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Redazione
pubblicato il 01-01-2013

Una retina artificiale per leggere il Braille



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Un dispositivo di ultima generazione, montato su degli occhiali, capta i segnali luminosi e invia le informazioni Braille direttamente al cervello che ‘legge’ con gli occhi

Una retina artificiale per leggere il Braille

Un dispositivo di ultima generazione, montato su degli occhiali, capta i segnali luminosi e invia le informazioni Braille direttamente al cervello che ‘legge’ con gli occhi

Parole in braille lette attraverso una proiezione visiva, senza più il contatto dei polpastrelli, grazie ad una retina artificiale progettata da una azienda svizzera. A testimoniare il successo del dispositivo, ultimo traguardo tecnologico in ambito di neuroscienze, è uno studio pubblicato sulla rivista ‘Frontiers in Neuroprosthesis’.

LA RETINA ARTIFICIALE– Si chiama Argus II ed è una retina artificiale. C’è chi preferisce definirla ‘occhio bionico’ e chi semplicemente protesi, ma comunque la si voglia chiamare il risultato è uno solo: essa consente ai non vedenti di tornare a leggere un libro con i propri occhi. Un traguardo insperato, quasi impossibile solo fino a qualche anno fa. Già sperimentato in vari paesi, Argus II è il primo dispositivo in grado di restituire parzialmente la visione persa a causa di importanti malformazioni o di malattie degenerative della vista, quali la retinite pigmentosa. «Questo è possibile grazie ad una protesi – spiega Silvestro Micera, docente all’Ecole Polytechnique di Losanna e alla Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa - costituita da una mini-telecamera, montata su un paio di occhiali, un piccolo computer per elaborare le immagini, un’antenna e un apparato recettore installato direttamente sulla retina». Attraverso questa strumentazione, le immagini vengono catturate e digitalizzate, poi captate dall’antenna e inviate al microchip sulla retina, costituito da 60 elettrodi. Il cervello, ricevuti gli impulsi elettrici trasmessi mediante il nervo ottico, li trasforma in percezioni di forme luminose che originano l’immagine. «La protesi – continua lo specialista - sopperisce così al cattivo funzionamento delle cellule che captano i segnali luminosi nell'occhio sano e consente ai non vedenti di riconoscere oggetti in movimento, contarli, localizzarli e distinguerli nell’ambiente circostante».

LA SPERIMENTAZIONE– Siamo ancora in fase di sperimentazione, ma dopo i risultati ottenuti su una decina di pazienti non vedenti (in Italia i primi impianti sono gia’ stati effettuati presso il Dipartimento di Chirurgia Oculistica dell’Azienda Universitaria Ospedaliera di Pisa) si stanno testando tutte le potenzialità di questo dispositivo. La speranza dei ricercatori è infatti che, oltre al codice Braille, i non vedenti possano decifrare molto di più con gli occhi. «Lo studio clinico pubblicato su Frontiers in Neuroprosthesis – conclude Micera – mostra che la retina artificiale consente di leggere i caratteri Braille in meno di un secondo con una accuratezza dell’89% in caso di singole lettere, dell’80% in parole formate da 2 lettere, del 60% in quelle da 3, e del 70% di quelle da 4». Ora, su queste premesse, si sta lavorando allo sviluppo di un prototipo simile capace di fornire fino a 1.500 elettrodi, con tutti i benefici alla vista che ne conseguono, grazie all’utilizzo di una tecnologia ancora più avanzata che, a differenza della telecamera su occhiali, dovrebbe utilizzare dei microchip sensibili alla luce impiantati direttamente negli occhi.

Francesca Morelli


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