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Fumo
Caterina Fazion
pubblicato il 09-01-2023

Tabacco e cannabis: quali sono i danni alla salute nei co-utilizzatori?



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Tabacco e cannabis hanno un elevato impatto dal punto di vista biologico, psicologico e sociale. Ma cosa succede alla nostra salute quando queste sostanze vengono utilizzate insieme? La parola all’esperto

Tabacco e cannabis: quali sono i danni alla salute nei co-utilizzatori?

Tra le sostanze psicoattive più diffuse al mondo, spesso utilizzate assieme con varie modalità, troviamo tabacco e cannabis. Quali sono i danni alla salute nei co-utilizzatori? La tossicità di queste due sostanze utilizzate insieme risulta aumentata? Esistono strategie terapeutiche particolari per aiutare i soggetti nella disassuefazione?

Per rispondere a queste domande abbiamo chiesto l’aiuto del dottor Liborio Martino Cammarata, già Direttore del Dipartimento Interaziendale di Patologia delle Dipendenze delle AA.SS.LL. di Novara, Biella, Vercelli, VCO e Referente Coordinatore della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB) - Piemonte.

 

GLI EFFETTI TOSSICI DA CO-UTILIZZO

Fumare sia tabacco sia marijuana sembra aumentare sinergicamente il rischio di sintomi respiratori. A rilevarlo è uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal che ha evidenziato come in due popolazioni esaminate, per un totale di 6728 adulti tra i 20 e i 59 anni, a parità di numero quotidiano di sigarette fumate, coloro che usavano la cannabis avevano indicatori oggettivi di funzionalità respiratoria nettamente peggiori rispetto agli altri. In particolare, hanno manifestato sintomi respiratori più frequenti e maggiori probabilità di sviluppare la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

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I GIOVANI PERCEPISCONO MENO I RISCHI

L’associazione tabacco-cannabis rende significativamente più difficile il conseguimento di una disassuefazione completa. Quali sono i motivi?

«Innanzitutto, la fascia demografica più colpita da questa co-dipendenza è quella degli adolescenti e dei giovani adulti – spiega il dottor Cammarata – ovvero una popolazione che percepisce meno i rischi sanitari legati al consumo, soprattutto quelli a lungo termine. Questi soggetti, infatti, si trovano in una fase di vita dove la sperimentazione e la ricerca di sensazioni nuove sono molto spiccate; spesso impiegano i prodotti a base di queste due sostanze proprio a scopo ricreativo, socializzante, rilassante, ansiolitico. Inoltre, adolescenti e giovani adulti tendono a non avere coscienza dei possibili problemi di “dipendenza” ed elaborano le informazioni usando circuiti neuronali diversi, e con differenti risultati, rispetto ai soggetti più maturi. I giovani sono più rapidi ed intuitivi, ma gli adulti tendono a porre domande prima di esporre la propria valutazione, ottenendo così informazioni più adeguate».

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L'AZIONE DI RINFORZO TRA NICOTINA E THC

La complessità della disassuefazione nell’uso duale è dovuta anche all’azione di rinforzo che si esercita reciprocamente tra nicotinaTHC, il delta-9-tetraidrocannabinolo, uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis, in cui l’una fa da traino biomolecolare all’altra, e viceversa, nell’innesco e nella perpetuazione della dipendenza.

«Va considerato inoltre che, nell’uso di spliff, ovvero sigarette che contengono sia la marijuana sia il tabacco, e nell’uso di blunt, cartine di canapa per rollare sigarette con sembianze di sigari, il tabacco aumenta l’efficienza di vaporizzazione del THC fino al 45% in più», prosegue Liborio Martino Cammarata. «Di conseguenza, incrementa notevolmente l’inalazione e l’assorbimento di quest’ultimo, rendendo più appetibili, intensi e ricercati gli effetti dell’uso duale rispetto alla sigaretta contenente solo cannabis, detta comunemente spinello».

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LE STRATEGIE TERAPEUTICHE

Per trattare la dipendenza da tabacco si utilizzano solitamente farmaci come citisina, vareniclina, quando sarà di nuovo disponibile sul mercato, o bupropione, associabili ai prodotti a base di nicotina (NRT) e terapia Cognitivo Comportamentale per una durata di 12 mesi, compreso follow- up clinico. Recenti studi hanno inoltre suggerito che tecniche non invasive, quali la stimolazione magnetica trans-cranica (rTMS) e la stimolazione magnetica trans-cranica a corrente diretta (tDCS) possano essere modalità promettenti per il trattamento della dipendenza da tabacco e per la riduzione del craving da tabacco, ovvero la voglia fortissima e irresistibile di fumare.

«Per il trattamento della dipendenza da cannabis - precisa Cammarata -, la mancanza di farmaci specifici validati scientificamente, anche se tra essi ve ne sono di promettenti, dirotta i principali tentativi alla terapia motivazionale-comportamentale nelle sue varie prospettive e sfaccettature. Questo, tuttavia, penalizza i risultati in termini di raggiungimento della cessazione per la scarsa gestione dell’astinenza fisica».

Non mancano interventi sperimentali che impiegano il computer per indurre la disassuefazione da cannabis attraverso video informativi e esercizi interattivi. Nei co-utilizzatori sembra promettente anche l’associazione Intervento Motivazionale/Mindfulness, soprattutto nelle donne.

 

IL RISCHIO DI POLI-DIPENDENZE

«L’aumento del numero dei co-user di tabacco e cannabis - conclude il dottor Cammarata - è favorito dal forte legame tra le due sostanze e predispone al verosimile rischio d’uso di altre sostanze psicoattive, che appare legato a un insieme di fattori familiari, ambientali e sociali che, uniti a quelli genetici e al rinforzo sinergico esercitato dalle due sostanze, rende l’ambiente un terreno di coltura sempre più favorevole allo sviluppo di poli-dipendenze. La co-dipendenza da tabacco e cannabis è una realtà molto diffusa nel mondo e gli attuali scenari politico-sanitari, che sembrano orientati verso la legalizzazione e il commercio di prodotti a base di THC con percentuali sempre crescenti di principio attivo, suggeriscono che tale patologia tenderà ad aumentare».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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