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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 19-05-2011

Ma funziona davvero la cura Zamboni?



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Avviati dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla i protocolli sperimentali per poter stabilire se la causa della malattia è il restringimento delle vene cerebrali. Fra alcuni mesi i risultati

Ma funziona davvero la cura Zamboni?
Recenti studi promossi dal dottor Paolo Zamboni, direttore del centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara, hanno identificato nell' insufficienza venosa cerebrospinale cronica (CCVSI) uno dei principali fattori che contribuiscono a danneggiare il sistema nervoso nelle persone affette da sclerosi multipla. Dal giorno in cui sono stati presentati i risultati si è scatenato immediatamente un dibattito sulla reale veridicità delle affermazioni di Zamboni. Una discussione ancora in corso e che ha dato il via alla sperimentazione di un protocollo, promosso dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), volto a valutare l'effettivo legame tra CCVSI e la malattia. Tra le sostenitrici del metodo Zamboni vi è anche Nicoletta Mantovani, vedova del tenore Luciano Pavarotti e malata di sclerosi multipla da circa 13 anni. 

QUALE LEGAME?- Quando si parla di CCVSI ci si riferisce a un difetto del flusso del sangue. In particolare di malformazioni che causano il restringimento delle principali vene cerebrali e che di fatto impediscono il corretto flusso di sangue a livello del collo, del torace e della colonna vertebrale. Secondo i primi studi pubblicati dal dottor Zamboni, la CCVSI sarebbe strettamente correlata alla sclerosi multipla e contribuirebbe a generare i danni a carico del sistema nervoso centrale tipici della malattia. Per questa ragione, sempre secondo Zamboni, la correzione della CCVSI attraverso un intervento di chirurgia endovascolare (angioplastica), potrebbe essere un efficace trattamento per migliorare i sintomi della malattia. A supporto di questa affermazione vi è per ora uno studio pilota, i cui risultati sono stati presentati lo scorso dicembre, che ha valutato l’efficacia dell' angioplastica in un gruppo ristretto di persone.

IL PARERE DELLA COMUNITA' SCIENTIFICA- Pur rappresentando una possibile strategia di cura della malattia, non tutta la comunità scientifica si dichiara d'accordo con la teoria del medico italiano. Infatti, secondo quanto emerso all'ultimo convegno ECTRIMS (European Committe for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) svoltosi a Goteborg lo scorso ottobre, i dati scientifici attuali non sono in grado né di confermare o smentire l’ipotesi di una interazione tra CCVSI e malattia, né l’eventuale efficacia dell’intervento di angioplastica. Sono numerosi infatti gli studi che sembrano smentire la teoria di Zamboni. Tra i più interessanti vi sono quelli dei gruppi di ricerca del professor Barkhof dell'Università di Amsterdam e del professor Shreiber della Humboldt University di Berlino. In entrambi gli studi, pubblicati da prestigiose riviste del settore (Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry e Annals of Neurology) emerge che non vi è nessuna relazione accertata tra la CCVSI e la sclerosi multipla.

INTERROGATIVI INSOLUTI- Nonostante questi studi siano in contrasto con le affermazioni di Zamboni, diversi sono gli interrogativi a cui rispondere. L' ostruzione venosa esiste anche nei soggetti sani? C’è in tutte le persone con sclerosi multipla? I benefici ottenuti da un eventuale intervento sono duraturi o temporanei? Si potranno replicare i risultati ottenuti da Zamboni in grandi studi controllati e eseguiti in cieco? Interrogativi ai quali non è ancora possibile rispondere e che hanno indotto la comunità scientifica a suggerire di realizzare nuovi studi clinici per testare l’ipotesi di una associazione tra CCVSI e sclerosi multipla, nonché di una possibile efficacia dell’intervento di angioplastica.

SPERIMENTAZIONI IN ATTO- Ai molti dubbi che ancora non sono stati chiariti tenterà di rispondere uno studio, promosso dall'AISM, che ha l’obiettivo di identificare la prevalenza della CCVSI nelle persone con sclerosi multipla, confrontandola con la prevalenza in altre malattie neurodegenerative e volontari sani. Un'analisi mai effettuata sino ad ora che prevede il coinvolgimento di 41 Centri clinici per la sclerosi multipla distribuiti su tutto il territorio nazionale. Lo studio coinvolgerà 1200 malati, 400 persone sane e 400 con altre patologie neurodegenerative per un totale di 2000 persone.La conclusione dei lavori e la pubblicazione dei risultati è prevista per novembre 2011.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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