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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 05-05-2017

Obesità infantile: in Italia calo a piccoli passi



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I nuovi dati del sistema «Okkio alla Salute» documentano un calo del sovrappeso e dell'obesità infantile tra i più piccoli. Ma i bambini italiani restano i più "rotondi" d'Europa

Obesità infantile: in Italia calo a piccoli passi

Un calo modesto, ma progressivo. Sul sovrappeso e l'obesità infantile, l'Italia sembra aver finalmente imboccato la retta via. Ma guai a cantare vittoria, perché i nostri bambini continuano a essere i più grassi d'Europa. Hanno un sapore agrodolce gli ultimi dati del sistema di sorveglianza «Okkio alla Salute», presentati a dieci anni dalla prima rilevazione. In due lustri i bambini in sovrappeso o obesi sono diminuiti del tredici per cento. Ma la situazione, lungo la Penisola, rimane ancora oltre i livelli di guardia. «Permangono forti differenze tra il Nord e il Sud del Paese, con un gradiente crescente», avverte Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, che coordina le rilevazioni per conto del ministero della Salute. 


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SERVONO GENITORI PIU' CONSAPEVOLI

I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 98.000 persone: equamente ripartiti tra bambini e genitori. L'indagine ha svelato come la quota di bambini obesi (6-10 anni) sia scesa al di sotto del dieci per cento (9,3). Mentre quella dei coetanei in sovrappeso s'attesta oggi attorno al venti per cento (21,3). Percentuali che, riportate in valore assoluto, equivalgono a dire che un bambino su cinque è in sovrappeso e uno su dieci obeso. Quanto basta per definire «l'obesità uno dei maggiori problemi di salute pubblica del nostro Paese», prosegue Ricciardi. «Gli ultimi dati sono un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati. Ma resta molto da fare, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. I genitori devono fare la loro parte. Circa il 40 per cento delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma».

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GLI ERRORI A TAVOLA PARTONO DALLA COLAZIONE

La rilevazione relativa al 2016 ha messo in luce la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari errate, nonostante un lieve incremento dei consumi di frutta e verdura e una riduzione per quel che riguarda le bibite zuccherate e gassate. Riscontri comunque insufficienti per definire bilanciata la dieta che segue gran parte dei bambini italiani. L'8 per cento di essi, come spiega Angela Spinelli, epidemiologa del centro nazionale di prevenzione delle malattie e promozione della salute «salta la prima colazione, mentre uno su tre ne fa comunque una inadeguata, che finisce per condizionare negativamente l'equilibrio degli altri pasti della giornata». Nella pratica ciò equivale a una merenda troppo sostanziosa e a un pasto troppo povero, quasi sempre caratterizzato dal classico «non mi va» che i bambini riservano sopratutto alla frutta e alla verdura.


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BAMBINI ITALIANI TROPPO SEDENTARI

Una tendenza negativa che si riflette anche sulle attitudini sportive e sulla sedentarietà dei bimbi italiani. Il 23,5 per cento dei bambini svolge giochi di movimento non più di un giorno a settimana, il 33,8 per cento dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di una volta a settimana e il diciotto per cento non aveva fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine. Attitudini che si radicano ancora di più grazie all’uso scorretto della tecnologia: il 44 per cento ha la tv in camera, il 41 per cento la guarda o usa videogiochi, cellulari e tablet per più di due ore al giorno (che è il massimo del tempo consentito dagli esperti).


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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