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Ginecologia
Donatella Barus
pubblicato il 04-03-2022

Tumori da HPV: quanto conta il reddito (e anche il fumo)



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Nel mondo la possibilità di ridurre i fattori di rischio (anche con vaccinazione e screening) non è uguale per tutti. I programmi utili in Italia: per chi e quando

Tumori da HPV: quanto conta il reddito (e anche il fumo)

Sempre di più nel mondo le malattie correlate al papillomavirus (HPV) si confermano malattie delle disuguaglianze. Fra tutte, il carcinoma cervicale, che nel 2020 ha fatto registrare oltre 600.000 nuovi casi nel mondo, ma delle 342.000 vittime, nove su dieci vivevano in paesi a reddito medio-basso. Differenze importanti però ci sono anche nei paesi industrializzati.

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LA RICERCA USA

Dagli Stati Uniti, una ricerca ha rilevato che i tumori dovuti all’HPV sono in crescita per uomini e donne nelle aree a basso reddito o con alta prevalenza di fumatori. «In un’epoca di declino generale dell’incidenza dei tumori - hanno scritto gli autori della ricerca – le nuove diagnosi di tumori anali, orofaringei e vulvari associati all’HPV sono in rapido aumento, mentre l’incidenza dei carcinomi cervicali negli USA è stabile». Come descritto in un report pubblicato sul JNCI - Cancer Spectrum, i tumori citati, fra il 2000 e il 2018, sono aumentati un po’ in tutto il paese ma, se si vanno a distinguere le condizioni di reddito e il numero di fumatori, questo aumento è risultato più marcato nelle contee con meno soldi e dove si fuma di più. Ad esempio, i tumori cervicali sono rimasti fermi nelle aree benestanti, sono aumentati dell’1,6 per cento l’anno nelle aree a basso reddito; i tumori vaginali sono calati del 3 per cento l’anno nelle prime e aumentati del 2 per cento nelle seconde. Idem per gli uomini, con il cancro dell’orofaringe in aumento del 2,1 per cento l’anno nelle contee più povere e dell’1,7 per cento in quelle ricche; il cancro anale del 3,9 per cento contro l’1,5 per cento. E il fumo? Fra le donne, ad esempio, nelle aree ad alta prevalenza di fumatori il tumore anale è cresciuto del 5 per cento l’anno e solo dell’1,9 per cento nelle altre, quello della vulva del 3,8 per cento versus lo 0,6 per cento. I numeri continuano così, a testimoniare un circolo vizioso fra malattia e povertà che si autoalimenta.

LA PREVENZIONE DIFFICILE

Perché? L’interpretazione degli autori chiama in causa le condizioni socioeconomiche: alcuni fattori di rischio associati ai tumori legati al papillomavirus, come i rapporti sessuali non protetti e il fumare, sono più diffusi nelle zone con meno risorse economiche. Spesso negli USA le aree con più fumatori e quelle più povere coincidono e sono anche quelle dove le coperture vaccinali contro l’HPV sono particolarmente scarse. Negli USA, ricorda l’organizzazione Planned parenthood, ogni dose di vaccino costa circa 250 dollari e per chi non ha copertura assicurativa o assistenziale è un guaio, così come non è sempre semplice seguire gli screening. «C’è bisogno urgente di interventi mirati di salute pubblica per ridurre le disparità crescenti» hanno concluso gli autori.

I NUMERI IN ITALIA

In Italia si stima che l'HPV sia la causa di 5.000 casi di tumore ogni anno e di costi diretti e indiretti per 542,7 milioni di euro all’anno (stime relative al 2018). In generale, si considera che un’infezione persistente da papillomavirus sia responsabile di quasi il 100% dei tumori della cervice uterina, dell’88% dei tumori anali, del 70% dei tumori vaginali, del 50% dei tumori del pene e del 43% dei tumori vulvari. 

CHE COSA C'ENTRA IL FUMO

Da tempo si considera il fumo un co-fattore eziologico per il cancro cervicale, probabilmente perché le sostanze tossiche del fumo possono alterare il DNA anche delle cellule della cervice e contribuire allo sviluppo del tumore e, al tempo stesso, compromettono le difese immunitarie contro l’infezione da HPV. Secondo le stime riportate dal report AIOM-AIRTUM  I numeri del cancro in Italia 2020, se la causa preponderante di tumore cervicale resta senz’altro l’HPV, senza il contributo delle sigarette le vittime in Italia potrebbero essere il 9 per cento in meno.

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VACCINAZIONI E SCREENING GRATUITI E RACCOMANDATI

La vaccinazione per l’HPV è inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza, LEA, per cui pur non essendo obbligatoria, è offerta gratuitamente a partire dal dodicesimo anno d’età, a maschi e femmine. È possibile vaccinarsi gratuitamente fino alla maggiore età e, a seconda dei programmi regionali, anche oltre, eventualmente in regime di co-pagamento. Secondo il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, la vaccinazione HPV è raccomandata:

  • nel 12° anno di vita per tutta la popolazione (donne e uomini);
  • nelle donne in età fertile, in particolar modo al 25° anno di età anche utilizzando l’occasione della chiamata al primo screening per il tumore della cervice uterina;
  • in tutti i soggetti a rischio per determinati comportamenti o condizioni (Men who have Sex with Men – MSM).

Lo screening con Pap-test ogni 3 anni fino ai 30 anni, o con l’HPV test ogni 5 anni dopo i 30 è offerto in maniera attiva e gratuita a tutte le donne dai 25 ai 64 anni.

Scopri qui le risposte veloci alle domande più frequenti sull'HPV (Human Papilloma Virus

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Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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