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Pediatria
Serena Zoli
pubblicato il 28-08-2018

I giochi su internet possono «spingere» a pensare al suicidio



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L’uso patologico di Internet però innalza i tassi di azioni o idee autolesionistiche. Ma il male forse non è questo: è una sofferenza sottostante che spinge ad aggrapparsi a giochi di ruolo o ai social

I giochi su internet possono «spingere» a pensare al suicidio

Internet può essere una droga, qualcosa cui si ricorre in modo compulsivo, e questa dipendenza può innalzare il rischio di suicidio o di comportamenti e idee suicidarie. Oltretutto, più negli adolescenti che negli adulti. «E questo, abbiamo constatato, avviene anche in assenza di depressione», scrive lo psichiatra Yu-Shian Cheng dell’Ospedale per disturbi mentali di Kaohsiung (Taiwan), in una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Psychiatry. Mentre il disturbo di dipendenza da internet non figura nell’ultima edizione del Dsm, il manuale diagnostico internazionale per la psichiatria, è crescente l’attenzione degli specialisti per le conseguenze del disturbo da gioco sul web. E questo sì, compare sul Dsm ma come raccomandazione di studiarlo e approfondirlo.


Tv e internet sono nemici del buon sonno


INDAGATI QUASI 300 MILA 

Per misurare la forza dell’associazione tra ideazioni e comportamenti suicidari e la dipendenza da internet, gli scienziati di Taiwan hanno compiuto sistematiche revisioni e meta-analisi di indagini precedenti, arrivando a esaminare un totale di 270.596 pazienti. E rilevando che la dipendenza è maggiore e più rischiosa quando matura nei confronti dei giochi accessibili attraverso la rete. Aperta resta la domanda: che cosa spinge verso il suicidio, o anche solo il programmarlo, se non è la depressione? Parola a Edoardo Cozzolino, direttore dell'unità operativa complessa sulle dipendenze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. «Vero è che non esiste un riconoscimento ufficiale dell’uso patologico di Internet, ma intanto anche noi ci sentiamo di dire che ci sono pazienti che vivono un discontrollo, un’impulsività irrefrenabile nei confronti di Internet. Non va però confusa la causa con l’effetto. La meta-analisi constata che c’è un rischio aumentato di suicidio nella mania per il web. Ma non sarà, per caso, che i giovani con propensioni suicidarie si aggrappano alla rete come se fosse un’ancora?».

DROGA COME SALVEZZA 

Ribaltata la prospettiva, Cozzolino continua: «Nel drogato la droga è stata la migliore soluzione per lui. Per curarlo dobbiamo trovare per lui una soluzione migliore. La droga è un problema per la società e per la famiglia, ma senza di esse il paziente probabilmente si ucciderebbe». Ma se si procede con una disintossicazione fisica? «C’è gente che, disintossicatasi, si è uccisa o è impazzita. Occorre andare molto cauti negli interventi verso queste persone, perché è un guaio se si confonde la causa con l’effetto».


Non solo droga: gli adolescenti e le dipendenze

«HIKIKOMORI» ANCHE DA NOI

Ci sono quei ragazzi giapponesi, detti «Hikikomori», che si chiudono nella loro cameretta e vivono una vita in compagnia del proprio computer. «Ormai si chiamano così anche da noi - prosegue l'esperto -. Però, ancora una volta, attenzione: un tempo c’era chi si tappava in casa a leggere libri su libri quasi senza uscire. E anche allora si pensava che la persona fosse piuttosto fuori di testa. Cambia il mezzo: l’alcol, la droga, Internet. La realtà sottesa a questi abusi è una sola: c’è una sofferenza psichica sottostante. Al di là dei giochi di ruolo e di una vita parallela su internet oppure sui social, occorre comprendere quella sofferenza e curarla. Se ci si riesce, le droghe crolleranno via da sé». E qualche «Hikikomori» uscirà dalla sua stanzetta per dare un calcio al pallone.


Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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