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Daniele Banfi
pubblicato il 08-08-2023

Che fine ha fatto Covid-19?



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Il virus non è affatto scomparso e continua a causare decessi ma l'impatto si è fatto minore grazie all'immunità acquisita nel tempo. Fondamentale programmare la campagna vaccinale nelle categorie a rischio

Che fine ha fatto Covid-19?

L'emergenza Covid-19 è ormai alle spalle. Il 5 maggio scorso l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria scoppiata poco più di tre anni prima, l'11 marzo 2020, con la dichiarazione di inizio pandemia. Da lunedì 7 agosto invece, con decreto ministeriale, è caduto ufficialmente l'obbligo di isolamento per chi risulterà positivo al virus. Queste decisioni, prese sulla base dell'impatto che Sars-Cov-2 sta avendo a livello globale, non significano però che il virus sia scomparso. Covid-19, in Italia e nel mondo, continua ad essere una patologia da controllare e gestire come una qualsiasi altra malattia infettiva. Piccolo ma non trascurabile particolare: ad oggi, a differenza dell'influenza, Covid-19 non ha ancora raggiunto un andamento stagionale prevedibile e per questa ragione risulta più complicato programmare una campagna vaccinale per i più a rischio.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Andando ad analizzare i dati di monitoraggio provenienti dal report settimanale del Mnistero della Salute emerge che Covid-19 non è affatto scomparso dai radar. Nella settimana tra il 28 luglio e il 3 agosto si sono registrati 5732 casi, un numero in aumento rispetto ai 4129 della settimana precedente. Un numero di nuovi casi ampiamente sottostimato per via del sempre minore ricorso all'effettuazione del tampone diagnostico. Guardando però i dati relativi al numero di ricoveri e decessi dovuti a Covid-19 si scopre che il virus è tutt'altro che lontano. La malattia -in questo periodo dell'anno- non ha più quell'impatto tale da mettere sotto pressione il sistema sanitario ma non è affatto un ricordo. Nell'ultima settimana sono stati 41 i decessi registrati. Un numero certamente contenuto che non deve però fare cadere nell'errore di sottovalutare Covid-19. A maggio di quest'anno, periodo non certo ricordato per la diffusione del virus, si viaggiava a circa 100 decessi a settimana e mille ricoveri (oggi siamo a 250 ricoveri settimanali). Numeri che non hanno mai messo lontanamente in crisi le strutture ospedaliere (l'1,3% dei posti letto occupati in ospedale in questa prima settimana di agosto è per Covid-19) ma che testimoniano la presenza costante del virus. Andando a stratificare il rischio per età si conferma come i tassi di ospedalizzazione e mortalità aumentino con l'età in particolar modo nella fascia d'età dopo gli 80 anni.

UNA POPOLAZIONE SEMPRE PIÙ IMMUNIZZATA 

Le variabili in gioco che hanno permesso di arrivare a questa situazione di gestione ordinaria sono molte. Di fronte ad una popolazione sempre più immunizzata, ovvero in possesso anche parzialmente delle armi per rispondere, l'impatto del virus si è fatto sempre minore. Oggi, nonostante il virus sia estremamente più contagioso rispetto alla "versione" originatasi a Wuhan, le "ondate" si sono fatte sempre più contenute. Ciò accade perché ci troviamo di fronte ad un nemico a cui progressivamente il nostro sistema immunitario ha preso le misure -grazie alla vaccinazione e alle pregresse infezioni- e perché la variante predominante (Omicron) si è dimostrata essere meno virulenta rispetto alle precedenti. 

COVID-19 NEL MONDO

Guardando fuori dai nostri confini la situazione, come afferma l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è tutt'altro che omogenea. Alcuni Paesi, come quelli del Pacifico Occidentale, hanno registrato in queste settimane un recente aumento dei casi accompagnato da un aumento dei ricoveri e decessi anche se a livelli inferiori rispetto alle precedenti onde di risalita complice il livello di immunità della popolazione conferito da vaccinazioni e precedenti infezioni. In altri Paesi invece si registra, rispetto alla primavera, un netto calo della circolazione.

IL NODO DELLA CAMPAGNA VACCINALE

Ma proprio alla luce di questa non omogeneità nella circolazione del virus, la pianificazione della campagna vaccinale risulta difficile. Mentre con l'influenza -che ogni anno, in Italia, è responsabile di circa 8 mila decessi compressi in 3 mesi- è possibile pianificare il tutto grazie alla caratteristica stagionalità del virus, con Covid-19 questa mancata ciclicità pone molte difficoltà nel capire chi e quando vaccinare. Ad oggi comunque la gestione, se non dovessero emergere nuove varianti più patogeniche, sarà simile a ciò che accade con l'influenza: sia FDA sia EMA hanno espresso parere favorevole nell'offerta di un richiamo stagionale in autunno con vaccino aggiornato a seconda della variante maggiormente circolante.

CHI DOVRÀ VACCINARSI?

Nella prospettiva che lo scenario non muti verso varianti che richiederebbero una nuova campagna vaccinale in una popolazione più ampia, per chi si renderà necessaria la vaccinazione a partire dai prossimi mesi? Per rispondere a questa domanda è utile riassumere il documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità relativo alle classi di rischio per Covid-19. Secondo gli esperti la vaccinazione come ciclo primario più dose booster è raccomandata a tutti. Diverso è invece il discorso sui richiami successivi: pur essendo disponibile per tutte le fasce di popolazione giovane e adulta, la campagna autunnale dovrà concentrarsi sulle categorie maggiormente a rischio: negli anziani e in presenza di patologie importanti è raccomandato un richiamo ogni 12 mesi. L'intervallo può ridursi a 6 mesi in caso di individui particolarmente fragili. Anche nel caso degli operatori sanitari è consigliato un richiamo a 12 mesi dall'ultima dose. Quanto alle donne incinta gli esperti consigliano la somministrazione della dose aggiuntiva di richiamo durante la gravidanza entro la metà del secondo semestre, nel caso in cui l'ultima dose sia stata somministrata più di 6 mesi prima. Per la restante parte della popolazione, ovvero adulti e giovani, l'Organizzazione Mondiale della Sanità non ha ritenuto necessario l'indicazione ad una dose aggiuntiva rispetto al ciclo primario più dose booster. Indicazioni utili per organizzare una campagna vaccinale per un virus che però non ha raggiunto ancora una sua "stagionalità". 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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