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Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 26-11-2015

Contro gli anti-vaccinisti serve informazione di qualità



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Le vaccinazioni salvano la vita. Bufale e comunicazione della scienza fatta in modo superficiale aumentano la diffidenza

Contro gli anti-vaccinisti serve informazione di qualità

Numeri che lasciano poco spazio alle interpretazioni: in Italia, come abbiamo scritto negli scorsi giorni, oltre 358mila bambini non sono stati vaccinati per morbillo, parotite e rosolia nel quinquennio 2008-2013. Eppure le vaccinazioni hanno cambiato radicalmente la storia di molte malattie. Un’evidenza che purtroppo abbiamo dimenticato. Le ragioni? Secondo il dottor Seth Berkley, amministratore delegato di GAVI The Vaccine Alliance e considerato uno dei massimi esperti del settore, le ragioni sono essenzialmente quattro: la bufala del legame con l’autismo, l’impossibilità di rimuovere i contenuti fasulli dal web e un certo modo di fare informazione. L’ultima, la più importante, riguarda la memoria. Nessuno ricorda più cosa significa morire di infezioni.

VACCINI E VACCINAZIONI: le ragioni della scienza nel nostro quaderno


LEGAME INFONDATO

Partiamo raccontando i fatti: quasi 30 anni dopo la commercializzazione del vaccino trivalente (MPR) la rivista The Lancet pubblica un controverso e poco chiaro studio -opera di Andrew Wakefield- effettuato su 12 bambini, che mette in relazione alcuni disturbi intestinali associati all’autismo e il vaccino MPR. L’effetto è immediato: crollo delle vaccinazioni in Inghilterra conseguente epidemia di morbillo. Grazie anche ad un inchiesta giornalistica l’ormai ex medico viene messo a nudo. Lo studio è una bufala ed è frutto di falsificazione dei risultati, conflitto d’interessi del ricercatore e omissione delle cartelle cliniche. Oggi, chiarite le posizioni degli attori in gioco, l’articolo incriminato non esiste più. Dal 2010, la rivista The Lancet, ha deciso di ritrattare la questione e ritirare definitivamente dai suoi archivi il “paper scientifico” di Wakefield.

 
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FARE CORRETTA INFORMAZIONE

Il danno però è fatto e gli effetti continuano tutt’ora. Come spiega Berkley, «il lavoro di Andrew Wakefield ha contribuito in maniera netta a gettare ombre del tutto infondate sui vaccini. Detto ciò è importante sottolineare che oggi la rete ha amplificato questi messaggi. Sul web le notizie false che girano a riguardo sono moltissime ed è difficile fare pulizia». Ma chi le mette queste notizie? Se da un lato c’è una forte corrente di complottisti dall’altro anche i media tradizionali - specie in passato - non si sono dimostrati all’altezza. Emblematiche le parole di Berkley: «anni fa, quando lavoravo per un'altra organizzazione, ero in contatto con molti giornalisti specializzati nel campo della salute.

Nel giro di poco, complice il periodo generale di crisi del settore, la maggior parte di essi vennero rimpiazzati da giornalisti non specializzati. Se da un lato questi ultimi erano bravi nel raccontare le storie dall'altro peccavano di competenza. Se la totalità della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie delle diverse nazioni affermano che i vaccini sono fondamentali e pochissimi dicono l'esatto contrario, perché scrivere un articolo mettendo sullo stesso piano i due pareri? È questo che accade».

 
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L’ESPERIENZA DELLA MORTE

La rete amplifica ma sarebbe sbagliato imputare tutto ad una sola questione di comunicazione. Secondo Berkley infatti uno dei principali motivi, forse il più importante, è relativo all’esperienza: «la tendenza a dare credito a queste teorie nasca dal fatto che la gente si è completamente dimenticata di cosa significhi contrarre certe malattie poiché, proprio grazie ai vaccini, non ci sono più. Se queste persone che affermano la pericolosità di tale pratica vivessero nei Paesi in via di sviluppo si accorgerebbero di quanto i vaccini abbiano contribuito al miglioramento della salute. In questi luoghi, dove l'accesso è ancora scarso, sono moltissime le persone che hanno perso un proprio caro, spesso un bambino, per malattie facilmente prevenibili attraverso i vaccini».

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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