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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 04-11-2022

Accumulatori seriali: la "psicologia" opposta del giocatore d'azzardo



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Cosa muove una persona ad accumulare compulsivamente oggetti inutili? Cosa spinge il giocatore d'azzardo ad essere così spavaldo? Il ritratto di due disturbi del comportamento, l'uno l'opposto dell'altro

Accumulatori seriali: la "psicologia" opposta del giocatore d'azzardo

Li si incontrano a sorpresa, nella vita reale come nelle cronache giornalistiche, e la reazione è di franco stupore: ma perché lo fanno? Sono i cosiddetti accumulatori seriali che intasano la loro abitazione di cose, cose e cose, giornali giornali e libri su libri, oggetti inutilizzabili dopo che sono stati così pressati e seppelliti senza alcuno spazio libero. E che rendono inutilizzabile per scopi normali la casa in quanto pure i fornelli a gas e il letto possono venir soffocati dai quintali di…si può chiamarli rifiuti?

IL MALE OSCURO NON DÀ REQUIE

Prima di chiedere a uno specialista che ce ne illustri un ritratto, scorriamo uno studio dell’Università della Florida (Usa) comparso sul Journal of Psychiatric Research. Afferma che molto di frequente questo disturbo si associa in comorbidità con la depressione maggiore. I ricercatori, sotto la guida del professor Luis Sordo Vieira, sono partiti dai dati degli adulti che hanno partecipato al Registro della Salute mentale (Bhr), una vasta indagine che poneva ai partecipanti domande sulle loro storie mediche, psichiatriche, neurologiche e che chiedeva di completare dei questionari su varie condizioni.

LA COMPAGNIA DEL DISTURBO DI PANICO

Dapprima gli scienziati si sono soffermati su 252 partecipanti al Bhr (età media di 61 anni) che avevano ottenuto una chiara diagnosi psichiatrica. Tra questi, 135 affetti da disturbo da accumulo (e 117 no). Tra gli accumulatori, altre patologie psichiatriche così divise: 61,5 per cento depressione maggiore, 31,9 ansia generalizzata, 22,2 disturbo di panico. I dati corrispondenti tra quanti non accumulavano: 28,2 per cento,10,3 per cento e 9,4. Dunque parecchio meno.

L’ANSIA ARRIVA IN VIA INDIRETTA

In aggiunta il 34,8 per cento degli accumulatori risultavano affetti sia da depressione maggiore sia da ansia in confronto al 12,8 per cento dei partecipanti allo studio senza essere accumulatori. La preponderanza della depressione maggiore compare in un’altra cifra: si manifesta nel 72 per cento di chi accumula e soffre pure di ansia generalizzata. A una seconda analisi più approfondita i ricercatori della Florida hanno trovato che lo stato di ansia non ha un filo diretto con il disturbo da accumulo, bensì appare “trasportato”, mediato dalla depressione. Concludono gli studiosi della ricerca: «I nostri riscontri possono suggerire che ci sia qualcosa in comune a livello di radici sotterranee tra questi disturbi». Materiale pronto per future indagini.

IL RITRATTO DELLO SPECIALISTA

Il professor Stefano Pallanti, professore associato di Psichiatria all’Università di Firenze e docente di Psichiatria e Scienze del comportamento alla Stanford University (Usa), delinea il ritratto dell’accumulatore seriale, patologico: «Potrebbe sempre tornare utile»: questa frase risuona implacabile nella testa dell’accumulatore. Il “disturbo da accumulo” è caratterizzato dalla difficoltà a scartare o separarsi dai beni indipendentemente dal loro valore reale e, nella maggior parte dei casi, si associa alla continua acquisizione di oggetti.

“POTREBBE SEMPRE TORNARE UTILE”

Apparentemente inutili, talvolta e veri e propri rifiuti, riempiono e ingombrano lo spazio abitativo fino a che non ci si può più vivere. Spesso solitario, l’hoarder, l’accumulatore, entra in contrasto con chi provi a vivergli accanto mentre progressivamente il suo funzionamento sociale scade in angoscia. Questa condizione è da non molto considerata un disturbo a se stante anche se rientra nella macrocategoria del più noto disturbo ossessivo-compulsivo. Grazie a recenti studi sul funzionamento del cervello durante i processi decisionali, comincia a far emergere differenze, in particolare nelle aree dedicate alle scelte economiche: «Questo oggetto vale qualcosa oppure no?». Il risparmio e la difficoltà di scarto sembrano essere associati a convinzioni soggettive sul valore strumentale, sentimentale o intrinseco degli oggetti.

L’OPPOSTO DEL GIOCATORE D’AZZARDO

In sintesi l’accumulatore è il “negativo” dello scommettitore: è interessante come le aree cerebrali disfunzionali dell’uno e dell’altro, studiate con la risonanza magnetica (quelle delle cosiddette “scelte economiche” ovvero dell’attribuzione del valore alle cose), siano sovrapponibili, ma con riduzione della connettività nei gambler, il giocatore d’azzardo, ed aumento negli hoarder . E cosi mentre il gambler se ne frega delle conseguenze del rischio di perdere qualunque cosa, l’accumulatore vive il disfarsi di un singolo pezzo tra i tanti che possiede uguali come un rischio intollerabile.

INCONSAPEVOLE, RISPONDE POCO ALLE CURE

Ma lui non si avvede di questo ed è proprio lo scarso insight , la non consapevolezza, a rappresentare il maggiore ostacolo alle cure. Adattamenti della psicoterapia cognitivo-comportamentale, trattamenti che migliorino l’attenzione e le funzioni esecutive (attenzione e memoria di lavoro) come l’atomoxetina , un ricaptatore della noradrelina indicato per Adhd, e stimolazione magnetica transcranica ad alta frequenza sulle aree disfunzionali sono le cure che si stanno provando con risultati incoraggianti.

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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