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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 16-07-2013

La dieta che allevia il reflusso gastroesofageo



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La malattia da reflusso gastroesofageo è controllabile. Il disturbo gastrico può essere tenuto sotto controllo grazie a una dieta adeguata.

La dieta che allevia il reflusso gastroesofageo

Può oltremodo aggravarsi, fino a rappresentare il primo fattore di rischio per uno sviluppo neoplastico.

Ma, nella maggior parte dei casi, la malattia da reflusso gastroesofageo è controllabile, pur dovendo accettarla per tutta la vita.

Le cause sono anatomiche o motorie.

 

I SINTOMI DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO

I sintomi piuttosto fastidiosi: i pazienti lamentano un bruciore alla bocca dello stomaco (dovuta all’azione lesiva dell’acido cloridrico) e il rigurgito del bolo alimentare (a volte fino alla bocca) nelle due ore successive al pasto.

Il disturbo, più diffuso nelle donne che affrontano una gravidanza in età avanzata, è dovuto a una perdita di tono del cardias (la valvola che regola il passaggio del cibo tra l’esofago e lo stomaco) o a un’alterata motilità nel tubo digerente.

Ne soffre almeno il 15% della popolazione italiana, ma il dato è omogeneo in tutto l’Occidente. Perciò, nella comunità scientifica, è tra i più dibattuti.

Il Journal of gastroenterology ha recentemente pubblicato le nuove linee guida dell'American college of gastroenterology per la diagnosi e la terapia.

L’articolo affronta i sintomi extra-esofagei: quali asma, tosse cronica e laringiti. E le complicanze: come esofagite erosiva, stenosi peptica ed esofago di Barrett.

Trattata è anche la gestione dei pazienti in cura con farmaci, gli inibitori della pompa protonica (Ppi), ritenuti efficaci e sicuri nei bambini e nelle donne in maternità, ma in alcuni casi in grado di innescare eventi avversi: quali mal di testa, diarrea, dispepsia e osteoporosi.

«Sono farmaci che attenuano la secrezione acida dello stomaco e vengono somministrati in una dose minima che oscilla dai 10 ai 40 milligrammi, a seconda del prodotto utilizzato», commenta Pier Alberto Testoni, direttore dell’unità operativa di gastroenterologia ed endoscopia digestiva del San Raffaele di Milano.

«In alcuni casi sono associati a farmaci procinetici, che migliorano la motilità gastrica, o all’alginato, in grado di creare una barriera schiumosa che impedisce la risalita del cibo nell’esofago».

 

 

COME RICONOSCERE
E CURARE UN'ULCERA GASTRICA?

 

DIETA PER IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO

Tenere sotto controllo il peso è quanto viene richiesto ai pazienti, ancor prima di iniziare la terapia. È questa, secondo gli esperti, l’unica raccomandazione riguardante lo stile di vita. Ben venga, dunque, l’attività fisica.

Per il momento, invece, sono stati parzialmente assolti gli alimenti ritenuti corresponsabili della malattia: caffè, caffeina, cioccolato, piatti piccanti, agrumi, cibi grassi e menta.

«Sono cibi che il paziente affetto da malattia da reflusso può mangiare, purché non in abbondanza», sostiene Fabio Monica, direttore della divisione di gastroenterologia ed endoscopia digestiva degli ospedali Riuniti di Trieste e consigliere nazionale dell’Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri (Aigo).

«Non bisogna consumare pasti abbondanti, soprattutto a tarda sera. Altri due accorgimenti riguardano il fumo e l’alcol: evitandoli si attenuano i segni della malattia».

Importante è non sdraiarsi subito dopo un pasto e sollevare la testata del letto di 10-15 centimetri: così la forza di gravità impedisce la risalita del bolo alimentare. 

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LA CHIRURGIA

È il trattamento più drastico, ma anche quello meno diffuso. L’intervento è mirato a ristabilire la corretta funzionalità del cardias.

Ma quando la malattia da reflusso è causata da un’alterata motilità nell’esofago o nello stomaco, la chirurgia non è risolutiva. «L’esperienza mi dice che soltanto sul 5-10% dei pazienti si interviene in questo modo - prosegue Testoni -.

Molti di loro sono giovani costretti a una terapia permanente.

Va bene anche per gli adulti, purché si sia certi della diagnosi documentata dall’esame attraverso ph-impedenziometria».

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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