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Alimentazione
Caterina Fazion
pubblicato il 27-06-2023

Allergia alle arachidi nei bambini: contrastarla è possibile?



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L’immunoterapia somministrata tramite un cerotto potrebbe rappresentare una valida soluzione per combattere l’allergia alle arachidi nei più piccoli, e non solo

Allergia alle arachidi nei bambini: contrastarla è possibile?

Quella alle arachidi, anche nei bambini, è una delle allergie alimentari più pericolose, che può causare reazioni allergiche gravi.

Contrastarla è possibile? Secondo un gruppo di ricercatori statunitensi del Children’s Hospital Colorado potrebbe bastare un cerotto. In un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, infatti, hanno descritto le potenzialità desensibilizzanti di una nuova forma di immunoterapia epicutanea, somministrata proprio tramite un cerotto.

 

LO STUDIO

Per risolvere l’allergia alle arachidi nei bambini l’idea è quella di allenare il loro sistema immunitario a tollerare meglio questi alimenti. Come? Esponendoli a minuscoli frammenti di proteine di arachidi presenti nel cerotto.

Sono stati coinvolti 362 bambini, di età compresa tra 1 e 3 anni, di cui l’84,8% ha completato lo studio. Gli scienziati americani hanno dimostrato che il cerotto, indossato quotidianamente per un anno, è stato in grado di offrire a due terzi di loro una significativa riduzione della sensibilità alle proteine delle arachidi. Dopo 12 mesi, il 67% dei bambini che hanno indossato il cerotto, contro il 33% di quelli che hanno assunto placebo, ha raggiunto un alto grado di tolleranza immunitaria, che ha permesso loro di poter ingerire piccole porzioni di frutta secca senza sviluppare reazioni avverse. Eventi gravi, invece, si sono verificati nell'8,6% dei pazienti del gruppo di intervento e nel 2,5% di quelli del gruppo placebo. Diffuso e comune effetto collaterale è stata invece l’eruzione cutanea.

 

POTENZIALITÀ E VANTAGGI

Questo cerotto può effettivamente desensibilizzare il sistema immunitario, aiutando a modificare e combattere un’allergia come quella alle arachidi?

«Per avere certezza della validità, sicurezza ed efficacia di questo metodo sarà opportuno fare studi su più larga scala, seguiti da lunghi follow-up – spiega la professoressa Eleonora Nucera, Direttore U.O.S.D.  di Allergologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma –, ma le potenzialità sono senza dubbio importanti. La modalità percutanea per desensibilizzare a un allergene è stata utilizzata in passato anche nel nostro ospedale per un’altra allergia, quella al lattice. Questa via di somministrazione del vaccino è risultata efficace, ma lunga. Per desensibilizzare i pazienti, infatti, abbiamo impiegato un anno, ma alla fine il risultato è stato positivo per cui verosimilmente anche anche per l'allergia alle arachidi potrà essere efficace. Tuttavia non va dimenticata una cosa: il paziente, una volta che ha raggiunto la tolleranza clinica a un allergene, deve continuare il contatto o l'ingestione dell'alimento. Se si lascia passare troppo tempo, un nuovo contatto con l'allergene rischia di provocare gravi reazioni».

 

ESISTONO ALTRI METODI?

Oltre all’immunoterapia epicutanea tramite cerotto, esistono altri metodi utili alla desensibilizzazione nei confronti delle proteine delle arachidi?

«Esiste un altro metodo, già in uso, per ottenere la desensibilizzazione agli allergeni contenuti nelle arachidi», illustra Eleonora Nucera. «Si utilizza l'alimento fresco, ovvero le arachidi tostate, iniziando con dosi infinitesimali fatte assumere per bocca al soggetto, fino ad arrivare all’ingestione di dieci grammi di arachidi, ovvero dieci baccelli che il paziente deve continuare a mangiare due o tre volte alla settimana. Certo, il metodo del cerotto sembrerebbe molto più comodo, ma anche in questo caso sarebbe necessario continuare ad avere un contatto con l’allergene per evitare future reazioni avverse e violente».

 

QUANDO ESORDISCE L’ALLERGIA?

«In America, dove il burro di arachidi è alla base dell’alimentazione fin da bambini – prosegue la professoressa Nucera –, le allergie alle arachidi sono molto diffuse, circa il 2,5% di persone ne soffre. In Italia, invece, dove specialmente i più piccoli le mangiano raramente e saltuariamente, si parla dell’1% della popolazione colpita. Sono molto più diffuse le allergie al latte e alle uova che in una buona percentuale spariscono da sole con la crescita. L'allergia alle arachidi, invece, che di solito si instaura in bambini al di sopra dei sei anni, e ancora più comunemente negli adolescenti, tende a persistere fino all'età adulta e non regredisce spontaneamente, se non in rarissimi casi».

 

COME AVVIENE LA SENSIBILIZZAZIONE?

Essere sensibilizzati a un determinato allergene significa possedere anticorpi IgE diretti contro quella determinata sostanza, cosa che può portare all’instaurarsi di una reazione immunologica più o meno importante. Sicuramente è determinante presentare una predisposizione genetica ad avere questo tipo di risposta. Inoltre, uno dei fattori più importanti per essere sensibilizzati è soffrire di eczema, a esordio precoce. Questo fa sì che, attraverso la cute lesa, l'organismo possa incontrare allergeni con cui normalmente viene in contatto per via inalatoria o digestiva, per cui si ha una sorta di sensibilizzazione trans cutanea che favorisce l'insorgenza di allergia. Questo è uno dei meccanismi più accreditati, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti: il bambino che fin da piccolo ha la dermatite atopica ha più probabilità degli altri di essere sensibilizzato agli allergeni alimentari che vengono maneggiati e ingeriti da familiari che poi entrano in contatto con il bambino stesso.

 

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI

Non tutte le allergie sono uguali, e per questo la diagnosi è fondamentale.

«L’allergia alle arachidi – spiega la professoressa Nucera – si manifesta con sintomi variabili: si passa da sintomi cutanei fino a sintomi che coinvolgono più organi e apparati come quelli respiratori e gastro-intestinali, fino ad arrivare allo shock anafilattico che è l'evento più grave che, anche se in meno dello 0,01% dei casi, può avere esiti fatali. Grazie alla diagnosi, effettuata con test cutanei (prick test), dosaggio delle igE specifiche e test di attivazione dei basofili, esame poco diffuso, ma molto valido, si può distinguere tra allergia primaria e allergia crociata. Nell’allergia primaria, ovvero selettiva per le arachidi o per la frutta secca, oltre a non assumere arachidi e burro di arachidi, sono da evitare anche gli altri tipi di frutta a guscio e tutti gli alimenti che contengono la dicitura “può contenere tracce di arachidi”. Ricordiamo poi che l’allergenicità delle arachidi aumenta con la cottura. Le allergie crociate, invece, sono quelle in cui si è allergici ad allergeni con una struttura analoga, chiamati panallergeni, presenti in numerosissimi alimenti (e pollini, ndr). Anche in questo caso si possono sperimentare reazioni di diverse entità: da disturbi al cavo orale, fastidiosi ma non pericolosi, a sintomi più gravi: dipende dall'allergene coinvolto».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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