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Ginecologia
Caterina Fazion
pubblicato il 06-11-2023

“Crioconservando gli ovociti mi sono regalata un po’ di libertà”



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Sara ci racconta la sua esperienza di social freezing, perché ha deciso di crioconservare i suoi ovociti e come questa scelta abbia condizionato in positivo la sua vita

“Crioconservando gli ovociti mi sono regalata un po’ di libertà”

Sara Marinaccio, ex ballerina e attuale insegnante di pilates, ha sempre pensato di voler diventare mamma un giorno o l’altro, e che questo sarebbe successo al momento giusto, in maniera naturale e serena. La vita, però, a volte ci fa fare i conti con situazioni e realtà inaspettate: all’età di trentotto anni Sara ha iniziato a sentire il peso del tempo che passa, e con esso il timore di non riuscire ad avere figli. Ha così deciso di regalarsi un po’ di serenità crioconservando i propri ovociti e ha voluto condividere con noi la sua esperienza di social freezing.

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Cosa ti ha fatto decidere di crioconservare gli ovuli?

Ho sempre pensato che, prima o poi, sarei diventata mamma, ma nell’attesa che questo desiderio diventasse prorompente mi sono dedicata al lavoro con molta passione. Tra viaggi e spostamenti, ho fatto per molti anni la ballerina, mentre ora gestisco uno studio di pilates a Milano. Nella mia vita ho sempre avuto relazioni molto lunghe all’interno delle quali si è spesso affacciato il desiderio di maternità; come molte volte accade nella vita di chiunque, però, queste storie si sono tutte concluse. All’età di 38 anni ho avuto un momento di destabilizzazione in cui ho dovuto fare i conti con un orologio biologico che avanzava da un lato, e l’assenza di un partner dall’altro. Purtroppo la finestra riproduttiva di noi donne, rispetto a quella degli uomini, è ben più limitata e non possiamo trascurare questa condizione.

Complice la testimonianza di una conoscente e memore delle numerose volte in cui la mia ginecologa me ne aveva parlato, ho deciso di sottopormi alla pratica di crioconservazione degli ovociti all’ospedale Humanitas di Milano, a marzo 2023. L’ho fatto per regalarmi un po’ di serenità e libertà perché la fertilità una volta persa, è persa per sempre. Io oggi non so come sarà il mio futuro, ma se tra qualche anno il desiderio di maternità sarà molto forte e non riuscissi ad avere un figlio in maniera spontanea, potrò sottopormi a tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per provare ad avere un figlio biologico, aiutata dai progressi della medicina.

Come hai vissuto il percorso di crioconervazione?

Il percorso di crioconservazione l’ho affrontato molto serenamente: dopo tutti i controlli e le visite del caso, mi sono sottoposta per 14 giorni a stimolazione ovarica presso il mio domicilio, tramite farmaci somministrati per via intramuscolare a livello addominale. Dopodiché mi sono recata in ospedale per il prelievo degli ovociti. Pur essendo un’operazione rapida in day hospital, viene effettuata in anestesia totale, per questo è necessario essere accompagnati per evitare di guidare e per riposarsi il più possibile subito dopo la procedura.

Hai dovuto seguire degli accorgimenti particolari prima e dopo la pratica?

Durante la stimolazione ovarica è sconsigliata attività fisica pesante, come sollevamento di pesi, salti o corse, ma per il resto si può vivere serenamente la vita di tutti i giorni lavorando e mangiando normalmente. Certo, il corpo subirà qualche momentaneo cambiamento dovuto agli ormoni come gonfiore addominale e mammario. Dopo il prelievo degli ovociti sono consigliati un paio di giorni di riposo dopodiché si potrà riprendere la propria vita normalmente, facendo attenzione a non fare troppi sforzi fisici a causa del gonfiore delle ovaie, fino alla ripresa del ciclo. 

Ti sei sentita giudicata dal personale sanitario?

