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Ginecologia
Serena Zoli
pubblicato il 04-11-2020

La depressione post-partum può durare anche tre anni



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Uno studio statunitense rivela che i sintomi della depressione post-partum possono essere rilevati anche fino a 36 mesi dalla nascita di un figlio

La depressione post-partum può durare anche tre anni

Quasi a 1 mamma su 4 capita di dover fare i conti con i sintomi della depressione fino a tre anni dopo il parto. Un periodo lungo, finora quasi mai considerato per il post-partum. Ma durante il quale è bene tenere la guardia alta. Questo è quanto si evince da uno studio statunitense condotto su quasi cinquemila madri e pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. Sulla base dei dati raccolti dai ricercatori del National Institute of Health, la necessità di estendere i controlli riguarda soprattutto le donne che hanno alle spalle una precedente depressione. E chiama in causa anche coloro che, nel corso della gravidanza, hanno sofferto di diabete gestazionale.


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DEPRESSIONE POST-PARTUM: QUATTRO POSSIBILI REAZIONI 

L’Accademia Americana di Pediatria suggerisce di valutare la presenza o meno dei sintomi depressivi (nella mamma) nel corso delle visite di controllo a cui vengono sottoposti i neonati (al primo, al secondo, al quarto e al sesto mese dal parto). I ricercatori, in questo caso, si sono spinti oltre e hanno monitorato la salute delle donne al quarto, al dodicesimo, al ventiquattresimo e al trentaseiesimo mese dalla nascita del figlio. Come spiega l’epidemiologa Diane Putnick, prima firma dell’articolo, sono state individuate quattro diverse possibili manifestazioni riconducibili a una depressione post-partum: un basso livello di depressione (persistente) in tutti e quattro i controlli; una graduale crescita dei sintomi a partire dalla prima visita; manifestazioni depressive più marcate fino all’anno dal parto, che poi andava scemando; la persistenza di una sintomatologia importante in tutti e quattro i momenti. Nell’insieme, il 25.3 per cento delle donne studiate ha manifestato sintomi depressivi nei tre anni conseguenti al parto. Ragion per cui, sottolineano gli esperti, sarebbe opportuno estendere i controlli almeno ai primi 24 mesi successivi all’esito di una gravidanza. Tanto più considerando che lo stato della salute mentale della madre si riflette nella crescita e nel benessere del bambino.


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TONO DELL'UMORE DEPRESSO IN QUASI 3 DONNE SU 4

Sull’argomento si esprime Umberto Volpe, direttore della clinica psichiatrica dell’Università Politecnica della Marche, che ha partecipato a un progetto mirato all’individuazione dei casi di depressione post-partum attraverso uno screening obbligatorio portato avanti dai medici di base e dai pediatri di libera scelta. «C’è una grande discussione internazionale su quanto tempo dopo il parto può manifestarsi la depressione - afferma lo specialista -. Questo studio ha il merito di aver guardato a un periodo molto più ampio del consueto». I ricercatori hanno osservato un campione ampio e soprattutto non rappresentato da donne che si erano rivolte spontaneamente a un medico. Un aspetto tecnico di non poco conto, che ha dato la possibilità di osservare donne apparentemente senza alcun problema. «I risultati sono molto interessanti, poiché si evince che quasi 3 donne su 4 avevano un tono dell’umore stabilmente più basso anche a distanza di anni dal parto. Mentre in un quarto dei casi la sintomatologia è peggiorata nel tempo. Questi, in particolare, sono casi che sarebbero sfuggiti con un’osservazione limitata nel tempo».

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POSSIBILI RIFLESSI SUL BAMBINO

La depressione post-partum non chiama in causa soltanto la salute della donna, ma anche il benessere del bambino. «Una mamma depressa prima o dopo il parto può determinare esiti peggiori nella salute fisica e mentale del figlio e può facilitare l’insorgenza di difficoltà emotive e cognitive nel corso del suo sviluppo», aggiunge Volpe, che è anche professore associato di psichiatria dell'ateneo marchigiano. Da qui l’importanza che le madri si curino e che sia il medico di base o il pediatra - che più facilmente le incontrano - eventualmente a sollecitarle. «Dalla ricerca si evince che ci sono anche altri fattori di rischio per la depressione post-partum: l’età più giovane della mamma, la bassa scolarità, l’aver già sofferto di depressione».


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I LEGAMI TRA DIABETE E DEPRESSIONE 

E poi c’è il diabete gestazionale, che sembra «stonare» tra i fattori di rischio della depressione. «Ma in realtà sempre più ricerche accostano il diabete alla depressione - conclude Volpe -. Quest’ultima appare sempre più non legata soltanto al cervello, ma come una malattia sistemica che interferisce col sistema immunitario, endocrino e, per l’appunto, con il metabolismo. Depressione maggiore e diabete sembrano condividere vari fattori di rischio: dalle condizioni socio-economiche più svantaggiate ai disturbi del ritmo sonno-veglia, dagli squilibri dietetici alla scarsa attività fisica».

 

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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