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Ginecologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 27-11-2019

Acido folico e allattamento: le mamme italiane possono fare meglio



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Un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità svela i comportamenti delle donne in fase perinatale. Sono ancora in troppe a fumare e a bere alcolici in gravidanza

Acido folico e allattamento: le mamme italiane possono fare meglio

Sono sicuramente più consapevoli rispetto al passato. Ma necessitano ancora di un supporto, per avvicinarsi a quello che dovrebbe diventare lo standard. Le mamme italiane sono sempre più impegnate a garantire il benessere del proprio figlio fin dalla gravidanza. Lo si evince dai risultati preliminari di uno studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità, che ha monitorato le abitudini di quasi 30mila donne relativamente a una serie di comportamenti: dall'assunzione di acido folico al rispetto del periodo di allattamento esclusivo al seno, dall'abolizione del fumo e del consumo di bevande alcoliche in gravidanza al rispetto delle indicazioni riportate nel calendario vaccinale. Quello che emerge è uno scenario con più luci che ombre. Sicuramente perfettibile, però.


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L'IMPORTANZA DEI PRIMI MILLE GIORNI

L'indagine è stata condotta «agganciando» e intervistando le donne nei centri vaccinali di 11 Regioni, tra la fine dello scorso anno e la primavera del 2019. Obbiettivo: misurare la diffusione delle buone pratiche relativamente ad alcuni aspetti cruciali nei primi mille giorni di vita di un bambino. Il periodo comprende i nove mesi di gravidanza più i primi due anni di vita. In questo arco di tempo le scelte adottate dai genitori sono cruciali per lo sviluppo e la crescita del feto prima e del bambino poi. Ma anche per la salute del futuro adulto. Numerose ricerche hanno infatti evidenziato come quello che accade in questi primi mille giorni può influenzare la predisposizione allo sviluppo di varie malattie: da quelle cardiovascolari ad alcune psichiatriche, fino a diverse forme di cancro. Per proteggere i bambini, quasi tutta la prevenzione ruota attorno all'adozione di un corretto stile di vita. Da qui la decisione di misurare l'impatto di diversi anni di campagne informative sulle scelte assunte dalle donne nel periodo della gravidanza e dell'allattamento.  

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ACIDO FOLICO: ASSUNZIONE NON SEMPRE TEMPESTIVA

Tra i vari aspetti indagati, particolare attenzione è stata riservata all'assunzione di acido folico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne raccomanda l'assunzione quotidiana di 400 microgrammi: a partire dal mese precedente l’inizio della gravidanza e fino ai tre successivi, per ridurre il rischio di malformazioni neonatali. Dall'indagine si evince che quasi
la totalità delle mamme interpellate (97,3 per cento) aveva integrato la dieta con l'acido folico durante l'attesa. Ma erano state in poche (21,7 per cento) a farlo in maniera appropriata, iniziando ad assumere gli integratori almeno un mese prima del concepimento. La carenza di acido folico rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di alcune malformazioni congenite, come la spina bifida (incompleta chiusura di una o più vertebre: da cui la malformazione del midollo spinale) e l'anencefalia (il feto risulta privo della volta cranica). Ma l’acido folico è essenziale anche per la maturazione delle cellule cutanee e del midollo osseo, oltre che dell’embrione nel suo complesso. 


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MENO DI 1 DONNA SU 4 ALLATTA FINO AL SESTO MESE

Un altro capitolo importante della ricerca riguarda l'allattamento al seno. Quello esclusivo, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe durare almeno sei mesi. Scenario che, stando ai risultati raccolti, riguarda nel complesso meno di 1 donna su 4, con una variabilità che oscilla tra il 16.6 per cento e il 44.7 per cento (le quote più basse sono state rilevate nelle regioni del Sud). Un bambino su 10, inoltre, risulta non essere mai stato allattato nei primi mesi di vita. I benefici dell'allattamento per la mamma e per il bambino sono così consolidati che le principali autorità scientifiche suggeriscono di prolungarlo anche fino ai due anni. Peculiarità del latte materno è quella di «adattarsi ai bisogni delle varie fasi di crescita, cambiando composizione in base a quelle che sono le esigenze nutrizionali di un neonato in crescita», ricorda Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia. «L’allattamento è il primo mezzo per creare un legame stabile e positivo tra la mamma e il neonato».

