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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 20-06-2023

Dipendenze da internet: ecco i centri di cura



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Come si riconosce una dipendenza dal web? A chi si può chiedere aiuto? La lista dei centri per trattare l'Internet addiction disorder in Italia

Dipendenze da internet: ecco i centri di cura

Internet è una rete e come tale può “catturare” chi se ne serve rendendolo incapace di vivere senza. Dipendenti da Internet. Esiste anche questa tra le dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, sesso, shopping compulsivo…) che tuttavia è difficile da individuare perché non offre dati misurabili su cui contare come per esempio nelle dipendenze da sostanze dove si può guardare ai parametri biologici, alla quantità della droga, al “quante volte”. Ora l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha aggiornato e reso pubblica la mappature dei centri dedicati alla cura delle dipendenze da Internet (link in calce all'articolo)Sono 102 su tutto il territorio nazionale, mostrando purtroppo la consueta disparità tra nord (il 65 per cento dei servizi, di cui 38 solo in Lombardia) e il sud con le isole (il 9 per cento dei servizi).

 

I CENTRI E LE PERSONE IN CURA

Nel numero sono comprese sia le strutture del Servizio sanitario nazionale sia quelle del privato sociale. Gli utenti risultano 3.667, soprattutto di età 15-18 anni, e gli specialisti impegnati 358. Informa, l’Iss, che i pazienti sono soprattutto maschi, addirittura il 75 per cento, e che a dare l’allarme sono quasi sempre i genitori che sono i primi a cercare un contatto con i centri per i figli. Così, tra le terapie, oltre al sostegno psicologico del paziente, spesso con psicoterapia individuale, è prevista anche la psicoterapia familiare (68 per cento dei casi). Avverte l’Iss che in quasi tutti i 102 centri di cura della dipendenza da Internet si fanno trattamenti anche per le altre dipendenze comportamentali così come, nel 72 per cento, si accettano pazienti per la cura da sostanze legali (alcol e nicotina) e illegali (soprattutto cannabinoidi e cocaina). Infine si fa sapere che nell’88 per cento dei casi l’accessibilità ai servizi è gratuita.

 

«NON SONO DIPENDENTE, È LA MAMMA CHE LO DICE»

Sul tema abbiamo sentito il primario del Serd (Servizio per le Dipendenze) dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, Gianmaria Zita, il quale per prima cosa fa presente la difficoltà della diagnosi non potendo contare su parametri “visibili”. «Non ci si può neanche basare su quante ore una persona sta su Internet, perché molti con questo lavorano tutta la giornata. Senza contare l’inconsapevolezza del soggetto che spesso dice: “Ma io sto bene, è mia madre che dice che sto troppo al computer”. Più facile valutare se il paziente va a scuola perché si arriva all’abbandono della scuola o comunque le prestazioni scadono, arrivano brutti voti, assenze, richiami…».

 

I SEGNALI D'ALLARME

Continua il dottor Zita: «Si può dire che l’atteggiamento del dipendente da Internet cambia in modo estremamente paragonabile a chi usa sostanze. L’astinenza, poi, è identica: se privato di Internet, è colto da ansia, irritabilità, irrequietezza, difficoltà a dormire». Molto rischioso è il tempo libero che può divenire tempo vuoto e facilmente venire “riempito” con le connessioni interattive. Parlando dei ragazzi giovani, Gianmaria Zita indica come fattori positivi che li tutelano lo sport, gli hobby, la cultura. «Il tempo libero deve essere impegnato e organizzato con attività che coinvolgano il fisico in quanto fanno bene più alla mente che all’organismo. Inoltre sono fondamentali molte relazioni sociali, scambi vitali con altri».

 

LA MAGIA DI AGOSTO: NIENTE ASTINENZA

Ma accade che tutte le dipendenze abbiano spesso nei pazienti “una finestra di benessere assoluto”. Spiega Gianmaria Zita: «È agosto, in ferie. Molti si spingono a viaggiare in luoghi sperduti, fanno altre vacanze, e anche chi prendeva cocaina tutti i giorni sta bene senza. Magicamente l’astinenza non si fa sentire. Purtroppo questa atmosfera estiva non si riesce a ricreare in altre stagioni dell’anno». Presi dalla “rete”, quanti abusano di Internet vanno verso l’isolamento sociale. E insieme a questo problema che disconoscono, hanno quasi sempre, in comorbidità, patologie psichiche tipo depressione, ansia, panico.

 

LE TERAPIE IN GRUPPO

E per la cura che cosa si fa? Spiega il dottor Zita: «Il primo passo è informativo, spesso hanno false credenze, indichiamo i rischi per esempio del dormire poco o male per via di Internet. Poi ci sarebbe la terapia di gruppo psico-educativa dove si informa ed educa con giochi di ruolo ed altre tecniche, tutti i presenti con la stessa dipendenza, in questo caso dalla rete. Al secondo livello ci sarebbero gruppi psicoterapeutici di cui possono far parte pazienti legati a “droghe” diverse, l’alcol come il gioco, perché si lavora sui livelli di consapevolezza e la volontà di affrontare il problema. Giovano poi le sedute individuali». Ma per formare i gruppi c’è un problema: «Specie per Internet ci arrivano pochi numeri». La dipendenza da Internet è quasi inafferrabile, le sue maglie eteree come la “rete”.

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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