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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 19-02-2020

Clima impazzito e dieta sbilanciata negano il futuro ai bambini



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Lo stile di vita della società attuale impedisce ai nostri figli di crescere in un mondo a misura di bambino. Due le principali insidie: il cambiamento climatico e il marketing fuori controllo

Clima impazzito e dieta sbilanciata negano il futuro ai bambini

Per difendere le comodità che appartengono al modo in cui viviamo, stiamo mettendo seriamente a rischio il futuro dei bambini. È duro il monito che giunge da un dossier pubblicato sulla rivista The Lancet da oltre quaranta esperti: «Nessun Paese sta tutelando la salute dei più piccoli». Il messaggio che emerge dal documento è perentorio. Le nostre abitudini e le conseguenze della globalizzazione stanno di fatto negando un orizzonte ai nostri figli. «È il caso che le loro esigenze vengano messe in cima all'agenda di sviluppo di ogni Governo», afferma Henrietta Fore, direttore esecutivo dell'Unicef, che assieme all'Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto al pool di esperti coordinati dal pediatra Anthony Costello di valutare quanto la nostra vita sia modulata sulle esigenze dei bambini. 


La povertà è la vera minaccia per la salute


LASCEREMO UN MONDO NON A MISURA DI BAMBINO 

Inquinamento, cambiamenti climatici, obesità e overdose di marketing. Sono queste le principali insidie per i bambini di tutto il mondo, «250 milioni dei quali, tra coloro che vivono nei Paesi meno sviluppati, rischiano di non raggiungere uno sviluppo adeguato», si legge nel rapporto intitolato «Un futuro per i bambini del mondo?». Secondo gli autori del documento, di oltre 50 pagine, occorre un ampio ripensamento del nostro modo di vivere. I bambini di oggi sono minacciati dal degrado ecologico e dai cambiamenti climatici. Oltre che dalle pratiche di marketing che spingono il consumo di cibo di scarsa qualità, bevande zuccherate, alcolprodotti a base di tabacco. «Nonostante i progressi registrati negli ultimi 20 anni, il trend si è arrestato e adesso rischia di invertirsi», è quanto dichiarato dall'ex primo ministro neozelandese Helen Clark, presidente del gruppo di autori che ha messo nero su bianco il documento». Di fatto, stiamo facendo di tutto per compromettere la salute dei più piccoli, oltre che dell'ambiente.

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LA MINACCIA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Una delle minacce più incombenti è rappresentata dal cambiamento climatico. È soprattutto l'uso dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) a determinare uno scenario preoccupante sopratutto per quei bambini che vivono in aree meno sviluppate, dove sono in corso conflitti o colpite da catastrofi naturalicrisi umanitarie. Gli autori del dossier non usano perifrasi: «Se il riscaldamento globale determinerà un aumento delle temperature di quattro gradi entro il 2100, le conseguenze per i bambini rischiano di essere devastanti». Ampio è il ventaglio delle possibili ricadute: dall’innalzamento dei livelli degli oceani alle inondazioni, dalle ondate di calore alla diffusione della malnutrizione e di nuove (o dimenticate) malattie infettive. Le maggiori responsabilità, in questo senso, sono dei Paesi più ricchi. Il ricco Lussemburgo è infatti il peggior Paese del Vecchio Continente per quel che concerne la protezione della salute dei bambini dalle emissioni di anidride carbonica. Mentre esempi virtuosi giungono da Stati meno abbienti, ma impegnati nei fatti per ridurre l'apporto di COentro il 2030: è il caso della Moldavia e dell'Albania (in Europa), dell’Armenia, della Giordania, della Moldavia, dello Sri Lanka, della Tunisia, dell’Uruguay e del Vietnam.


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MALNUTRIZIONE E CIBO SPAZZATURA FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

L'altra minaccia incombente viene dalle aggressive politiche di marketing attuate dalle multinazionali impegnate a strizzare l'occhio ai più giovani. Diversamente, i nostri figli non vivrebbero circondati dal cibo spazzatura ed esposti alle insidie del fumo di sigaretta e dell'alcol. Secondo gli esperti, in un solo anno, i più piccoli sono spettatori inconsapevoli di oltre trentamila annunci pubblicitari. Segno che «l’autoregolamentazione affidata alle industrie non ha raggiunto gli obbiettivi previsti», ha spiegato Costello, tra il 2015 e il 2018 a capo del dipartimento di salute materna e infantile dell'Organizzazione mondiale della sanità. «Nessuna stretta ha intaccato la capacità di far arrivare i messaggi pubblicitari alle orecchie e agli occhi dei più piccoli». A preoccupare, in chiave futura, è anche la posizione crescente assunta dai social network, in grado di veicolare contenuti molto difficili da controllare. Secondo gli esperti, conseguenze del loro avvento sono gli aumenti dei consumi di alcolici e dell’obesità infantile. In quest'ultimo caso, i numeri attuali (124 milioni i bambini che ne sono colpiti) sono undici volte più grandi rispetto a quelli risalenti al 1975 (11 milioni). 

COSA ACCADE IN ITALIA? 

In cima alla classifica dei Paesi maggiormente preoccupatisi della salute dei più piccoli, gli esperti collocano la Norvegia. A seguire: la Corea del Sud e l'Olanda. I bambini meno fortunati sono invece coloro che nascono nella Repubblica Centrafricana, nel Ciad, in Somalia, nel Niger e nel Mali. Al ventiseiesimo posto (su 180) si collocano gli italiani. Un risultato discreto, nel complesso, ma che non è accompagnato da una visione di prospettiva. Il dossier ci riporta infatti al 134esimo posto nella valutazione della sostenibilità. A penalizzarci sono soprattutto le emissioni di anidride carbonica: superiori del 121 per cento (5.99 tonnellate) rispetto all'obiettivo posto per il 2030. Preoccupante è anche lo stop posto allo sviluppo, documentato nei mesi scorsi nell'Atlante dell'Infanzia di Save the Children, secondo cui nel nostro Paese quasi 1.3 milioni di bambini (il triplo rispetto al 2008) vive in condizioni di indigenza assoluta. Povertà economica, ma anche educativa. Come emerge dal rapporto, infatti, il disagio economico spesso si traduce in divario educativo. I ragazzi delle famiglie più povere, a conti fatti, hanno risultati scolastici inferiori a quelli coetanei. Un delta che, nel tempo, determina una ridotta possibilità di trovare lavoro rispetto a chi è cresciuto in un contesto più agiato. 


In moto e (quasi) senza schermo: il «menù» che protegge i bambini


L'ESEMPIO DI GRETA THUNBERG

«Non c'è tempo da perdere», è il titolo di un editoriale uscito assieme al rapporto su The Lancet. «Diversi studi evidenziano come ogni investimento sulla salute dei bambini porti il maggior ritorno anche alle generazioni future». Inevitabile, visto il tema, anche un riferimento alle attività portate avanti negli ultimi mesi da Greta Thunberg. «Le preoccupazioni dei più giovani meritano di essere ascoltate e accompagnate da azioni utile a evitare che le generazioni successive si ritrovino a vivere su un Pianeta danneggiato irrimediabilmente». Il manifesto per i bambini pone come priorità la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e un rafforzamento del controllo della pubblicità che ha come target principale i più piccoli. Più in generale, gli esperti chiedono che le esigenze dei bambini siano considerate in tutte le decisioni politiche da assumere (a tutti i livelli) e che si incrementi il numero di quelle mirate a migliorare la salute dei minori. 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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