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Ginecologia
Angelica Giambelluca
pubblicato il 31-03-2022

Infezioni delle vie urinarie: quando l'antibiotico non basta



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Un fenomeno frequente spesso trattato con gli antibiotici. A causa delle resistenze però occorrono nuovi approcci. Una soluzione potrebbe essere la metenamina ippurato. I risultati sul British Medical Journal

Infezioni delle vie urinarie: quando l'antibiotico non basta

Capita a una donna su due, e su quattro donne colpite, una di sicuro svilupperà recidive nel corso della vita. Parliamo delle infezioni urinarie, un disturbo del tratto urinario (Reni, Uretra e Vescica) che colpisce soprattutto le donne e che fino ad oggi è stato curato soprattutto con antibiotici, che al momento rappresentano il gold standard. Ma con l’aumento della resistenza agli antimicrobici, questa strada non può più essere l’unica percorribile. Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal ha riportato risultati interessanti nell’utilizzo di un’alternativa terapeutica come metenamina ippurato, una sostanza acida che nel nostro organismo si trasforma in formaldeide, un potente battericida.

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COSA SONO LE INFEZIONI URINARIE?

Le infezioni urinarie si dicono ricorrenti quando avvengono due episodi in sei mesi o tre in un anno. Il più delle volte, l’infezione urinaria si manifesta come una cistite non grave e si verifica nel 50-80% delle donne nella popolazione generale. Nella maggior parte dei casi questa infezione è causata da un batterio, Escherichia coli, che normalmente se ne sta tranquillo nell’intestino. Ma che, per diverse ragioni, può invece ascendere fino all’uretra. Questo batterio può quindi causare:

  • Cistite, infezione della vescica Uretrite, infezione dell’uretra (il condotto attraverso il quale espelliamo l’urina all’esterno)
  • Ureterite, infezione dell’uretere, il condotto che trasporta l’urina dal rene alla vescica
  • Pielonefrite, infezione del rene: questa è la più pericolosa perché può causare la perdita di funzionalità renale o, nei casi più gravi, la morte.

Questa infezione interessa soprattutto le donne perché lo sbocco dell’uretra è molto vicino all’ano e alla vagina e anche perché l’uretra femminile è più corta di quella maschile. Nella popolazione femminile, il rischio di recidiva a sei mesi o comunque ricorrente è del 25%. Tra i sintomi principali vi è la minzione frequente o l’impossibilità di urinare, lo stimolo costante ad andare in bagno, dolore nella regione pelvica e lombare, febbre.

NON SOLO BATTERI

A parte l’infezione batterica, questo disturbo può essere provocato anche dall’uso di dispositivi intra-uterini; l’impiego del catetere o l’utilizzo di presidi per l’incontinenza urinaria e fecale. Non solo. «Le infezioni urinarie possono essere causate da atteggiamenti sbagliati - ha spiegato Andrea Boni, Responsabile Unità Di Urologia Funzionale presso AOU di Perugia - perché si trattiene troppo a lungo l’urina, perché si beve poca acqua o perché si urina nel modo sbagliato». Tutte situazioni che si ripropongono soprattutto nelle donne tra i 18 e i 39 anni, cioè la fascia che lavora. Le donne in età lavorativa spesso rinunciano ad andare in bagno nelle toilette pubbliche e preferiscono trattenersi fino al rientro casa. «La vescica in realtà andrebbe svuotata ogni tre ore – rimarca l’urologo – ma il problema è anche come si urina: le donne nei bagni pubblici non si siedono, assumono una posizione a “squat” per non toccare il bordo del water, ma in questo modo urinano nel modo sbagliato, perché il pavimento pelvico si contrae, anziché rimanere rilassato». In questa posizione una parte dell’urina, invece che uscire del tutto, torna indietro, risale verso i reni e se, è infetta, può causare infezione anche gravi, come la pielonefrite.

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IL TRATTAMENTO

Ad oggi il gold standard per trattare questo disturbo è rappresentato dagli antibiotici, ma i batteri oggi sono sempre più resistenti ai farmaci. «In ambito urologico abbiamo l’obbiettivo ambizioso di ridurre l’antibiotico resistenza del 15% entro il 2024. Per farlo occorre limitare l’uso di questi medicinali e trovare alternative. Per quanto riguarda le infezioni urinarie, esistono profilassi a base di probiotici, D-mannosio, terapie ormonali, immunoprofilassi con vaccino orale e altre terapie sperimentali a base di metenamina ippurato». I probiotici da soli servono a poco, al massimo possono essere utili come adiuvanti insieme ad altre terapie. Il D-mannosio è una molecola che inibisce l’attacco del batterio. La terapia ormonale si fa in post menopausa. L’immunoprofilassi OM-89 (un vaccino a base di 18 specie di escheria coli) funziona, ma da noi in Italia si usa poco. E ora si sta studiando l’utilizzo di metenamina ippurato, un agente che a contatto con ambienti acidi (come le urine) si trasforma in formaldeide, un potente battericida che agisce denaturando le proteine ??batteriche e gli acidi nucleici.

In questo studio pubblicato a inizio marzo sul BMJ è stata realizzata un’analisi di non inferiorità (per dimostrare non tanto che questo farmaco sia superiore al gold standard, ma che non sia inferiore e che quindi si possa usare come valida alternativa). È stata quindi confrontata l'efficacia clinica della profilassi antibiotica a basse dosi, con quella a base di metenamina ippurato. Lo studio ha reclutato 240 donne nel Regno Unito, in cura per infezioni urinarie, dal 2016 al 2018. Metà di loro hanno assunto gli antibiotici, l’altra metà metenamina ippurato. I risultati hanno dimostrato che il trattamento con metenamina ippurato non è inferiore alla profilassi antibiotica. Sebbene, infatti, il gruppo metenamina ippurato avesse un tasso di infezione urinaria ricorrente superiore del 55% rispetto al gruppo trattato con antibiotici, la differenza assoluta era di appena 0,49 episodi all'anno, con conseguenze cliniche limitate. Serviranno ulteriori studi per confermare questi dati: «Molte analisi hanno dimostrato l’efficacia di metenamina ippurato nelle infezioni con alternazione delle vie escretrici, in altri invece i risultati non sono stati significativi».

LA PREVENZIONE

Al di là dei trattamenti che si stanno studiando, è utile ribadire che queste infezioni sono assolutamente prevenibili. Urinare nella posizione corretta, svuotare la vescica ogni tre ore, bere almeno due litri di acqua al giorno, aiutano molto ad evitare l’insorgenza di queste infezioni. Così come urinare prima e dopo un rapporto sessuale e utilizzare sapone senza troppo alcol per l’igiene intima. Igiene intima che va condotta dall’avanti verso il dietro per evitare che i batteri presenti nelle feci possano penetrare attraverso l’uretra.

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Angelica Giambelluca
Angelica Giambelluca

Giornalista professionista dal 2009, scrive di medicina e sanità per diverse testate nazionali. Si occupa anche di comunicazione in ambito medico e sanitario. Dirige un portale dedicato al mondo dei pazienti, www.medoramagazine.it.


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