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Neuroscienze
Redazione
pubblicato il 30-07-2012

Tappa 20: Clades Val di Sole - Passo dello Stelvio Ha solo 30 anni la scienza della mente



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Per cinquemila anni si sapeva poco o niente di come è fatto il cervello, come funziona la memoria, perché si sogna. Poi le neuroscienza hanno spalancato un mondo affascinante

Tappa 20: Clades Val di Sole - Passo dello Stelvio
Ha solo 30 anni la scienza della mente

Per cinquemila anni si sapeva poco o niente di come è fatto il cervello, come funziona la memoria, perché si sogna. Poi le neuroscienza hanno spalancato un mondo affascinante

 

E’ difficile immaginare qualcosa di più interessante della mente e del suo funzionamento. Studiarla non è la cosa più facile di questo mondo, ma ciononostante negli ultimi 30 o 40 anni si è imparato moltissimo su questo argomento, certamente più di quanto si era imparato nei precedenti cinquemila anni. Questo grazie alle neuroscienze, un complesso di discipline che hanno appunto l’obbiettivo di comprendere il cervello e la mente.


TECNICHE DI VISUALIZZAZIONE - La psicologia sperimentale, la neurobiologia e le tecniche di visualizzazione diretta dell’attività cerebrale hanno contribuito a darci un quadro sempre più ampio e dettagliato dei fenomeni nervosi e dei processi mentali, mentre la scienza dei computer e dei robot ha contribuito da parte sua a fornire una cornice di riferimento teorico che ci ha fatto sempre meglio comprendere le strutture concettuali che stanno dietro tutto questo.
In questi decenni c’è stato anche il tempo di completare un ciclo e di portare a compimento un’era. Sto parlando della localizzazione delle funzioni cerebrali con apparecchiature quali la Risonanza Magnetica, la TAC o la PET. Sono diverse centinaia ormai e coprono buona parte del cervello o della corteccia cerebrale: l’area della parola parlata, quella della parola ascoltata, quella della decifrazione di un segno sconosciuto, quella del riconoscimento dei volti, quella dell’incertezza e quella del rimorso. Non avrà probabilmente più senso in futuro aggiungere nuove localizzazioni e occorrerà individuare un nuovo strumento di studio e di ricerca.

DOVE SONO I RICORDI - Occorrerà anche comprendere dove e come sono «scritti» i nostri ricordi, come facciamo a immagazzinarli e a richiamarli alla mente a comando. Occorrerà comprendere i meccanismi della presa di coscienza e la gestione dell’attenzione e degli atti di volontà. Occorrerà capire dove  occorrerà dare una sostanza ad alcune delle parole più usate ma meno comprese come «pensiero, intenzione, intuizione o razionalità».

Tutto questo avrà prima o poi anche delle applicazioni pratiche, anche se per il momento se ne sono viste poche. Il ritardo mentale e le diverse forme della malattia psichica aspettano ancora una spiegazione accettabile e non c’è dubbio che quella intrapresa sia la strada giusta, ma ci vorrà tempo. Più probabile invece aspettarsi progressi della diagnosi e nella cura delle malattie nervose della vecchiaia, ovvero delle patologie cosiddette neurodegenerative, in prima fila Parkinson e Alzheimer. La strada è lunga per arrivare a esorcizzare questi spettri, ma è certo che ce la faremo.

 

Edoardo Boncinelli

Professore di Biologia e Genetica presso l’Università Vita-Salute di Milano


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