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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 03-03-2015

Olio di palma: fa davvero così male alla salute?



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Lo si trova in molti prodotti confezionati ed è ricco di grassi saturi. Il burro, però, ne nasconde di più e al momento non sono stati trovati sostituti all’altezza

Olio di palma: fa davvero così male alla salute?

È nel mirino da un po’, per i suoi presunti effetti dannosi a carico della salute. L’olio di palma è un ingrediente di origine vegetale che compare in tantissimi prodotti da forno, a partire da quelli per la colazione, nelle creme spalmabili, nei brodi, nelle zuppe e in alcuni piatti pronti.

Vista la crescente sensibilizzazione sul tema e la necessità di imporre la sua presenza necessariamente in etichetta - non è più possibile camuffarla dietro la dicitura di oli vegetali -, anche i produttori hanno iniziato a farne a meno, quando possibile. Ma l’olio di palma fa davvero male alla salute?

Il colesterolo alto si vince con una buona alimentazione

TROPPI GRASSI SATURI?

«I rischi sono legati all’eccessivo consumo di grassi saturi e non a una singola fonte alimentare - spiega Andrea Ghiselli, medico nutrizionista e ricercatore del Cra-Nut -. L’olio di palma s’è diffuso quando si è cercata un’alternativa alla margarina ed è oggi molto utilizzato perché assicura una buona fragranza a tutti i prodotti da forno». L’ingrediente è ricco di acidi grassi saturi, il cui consumo eccessivo risulta correlato a un aumento del rischio cardiovascolare.

Detto ciò, l’olio di cocco e il burro ne custodiscono una quantità maggiore. Ma è dell’olio di palma che oggi parlano tutti. Sostituirlo è possibile, ma in pochi casi si ottiene un reale vantaggio per la salute.

Dopo un infarto per il colesterolo vale la regola del 70

COLESTEROLO ALTO

Sul suo profilo nutrizionale non si registrano posizioni ufficiali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Per cercare qualche informazione in più, occorre spulciare la letteratura scientifica.

Ciò che emerge è un quadro non ancora del tutto definito. Risale a pochi mesi fa un lavoro italiano pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition da cui, dopo la revisione di 51 studi, è emerso come diete ricche in olio di palma e acido stearico (un acido grasso presente nell’olio di palma) aumentino la quantità di colesterolo totale più di quanto non accada in diete abbondanti di altri acidi grassi saturi (stearico e laurico). Nessuna variazione significativa, però, è emersa sui valori del colesterolo “cattivo” Ldl. «L’olio di palma è uno dei pochi oli vegetali saturi e, come tale, favorisce la crescita delle placche aterosclerotiche all’interno delle arterie - sostiene Giulio Marchesini Reggiani, direttore del dipartimento di dietologia clinica al policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna -. Sostituirlo, però, non è così facile: costa poco e assicura una buona resa». 

L'OLIO DI PALMA FA MALE ALLA SALUTE?

COME LO SI SOSTITUISCE?

L’esperimento è stato fatto in diverse ricerche, preferendo oli di girasole, di soia e di oliva. Ma il rimpiazzo di un solo componente non ha sempre modificato in maniera significativa il profilo lipidico di un alimento. «Piuttosto che puntare un dito con un ingrediente, converrebbe ragionare sulla qualità complessiva della dieta - dichiara Massimo Pellegrini, docente di scienze tecniche dietetiche applicate all’Università di Modena e Reggio Emilia -. Le linee guida consigliano a un soggetto sano un consumo quotidiano di grassi saturi non superiore al 10% rispetto all’introito energetico complessivo.

Se i valori di colesterolo sono nella norma, si può fare colazione con prodotti confezionati anche ogni mattina.

Tutt’al più conviene incrementare nel corso della giornata l’apporto di acidi grassi polinsaturi: il loro effetto protettivo limita l’azione di quelli saturi».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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