All'estero è una pratica indubbiamente molto più diffusa, in Italia invece la maggior parte delle donne che si sottopone a prelievo degli ovociti lo fa nel contesto di una fecondazione assistita: non li congelano, ma li usano subito per l’inseminazione artificiale; tuttalpiù a essere congelati saranno gli ovociti sovrannumerari. Durante il mio percorso di crioconservazione mi sono trovata circondata da coppie che stavano affrontando la PMA mentre per me era diverso: ero sola e non stavo cercando una gravidanza in quel momento. Nonostante non mi sia mai sentita giudicata, il personale sanitario e le coppie presenti davano per scontato fossi lì anche io per la fecondazione assistita. Il social freezing in Italia è una pratica molto poco diffusa e scarsamente conosciuta, considerata alle volte un po' esclusiva. Il costo cospicuo, infatti, è totalmente a carico della donna se non ci sono motivi medici che la spingono ad affidarsi a questa procedura.

A quanto ammonta il costo della pratica di social freezing?

La crioconservazione degli ovociti nella biobanca ha un costo piuttosto limitato, si parla di circa 200 euro all’anno finché si desidera criocnservarli. Se si decide di non averne più bisogno, gli ovociti possono essere donati alla ricerca, in alternativa vengono eliminati. A costare tanto sono invece i farmaci per la stimolazione ormonale: il costo complessivo della pratica va da un minimo di 3000 euro a un massimo di 4800 euro.

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Amici e parenti ti hanno sostenuta in questo percorso?

La mia famiglia e i miei amici mi hanno supportata moltissimo, a partire da mia madre che come me crede che crioconservare gli ovociti possa essere un regalo importante che le donne possono concedersi, qualora lo desiderassero. Ho deciso di raccontare la mia esperienza sui social per cercare di essere utile a qualcuno e mi sono resa conto che molte donne non conoscevano questa possibilità. Per alcune la mia storia è stata una spinta per informarsi maggiormente e per decidere di sottoporsi a crioconservazione a loro volta. Altre, invece, si son trovate a pensare che avrebbero voluto conoscere prima questa pratica.

La mia esperienza ha sollevato anche negli uomini curiosità e importanti riflessioni. Un mio amico, ad esempio, mi ha confessato che al termine della sua relazione si è sentito in colpa per l’ex compagna che, rispetto a lui, a quasi 40 anni, si trovava a fare i conti con una finestra temporale ben più ridotta per diventare mamma. Per una donna crioconservare gli ovociti, anche in tempi non sospetti, può essere un’opportunità importante perché purtroppo, come abbiamo già detto, la fertilità non si può più recuperare una volta persa e non si può sapere dove ci porterà la vita, se ci troveremo senza un partner nel momento in cui desidereremo un figlio o se per vari motivi dovremo rimandare la maternità.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Con la crioconservazione degli ovociti mi sono regalata un po’ di serenità e di libertà sia temporale sia personale: non voglio correre a cercare la persona giusta o affrettare i tempi per evitare che poi sia troppo tardi. Credo che le donne abbiano diritto di realizzarsi come meglio credono, diventando mamme o decidendo di non volerlo essere, basta che sia una scelta consapevole e non forzata. Pur avendo gli ovociti congelati, conservati nella biobanca, potrò decidere di non diventare mamma, però lo avrò davvero scelto io e non avrò subito questa circostanza. Certo, non dimentichiamo che la garanzia di diventare genitori anche con la PMA non esiste, però qualora il desiderio di diventare mamma diventasse profondo e irrinunciabile avrò la possibilità di decidere liberamente se voglio provare a soddisfare questo desiderio o meno.

Come è cambiato il tuo rapporto con la maternità?

Fino a qualche mese fa trattavo l’argomento maternità con più difficoltà e ansia, oggi mi sento di avere maggior controllo su questo importante argomento nella vita di ogni donna che molto spesso condiziona in positivo, ma anche in negativo, la nostra esistenza. Secondo la mia personale visione credo che la maternità, e in generale l’essere genitori, abbia bisogno di energia, sia fisica sia mentale per cui non non mi vedo mamma a 50 anni. Anche per una questione di sicurezza, visto che una gravidanza in tarda età comporta maggiori rischi, non voglio andare contro tutte le regole della natura. Se dovessi dare un consiglio alle donne che stanno valutando se sottoporsi o meno a questa pratica, sicuramente le inviterei a riflettere sul fatto che il periodo di maggiore fertilità, nonché di minor rischio malformativo per il nascituro, è legato a un’età degli ovociti compresa tra i 25 e i 35 anni. Pertanto, suggerirei di sottoporsi alla pratica qualche anno prima di me: io stessa, così facendo, avrei vissuto con maggiore serenità e leggerezza qualche anno in più.

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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