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Redazione
pubblicato il 21-03-2013

Mamme in attesa: non alzate troppo il gomito



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Bere alcol durante la gravidanza aumenta il rischio per i neonati di essere vittime della cosiddetta “ morte improvvisa in culla”. Uno studio internazionale dimostra inoltre che può essere causa di difetti congeniti nel nascituro e ritardi nello sviluppo

Mamme in attesa: non alzate troppo il gomito

 

 

Quando si parla di “morte improvvisa in culla”, (Sids) si affronta un argomento delicato e irrisolto: non per scarsa applicazione scientifica, ma perché le cause sono diverse e in buona parte ancora sconosciute. Oggi, però, le donne hanno un motivo in più per tenersi lontano dall'alcol durante la gravidanza. Un caso su sei di morte improvvisa del lattante può infatti essere legato al forte consumo di etanolo durante la gestazione o nel periodo successivo al parto: è l'evidenza emersa da uno studio condotto dall'università Curtin di Perth, in Australia, pubblicato sulla rivista Pediatrics.

DATO RILEVANTE - L'indagine è stata condotta su 78mila donne che hanno partorito fra il 1983 e il 2005, comparando il numero di decessi di neonati nati da madri a cui era stato diagnostico un problema di alcol, con i casi di bambini messi al mondo da donne senza tale diagnosi. Si è così notato un rischio di morte per “Sids” sette volte superiore nei piccoli del primo gruppo. Il dato era nove volte maggiore se la madre aveva bevuto anche durante il primo anno del bambino. «Lo studio dimostra come l'alcol aumenti il numero di casi di morte improvvisa in culla attraverso un effetto diretto ma anche indiretto, poiché fa crescere il neonato in un ambiente a rischio», spiega Colleen O'Leary, ricercatore a capo dello studio.

PERICOLO - «L'etanolo è una molecola tossica che ha un’alta affinità con i lipidi. Nel feto è attratto dalla membrana delle cellule nervose, a cui si lega fino a determinare progressivamente la loro morte», sostiene Emanuele Scafato, gastroenterologo e direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di sanità. «L'alcol attraversa la placenta a una concentrazione equivalente a quella ingerita dalla madre, che dovrebbe farne a meno già nei mesi che precedono la gravidanza, quando è programmata». I postumi dell'alcolemia dipendono dalla dose, dalla frequenza e dal periodo di consumo. Lo spettro delle possibili ripercussioni è ampio: si va dal rischio di aborto all'insorgenza di difetti congeniti e ritardi nello sviluppo del neonato. Ad alto rischio è considerato il primo trimestre, in cui la donna può non sapere di essere incinta.

Fabio Di Todaro

@fabioditodaro


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