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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 21-10-2023

Melanoma: l'immunoterapia "sconfigge" le metastasi cerebrali



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A sette anni dalla diagnosi è vivo il 43% dei pazienti. L'immunoterapia funziona anche a livello cerebrale. I risultati presentati ad ESMO da uno studio tutto italiano

Melanoma: l'immunoterapia "sconfigge" le metastasi cerebrali

L'immunoterapia funziona, anche nelle metastasi cererbali silenti di melanoma. Per anni considerato un luogo inaccessibile, le cellule cancerose a livello cerebrale possono essere invece controllate con successo. Sono i dati a 7 anni di distanza dalla diagnosi a certificarlo: è vivo il 43% dei pazienti trattati con la combinazione di ipilimumab e nivolumab contro il solo 10% delle terapie standard. A dimostrarlo è lo studio clinico NIBIT-M2 presentato in occasione del congresso dell'European Society of Medical Oncology.

MELANOMA APRIPISTA DELL'IMMUNOTERAPIA

Sino all'avvento dell'immunoterapia il melanoma metastatico era uno dei tumori più difficili da trattare. Un dato su tutti: con la sola chemioterapia la sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi era del 5%. Oggi, utilizzando la combinazione di più farmaci immunoterapici, quasi un paziente su 2 è vivo a 7 anni dalla diagnosi. Una svolta epocale.

TRATTARE LE METASTASI CEREBRALI SILENTI

Non tutti i melanomi però sono uguali. «Circa il 40% delle persone -spiega la professoressa Di Giacomo- sviluppa metastasi a livello del sistema nervoso centrale, caratteristica che si associa ad una ridotta aspettativa di vita. In questi pazienti l’immunoterapia, a causa del suo meccanismo d’azione, non è mai stata considerata una valida strategia per arrivare a colpire il tumore metastatizzato al cervello». L’utilizzo della fotemustina, l’unico farmaco approvato in questi pazienti, non è mai stato in grado di incidere significativamente sul decorso della malattia e sulla sopravvivenza dei pazienti.

LO STUDIO NIBIT-M2

Negli anni però sempre più numerosi studi sul microambiente tumorale hanno lentamente cambiato il paradigma che considerava l'approccio immunoterapico poco utile nel trattamento delle metastasi cerebrali. Partendo da queste nuove evidenze lo studio NIBIT-M1, condotto dalla Fondazione NIBIT con la combinazione di ipilimumab e fotemustina in gruppo di 20 pazienti affetti da melanoma con metastasi cerebrali asintomatiche ha dimostrato iniziali segni di attività anche sulle metastasi cerebrali. Sulla scorta di queste osservazioni molto promettenti, Fondazione NIBIT -guidata dal professor Michele Maio- ha quindi sviluppato il trial clinico di fase III NIBIT-M2, il primo al mondo per questo genere di pazienti, volto a dimostrare l’utilità dell’immunoterapia di combinazione sulle metastasi cerebrali silenti e non precedentemente trattate.

I RISULTATI

«Lo studio -spiega la Di Giacomo - ha comparato tre differenti strategie: quella standard -attraverso la somministrazione del chemioterapico fotemustina-, la combinazione di fotemustina e ipilimumab, e la combinazione di ipilimumab e nivolumab. Dalle analisi, effettuate su 76 pazienti divisi in tre gruppi a partire da gennaio 2013 a settembre 2018, è emerso che la combinazione ipilimumab e nivolumab è stata in grado di migliorare significativamente diversi parametri tra cui, il più importante, la sopravvivenza globale rispetto alle altre due strategie di cura testate. A sette anni dalla diagnosi la percentuale di pazienti in vita è stata del 43% utilizzando la combinazione dei due immunoterapici, del 10% con fotemustina e del 10% con fotemustina e ipilimumab. Questo risultato è stato ottenuto anche garantendo ai pazienti una buona qualità di vita. Questi risultati sono perfettamente in linea con l'efficacia che si registra utilizzando la medesima combinazione nei pazienti con melanoma metastatico senza metastasi cerebrali silenti».

COMBINAZIONE DISPONIBILE ANCHE IN ITALIA

«I risultati presentati ad ESMO non fanno altro che confermare la nostra iniziale intuizione sulla possibilità di arrivare a trattare il melanoma con l’immunoterapia anche quando metastatizzato al cervello, da sempre considerato un luogo inaccessibile al trattamento immunoterapico. Un’intuizione, frutto della ricerca portata avanti da Fondazione NIBIT, capace di cambiare la pratica clinica corrente e la vita dei malati» ha spiegato il professor Maio. Cambiamento che si è concretizzato con l'approvazione al rimborso da parte di AIFA della combinazione dei due farmaci già a partire dal dicembre 2021.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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