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Cardiologia
Serena Zoli
pubblicato il 17-02-2017

Statine studiate anche per prevenire i trombi



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Le statine, farmaci prescritti per controllare il colesterolo, sembrano ridurre anche il rischio di tromboembolismo venoso. Ma servono altre prove

Statine studiate anche per prevenire i trombi

Le statine sono farmaci che si prescrivono per abbassare il colesterolo, ma collateralmente è stata notata da diversi ricercatori la loro frequente associazione con un minore rischio di tromboembolismo venoso (Vte). Causa-effetto? No, non si può ancora dire. Occorrono prove su prove per la scienza per convalidare un così stretto rapporto causale. Ma intanto un gruppo di studiosi dell’Università di Leicester e dell’Università di Bristol si sono applicati al tema pubblicandone il risultato su The Lancet Haematology. I numeri che elencano alla fine dell’indagine sono di notevole effetto: le statine potrebbero ridurre il rischio di un evento di tromboembolia venosa del 15-25 per cento dei casi in confronto con quanti, a parità di condizioni, non stavano assumendo statine. Come metodo i ricercatori britannici hanno impiegato la meta-analisi di ben 36 studi precedenti con dati che così sono arrivati a comprendere oltre tre milioni di pazienti. (Una meta-analisi è uno studio che raduna e analizza le informazioni contenute in studi dal medesimo o compatibile obiettivo).

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SERVONO ALTRI STUDI 

Sono i ricercatori stessi di Leicester e di Bristol a sottolineare che le loro conclusioni vanno confortate da altre indagini prima che si possa dire, cambiando le linee guida, che le statine vanno usate anche per prevenire i casi di Vte. Oltretutto, aggiungono, c’è il limite che non abbiamo potuto controllare se tutte le diverse statine producono lo stesso effetto nei riguardi dei coaguli di sangue nelle vene.

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Quanto sia, o sarebbe, urgente arrivare a una certezza in questo ambito lo dicono le cifre e le circostanze: il 60 per cento dei decessi per Vte si verifica durante o subito dopo un ricovero. La causa è sovente l’immobilità cui spesso il paziente è obbligato e per la quale è indicato l’uso di eparine. Altri dati: in Europa e in America le morti per tromboembolia venosa sono più numerose di quelle (più note) per cancro al seno, cancro alla prostata, Aids. Nei soli Stati Uniti i decessi per questa causa si situano tra 100mila e 300mila ogni anno.

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IL RUOLO DELLE STATINE 

«Questo è uno studio importante, ma non definitivo. Sono quasi vent’anni che si parla della possibilità di impiegare le statine come prevenzione per il tromboembolismo venoso», commenta Luca Dainese, chirurgo vascolare del centro cardiologico Monzino di Milano. «Le statine vengono usate attualmente nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, agendo sia sul livello di colesterolo Ldl alto riducendone la quantità nel sangue sia abbassando i trigliceridi ed aumentando il colesterolo Hdl». Ma non finiscono qui le azioni delle statine che intervengono anche «nei processo di coagulazione del sangue, nelle funzioni dell’endotelio, nei processi infiammatori e in altro ancora».

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DALLE GAMBE AI POLMONI 

Cosa porta alla formazione di un trombo? prosegue l'esperto: «Una delle tante cause del problema tromboembolico è l’immobilizzazione. Chi deve stare a letto per un intervento chirurgico – si pensi ad un intervento ortopedico maggiore - può incorrere in questo rischio. E’ fondamentale effettuare la profilassi impiegando le iniezioni sottocutanee di eparina nella pancia, che è un anticoagulante». Spesso il trombo - è notorio - si forma nelle gambe. Perché? «La presenza di concomitanti dilatazioni delle vene, le varici, dovute alla posizione eretta per lunghe ore, associata a stasi e alla presenza di più fattori (esempio l’età avanzata, l’obesità, i difetti di coagulazione, i tumori) espone al rischio che si formi un coagulo nelle vene. Dalle gambe il grumo può viaggiare fino al polmone determinando l’embolia polmonare, temuta complicanza della trombosi venosa». E quando si parla di trombosi venosa profonda che cosa si intende? «Che il trombo si forma nelle vene all’interno della gamba e non, per esempio, nella vena grande safena che è superficiale, e per lungo tratto decorre praticamente sottopelle».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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