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Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 17-04-2011

Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): traumi come fattore di rischio


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sla

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All'aumentare del numero di traumi è corrisposto un aumento del rischio di malattia

Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): traumi come fattore di rischio

I traumi fisici (slogature, fratture, colpi violenti) sono uno dei fattori che concorrono allo sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica, SLA.

Ad affermarlo sono i ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano. Lo studio, presentato in anteprima durante il convegno “Sclerosi Laterale Amiotrofica, i Malati e la Ricerca” tenutosi presso l’istituto milanese, è in procinto di essere pubblicato su un’importante rivista scientifica del settore.

 

SLA E TRAUMI

Lo studio dei ricercatori milanesi ha coinvolto 377 malati e 754 persone sane intervistate dal settembre 2007 all’aprile 2010. «Dalle analisi effettuate è emerso che vi è un’associazione significativa fra i traumi e la patologia» spiega il dottor Ettore Beghi del Laboratorio Malattie Neurologiche del Dipartimento Neuroscienze del Mario Negri.

Un altro dato interessante è la relazione tra il numero di traumi e lo sviluppo della SLA. I risultati ottenuti mostrano un andamento lineare, all’aumentare del numero di traumi è corrisposto un aumento del rischio di malattia. «Si può dunque concludere che l’evento 'trauma’ sia un fattore di rischio per la SLA, soprattutto se ripetuto» afferma Beghi.

 

SLA IN CIFRE

La SLA è una malattia neurodegenerativa che porta alla lenta e progressiva perdita della muscolatura. Ciò avviene perché alcuni motoneuroni, ovvero cellule in grado di stimolare il muscolo a contrarsi, muoiono per ragioni ancora poco chiare. Ogni anno in Italia la SLA colpisce circa 3 persone ogni 100 mila ed affligge attualmente più di 4 mila persone. Nel 10% dei casi si tratta di una malattia ereditaria ma solo in un terzo di essi sono noti i geni responsabili. Il 90% dei malati sono invece affetti da SLA sporadica, ovvero senza alterazioni genetiche riconosciute. Diagnosticare la SLA è spesso difficile poiché la valutazione si basa sulla progressione dei sintomi e questo comporta che la diagnosi avvenga anche un anno dopo l'esordio della malattia, riducendo così le possibilità di un rapido intervento terapeutico.

 

CAUSE DELLA SLA

Allo stato attuale le ipotesi più accreditate per spiegare la degenerazione dei neuroni sono tre: un danno di tipo eccitotossico, ovvero tossicità neuronale dovuta all'esposizione ad alte concentrazioni di acido glutammico, un danno di tipo ossidativo, ovvero derivante dalla formazione di radicali liberi in eccesso e un danno dovuto all'accumulo di proteine alterate che il neurone non è in grado di eliminare efficacemente. Tra i diversi fattori di rischio che concorrono allo sviluppo della malattia vi sono poi l’esposizione a metalli, attività fisica, sport, traumi, fumo e alcool.

 

SLA E STAMINALI

Un altro dato interessante emerso durante il convegno è quello che riguarda l’utilizzo delle cellule staminali del cordone ombelicale come possibile terapia. Le indagini, al momento effettuate in modelli animali dalla dottoressa Caterina Bendotti del Laboratorio di Neurobiologia Molecolare del Mario Negri, hanno mostrato un effetto benefico delle staminali sulla progressione della malattia. In particolare esse non promuoverebbero la sostituzione delle cellule malate ma produrrebbero dei fattori di crescita e delle molecole antinfiammatorie in grado di migliorare la progressione della malattia. Un meccanismo già noto in altre patologie.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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