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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 26-05-2017

Pembrolizumab: l'immunoterapia è la prima arma contro il tumore del polmone



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Pembrolizumab è il primo immunoterapico approvato in prima linea contro il tumore del polmone. Sarà anche il primo farmaco prescritto in base a caratteristiche molecolari dei tumori e non alla sede

Pembrolizumab: l'immunoterapia è la prima arma contro il tumore del polmone

Svolta nel trattamento del tumore del polmone: da oggi AIFA ha deciso che l'anticorpo pembrolizumab, un farmaco immunoterapico usato prevalentemente per combattere il melanoma, potrà essere somministrato come prima linea -ovvero come prima scelta di trattamento- in quelle persone affette da carcinoma polmonare non a piccole cellule aventi alti livelli del marcatore PD-L1. Una vera e propria rivoluzione se si pensa che sino ad oggi pembrolizumab poteva essere somministrato solo quando la chemioterapia classica non aveva effetti (somministrazione in seconda linea).

 

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Da qualche anno l'immunoterapia è entrata di diritto tra le opzioni terapeutiche -dopo chirurgia, chemioterapia e radioterapia- utili per combattere i tumori che sono già in metastasi. Il concetto che sta alla base di questo approccio è pilotare il sistema immunitario affinché possa rispondere in modo adeguato alla presenza di un agente estraneo come il cancro. Ad oggi, tumori che in passato lasciavano poche speranze come il melanoma, con l'immunoterapia possono essere trattati con successo cronicizzando la malattia

 

IMMUNOTERAPIA COME PRIMA SCELTA

Dal 2010 -anno di approvazione di ipilimumab, il primo farmaco immunoterapico della storia- ad oggi per l'immunoterapia è stato un susseguirsi di successi. Tra i più significativi c'è il trattamento del tumore al polmone, un cancro particolarmente aggressivo e difficile da curare. Sino ad oggi nel nostro Paese chi era affetto da carcinoma polmonare non a piccole cellule veniva sottoposto in prima battuta a chemioterapia. Solo successivamente poteva accedere a farmaci immunoterapici come il pembrolizumab. Ora con la decisione di AIFA tutto cambia. Gli oncologi, valutato il caso, potranno dedidere si somministrare il farmaco anche come prima linea.

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L'anticorpo in questione ha la capacità di bloccare la naturale predisposizione del nostro sistema immunitario di spegnere l’eccessiva risposta. Risultato? Cellule immunitarie molto più attive capaci di attaccare il cancro. Un risultato ottenibile solo se il tumore al polmone esprime sulla sua superficie la molecola PD-L1, una proteina che viene messa fuori uso da pembrolizumab.  

 

CURARE IL TUMORE NON PER SEDE MA PER CARATTERISTICHE MOLECOLARI

Ma le novità non finiscono qui perché il farmaco in questione, che si è già dimostrato attivo anche in altri tumori, ha da poco ricevuto dall'FDA (l'ente statunitense che si occupa dell'autorizzazione alla commercializzazione dei farmaci) un importante riconoscimento. Sino a poco tempo fa la tendenza degli oncologi è sempre stata quella di somministrare dei farmaci in base alla localizzazione del tumore primario. Ora, con una decisione senza precedenti, FDA ha dato indicazioni che pembrolizumab potrà essere utilizzato in tutti quei tumori che esprimo elevati livelli di PD-L1 (la proteina di superficie da inattivare in quanto causa dello spegnimento del sistema immunitario) indipendentemente dalla loro localizzazione. Una presa di posizione importante che dimostra ancora una volta l'importanza di conoscere le caratteristiche genetiche della malattia.

 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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