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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 03-01-2023

Il litio può essere utile contro l'osteoporosi



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Un beneficio indiretto scoperto dall’uso dei sali che frenano il disturbo bipolare: dalla psiche a un beneficio organico a protezione della salute delle ossa

Il litio può essere utile contro l'osteoporosi

Le terapia a base di sali di litio, assunte dai pazienti effetti da disturbo bipolare, si sono rivelate un fattore protettivo nei confronti dell’osteoporosi. Lo studio –pubblicato su Jama Psychiatry- ha un carattere retrospettivo ed è stato realizzato su un campione di dimensioni notevoli grazie alla presenza di registri nazionali che, nel corso di decine di anni, hanno accumulato informazioni di carattere sanitario su gran parte della popolazione danese.

UN CONTROLLO DAVVERO ESTESO

Considerati i casi (22.912) e i controlli associati, l’osservazione condotta dai medici copre 1.213.965 persone-anno: un numero che permette di estendere i risultati ottenuti alla popolazione generale con un adeguato margine di sicurezza. I pazienti arruolati per lo studio sono stati identificati tra gli adulti che hanno ricevuto una diagnosi di disturbo bipolare tra il 1996 e il 2019; per ognuno di essi, sono stati scelti cinque individui di pari età e sesso tra la popolazione generale che non fossero affetti da disturbo bipolare, disturbo schizo-affettivo o osteoporosi come gruppo di controllo. Sia i casi che i controlli selezionati avevano un’età di almeno 40 anni, per concentrare l’analisi nella fascia d’età nella quale la diagnosi di osteoporosi è posta più frequentemente.

CONFRONTO CON ALTRI STABILIZZATORI

L’incidenza dell’osteoporosi è stata osservata essere di 8.70 / 1000 persone-anno per i pazienti bipolari, di 7.9 / 1000 persone-anno per la popolazione generale, con un rapporto di rischio relativo di 1.14. Rispetto al trattamento dei pazienti con disturbo bipolare, il litio era assunto dal 38.2% del campione; per quanto riguarda gli altri farmaci normalmente utilizzati come stabilizzatori del tono dell'umore, il valproato era assunto nel 16.8% dei casi, la lamotrigina nel 33.1% e un antipsicotico nel 73.3%, in modo non mutualmente esclusivo. I pazienti bipolari trattati con litio hanno mostrato un rapporto di rischio relativo minore rispetto ai pazienti non trattati con litio di sviluppare una osteoporosi (0.62); gli altri trattamenti non hanno dimostrato una simile associazione.

FUNZIONA, MA NON SI COMPRENDE IL MOTIVO

Interviene il professore Bernardo Maria Dell’Osso, direttore della Clinica psichiatrica dell’Università di Milano all’Ospedale Sacco, per interpretare e spiegare questi dati: «Il meccanismo per cui i sali di litio avrebbero mostrato un’azione protettiva non è chiaramente compreso: gli autori, sulla scorta della letteratura esistente, hanno ipotizzato il blocco dell’enzima glicogeno sintetasi chinasi 3β – effetto che, però, è condiviso anche dal valproato, almeno in modelli animali. Un meccanismo indiretto per spiegare il fenomeno osservato parrebbe essere la capacità del litio di arrestare la neurodegenerazione causata dal susseguirsi di episodi maniacali e depressivi, caratteristico del disturbo bipolare, che si associa ad una maggiore probabilità di sviluppo di un quadro di demenza».

I SALI FRENANO ANCHE LA DEMENZA

La demenza, a sua volta, provoca un aumentato rischio di cadute e di fratture ossee, che a loro volta possono portare alla diagnosi clinica di osteoporosi – patologia che nello studio viene identificata nella storia clinica dei pazienti proprio in base a diagnosi ospedaliere e alla prescrizione di farmaci (che possono anche essere prescritti per quadri differenti dalla sola osteoporosi, come metastasi ossee, morbo di Paget, mieloma multiplo e ipercalcemia). Conclude il professor Dell’Osso: «In base a quanto finora compreso, dunque, il trattamento con sali di litio è da considerarsi di grande importanza non solo per la sua comprovata efficacia stabilizzante sul tono dell’umore, ma anche per la prevenzione di altre severe comorbidità organiche».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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