardato la popolazione extracomunitaria: proveniente soprattutto dai Paesi dell’Africa subsahariana - e la tubercolosi: se non altro perché vivono in contesti sociali spesso degradati. È un dato che emerge da un rapporto dello European Centre for Disease Prevention and Control, da cui si evince però anche come i rischi per la popolazione locale rimangano invariati.

I migranti, inoltre, risultano affetti con minore frequenza da forme di infezione tubercolare multi-resistente. Stabile, nella rilevazione effettuata tra il 2000 e il 2010, si è rivelato il numero delle nuove diagnosi di sifilide e gonorrea, con un aumento però all’interno della popolazione femminile. Costanti anche i numeri dell’epatite B, comunque più frequente nelle comunità africane, asiatiche e dell’Europa dell’Est. Più difficile compiere la stessa rilevazione sull’epatite C -la malattia è spesso silente e l’accesso alle cure degli stranieri non è in questo caso immediato -, sebbene da altri Paesi europei giungano dati più corposi relativi alle popolazioni migranti. Quasi tutti i casi di malaria (il 99%) che vengono scoperti in Europa, invece, riguardano cittadini africani.

 

QUALI DIRITTI?

«La parola d’ordine è inclusione». Salvatore Geraci, operatore del poliambulatorio per immigrati della Caritas di Roma, commentava così poco più di un anno fa l’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni per garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri ed extracomunitari. Cosa dice questo documento? Tra i punti salienti assicura l’iscrizione obbligatoria al Sistema Sanitario Nazionale dei minori stranieri anche in assenza di permesso di soggiorno. Ciò permette di riconoscere un pediatra di base a tutti i bambini. Ma le Regioni, attraverso i presidi locali delle Asl, hanno anche il dovere di assicurare l’assistenza materna e tutti gli accertamenti mirati alla prevenzione delle malattie.

Senza alternative è anche l’iscrizione obbligatoria al Sistema Sanitario Nazionale per chi attende il rilascio del permesso di soggiorno o per il lavoratore la cui posizione è in attesa di regolarizzazione. Quanto agli anziani, chi arriva in Italia con un ricongiungimento familiare può iscriversi volontariamente al Ssn versando un contributo, senza avere l’obbligo di stipulare un’assicurazione sanitaria privata. Nonostante un quadro piuttosto completo, però, molti stranieri continuano a non conoscere i loro diritti: anche per colpa di atteggiamenti non omogenei tra le Regioni, che hanno recepito l’accordo in tempi e modalità differenti.

Qualche consiglio, allora, può essere utile. Tutti gli adulti che non hanno i documenti in regola possono richiedere la tessera Stp (stranieri temporaneamente presenti) che permette di accedere alle cure essenziali e urgenti (anche i trapianti) in istituti pubblici: a titolo gratuito. Ha una durata di sei mesi, ma può essere rinnovata, senza alcun costo per il paziente privo di risorse economiche. Nessuno escluso, dunque: come recita la Costituzione.



Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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