TROPPO FUMO E ALCOL IN GRAVIDANZA

In gravidanza, così come nel periodo successivo al parto, ci sono due cose che una donna non dovrebbe mai fare: fumare e bere alcolici. Questo perché le conseguenze per il feto (prima) e per il neonato (poi) rischiano di essere molto gravi. Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di partorire prima del previsto, dando alla luce un neonato con un peso più basso. I bambini esposti al fumo passivo convivono inoltre con una probabilità più alta di sviluppare diverse malattie respiratorie, tra cui l'asma. Su questo aspetto, la consapevolezza delle donne è piuttosto alta, anche se non è irrilevante quel 6.2 per cento di future mamme che hanno dichiarato di aver fumato durante la gravidanza. Di poco più alta (8.1 per cento) la quota relativa al periodo dell'allattamento. I bambini potenzialmente esposti al fumo passivo a causa della convivenza con almeno un genitore fumatore sono stati tra il 27 per cento e il 46.5 per cento (valori più elevati nelle regioni del Sud). Molto più strada da fare, invece, c'è da fare sull'informazione relativa ai rischi legati al consumo di bevande alcoliche. La quota di mamme che ha riferito di averle assunte almeno 1-2 volte al mese in gravidanza e allattamento è risultata pari - rispettivamente - al 19.7 per cento e al 34.9 per cento. Il dato dimostra una generale sottovalutazione dei rischi, anche da parte dei ginecologi. Il consumo di birra e vino durante i nove mesi può determinare - il rischio cresce di pari passo con i consumi - aborti, parti prematuri, malformazioni congenite, morti improvvise in culla e difficoltà cognitive. 


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A LETTO A PANCIA IN SU

I neonati, nel primo anno di vita, devono dormire a pancia in su. L'accorgimento, tra i più efficaci per prevenire le morti improvvise in culla, non è ancora abbastanza conosciuto dalle mamme italiane. Dalla rilevazione risulta infatti che la maggioranza di loro mette a dormire il proprio bambino supino (64.1 per cento). Ma è comunque ancora consistente l'adozione di posizioni diverse da quella raccomandata, con oltre un quarto delle mamme (26 per cento) che pone il proprio bambino sul fianco all'interno della culla. Altre precauzioni da adottare per evitare il più tragico degli eventi dovrebbero portare a condividere la stanza (ma non il letto) con il neonato, a rimuovere dal lettino il cuscino e tutti gli oggetti (giochi, peluche, copertine, lenzuola o vestitini) che possono ostruire le vie respiratorie del bambino ed evitare l'esposizione pre e post-natale al fumo di tabacco


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Intercettando le donne negli ambulatori vaccinali, i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità non hanno infine trascurato di indagare le conoscenze e le percezioni dei genitori riguardo a una delle tematiche più divisive degli ultimi anni. L'80.5 per cento delle mamme ha dichiarato di voler effettuare tutte le vaccinazioni: sia quelle obbligatorie sia quelle raccomandate. Un dato che dimostra come l'azione informativa portata avanti a più livelli in concomitanza l'introduzione dell'obbligo, oltre a determinare un aumento dei tassi di copertura, sta contribuendo a far risalire la fiducia nei confronti di uno dei più efficaci strumenti di prevenzione. I bambini vaccinati, è un dato di fatto, si ammalano di meno rispetto a quelli che non lo sono. Ma l'opera di condivisione della consapevolezza non deve fermarsi, se l'obbiettivo è ridurre la quota di mamme intenzionate a effettuare soltanto le vaccinazioni
obbligatorie (15.1 per cento) e quelle delle indecise (4.3 per cento).


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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