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Neuroscienze
Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 28-10-2022

Caro bollette: l'impatto per gli anziani e le RSA



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In attesa del freddo, come assorbiranno l'impennata dei costi di gas e energia le case di riposo, le RSA e le famiglie con anziani?

Caro bollette: l'impatto per gli anziani e le RSA

Caro bollette, riscaldamento ed elettricità. Se l’aumento dei costi viene percepito da tutte le famiglie e ognuno di noi ci deve in qualche modo fare i conti, qual è l’impatto sulla vita degli anziani e, in particolare, sulla gestione delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e delle Case di Riposo? Le strutture adibite alla cura dei nostri cari over 65 stanno soffrendo moltissimo in questo momento e le premesse per il futuro imminente non sono certo delle migliori.

 

GLI ANZIANI E LE TEMPERATURE

Gli anziani soffrono il freddo. È questo un dato di fatto da cui bisogna partire per comprendere la situazione, delicatissima, in cui si trovano case di riposo, RSA e tutti coloro che appartengono al folto gruppo della terza età (gli over 65 secondo l’ISTAT sono più di 14 milioni). «La ragione di questa percezione così acuta delle basse temperature - spiega la professoressa Daniela Mari, geriatra dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano - risiede nella massa muscolare proporzionalmente minore negli anziani rispetto ai più giovani. E la massa muscolare produce calore, dunque l’equazione è presto fatta. Inoltre, la cute diventa via via più sottile con il passare degli anni e aumenta così la dispersione termica da parte dell’organismo. Il freddo ha un’azione vasocostringente e il calore tende ulteriormente a dissiparsi e raggiungere i vari distretti corporei in maniera meno omogenea. Con il freddo poi la pressione arteriosa tende ad aumentare tramite un meccanismo di tipo compensatorio e anche questo costituisce un problema per cui è bene preservare gli anziani da temperature troppo basse, anche se ovviamente la terapia nel caso di ipertensione viene gestita ad hoc e aumentata nel corso della stagione invernale. E non solo. Già in studi scientifici risalenti agli anni Novanta condotti in RSA inglesi, era emerso che il valore del fibrinogeno (proteina sintetizzata nel fegato che svolge una funzione essenziale nei processi di coagulazione del sangue) aumentasse con il freddo. Il sangue tende così a diventare più spesso e viscoso, aumentando del 23% il rischio di ictus e infarti. È fondamentale dunque che anziani, fragili, allettati e cardiopatici si coprano in maniera adeguata con diversi strati di abbigliamento e coperte. Le temperature ambientali devono restare comunque (sia nelle strutture apposite che nelle proprie abitazioni) in un range compreso tra i 20 e i 23 gradi».

 

LE RSA, STRUTTURE "ENERGIVORE"

«La premessa nota - spiega Manuela Rivoira, Direttrice di Diaconia Valdese Valli che gestisce due RSA, una casa di riposo e una struttura disabili gravi e gravissimi - è che i costi dell’energia sono quasi raddoppiati e più che raddoppiati quelli del gas. Per quanto ci riguarda, già nei mesi precedenti avevamo redatto un bilancio di previsione spese, prevedendo gli aumenti e pensando, prudenzialmente, a una maggiorazione del 30%. Ma, bollette alla mano, i costi sono ben più onerosi e, già nel mese di aprile, avevamo utilizzato tutto il budget previsto per l’intero 2022. La nostra Regione (Piemonte, ndr) non sta dando un contributo economico per far fronte a questa situazione, ma è così in parecchie regioni italiane (con le dovute differenze ancora in itinere e, come sempre, a macchia di leopardo). Noi, nello specifico, siamo riusciti per il momento a non aumentare il costo delle rette, variabili in base all’intensità di cura (bisogni dei pazienti) e compresi indicativamente tra i 2.000 e i 3.000 euro al mese. Ma è difficile fare previsioni a lungo termine, anche perché usciamo da due anni estremamente complicati. Il Covid non è ancora sparito, con tutte le conseguenze del caso: dall’impossibilità di inserire nuovi ospiti nelle strutture con la sola presenza di un caso positivo, ai costi per la santificazione. Quindi la situazione è, nel complesso, molto difficoltosa, anche perché le RSA sono notoriamente energivore. Con pazienti fragili, anziani e allettati non possiamo certo abbassare la temperatura degli ambienti e utilizziamo inoltre, per l’igiene e la cura della persona, moltissima acqua calda».

 

ASSOCIAZIONI PREOCCUPATE, CI SI PREPARA AL FREDDO

Dunque una situazione assai precaria, segnalata anche da molte associazioni di pazienti, oltre che da medici di famiglia e geriatri che hanno il polso piuttosto preciso della situazione sul territorio. «In alcuni casi - puntualizza Mari - le rette sono già aumentate in maniera significativa: con un importo mensile maggiorato di una cifra compresa tra i 500 e i 1.000 euro. Ovvio l’aggravio significativo e, talvolta insostenibile, sul bilancio familiare. Se a questo si aggiunge la difficoltà delle RSA di sostenersi perché gravate dal post Pandemia e penalizzate anche dalla concorrenza di agenzie di servizio per la cura degli anziani, la situazione non è di facile risoluzione. Pensando anche alle temperature che caleranno bruscamente a breve, con il conseguente ulteriore aggravio dei costi e della potenziale maggiore diffusione del Covid».

 

CHI PAGA?

Le rette nelle RSA sono composte da una quota cosiddetta “sociale” (che in genere corrisponde al 50% dell’intero importo), che pagano le famiglie con il contributo dei Comuni in base all’ISEE (documento rilasciato dall’Inps, indicatore della situazione economica delle famiglie) e una quota sanitaria che è invece a carico del Sistema sanitario regionale. Le RSA sono anche libere di offrire prestazioni in forma privata, ossia totalmente a carico dell'assistito. I Comuni, in base alle loro disponibilità economiche (non esiste quindi una percentuale precisa) stabiliscono gli importi a proprio carico e quelli dovuti dall’assistito utilizzando l’indicatore Isee. Anche gli anziani hanno dunque bisogno dell’ISEE per richiedere prestazioni assistenziali. Nel caso specifico l’ISEE deve tener conto anche della condizione economica dei figli del beneficiario, anche se non rientrano nel nucleo familiare. Vanno allegati anche eventuali certificazione di invalidità con handicap grave, eventuali documentazioni attestanti le spese per l’assistenza personale e quelle sostenute per precedenti ricoveri in strutture sanitarie. E lo Stato? A tutt’oggi non si hanno notizie certe di un sostegno da parte dello Stato. Le associazioni di categoria che riuniscono le RSA del territorio hanno lanciato numerosi allarmi ma per ora si parla di un aiuto parziale e minimo sulle maggiori spese delle bollette e questo contributo non è stato ancora ufficializzato.

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Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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