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Antonella Cremonese
pubblicato il 13-09-2012

Quali rischi corre l'uomo se si sposa in tarda età



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Contrariamente a quanto si pensava, uno studio scientifico mostra che anche l'età tardiva del padre può essere collegata a un rischio di malattie per bambino

Quali rischi corre l'uomo se si sposa in tarda età

Ha fatto molto discutere, quest’estate, la provocazione lanciata dal giornalista Paolo Conti: quando l’uomo sta per toccare la soglia della sessantina,  è molto meglio che non s’innamori, né tanto meno pensi di formare una nuova famiglia. I motivi addotti da Paolo Conti erano di tipo psicologico e sociale, ma anche la scienza ci invita a qualche cautela. A nome degli eventuali figli che possono nascere da padri anziani. 

QUALI SONO I RISCHI - Il rischio, per il bambino, di poter essere affetto da trisomia  in caso di maternità tardiva è ben conosciuto. Ora uno studio pubblicato su Nature mostra che anche la paternità tardiva  potrebbe essere collegata a un rischio per il bambino: di autismo o di schizofrenia. Lo studio, realizzato da una équipe islandese che s’interessa di decodifica del genoma è partito dalle ricerche sul genoma di 78 famiglie, di cui sono stati presi in esame il padre, la madre e il figlio. Spiega il genetista e neurologo Kari Stefansson, che ha partecipato allo studio:  “Siamo stati sorpresi di scoprire che l’età del padre è estremamente importante. Più gli uomini sono in là con gli anni al momento della procreazione, più è elevato il numero di mutazioni genetiche spontanee trasmesse alla prole. Si tratta di mutazioni  che  non esistono né nel genoma della madre né in quello del padre, ma che sopravvengono nel corso della formazione dei gameti.

LE MUTAZIONI DEL GENOMA - Il fatto che siano più numerose  da parte dell’uomo, e quindi trasmesse più frequentemente dal padre, si spiega col fatto che la donna possiede già alla nascita un definito stock di ovuli, mentre gli spermatozoi  sono costantemente prodotti a partire da cellule staminali, con un rischio di apparizione di mutazioni a ciascuna divisione cellulare.” Lo  studio conferma per la prima volta  che queste mutazioni spontanee  provengono più spesso dal padre (4 volte di più che dalla madre), e che sono più numerose via via che l’età del padre aumenta.  Per ciascun anno in più del padre, si osservano circa due mutazioni spontanee in più nel figlio. Un uomo di 36 anni ne trasmetterà due volte di più che un giovane di 20 anni. Se la maggior parte di queste mutazioni sono benigne – anzi, esse sono addirittura necessarie all’evoluzione della specie – alcune di esse sono implicate, secondo alcuni studi, nel sopraggiungere di patologie, in particolare dell’autismo. Precedentemente, studi epidemiologici avevano già stabilito un legame tra l’età del padre e il concepimento di un figlio a rischio di autismo. Conclusione? Contrariamente  a quanto  pensa il grande pubblico, un’età più alta al momento della procreazione non è un rischio minore per gli uomini rispetto alle donne.

 


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