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Tumore della prostata

Le risposte veloci alle domande più frequenti sul tumore della prostata

La prostata è una ghiandola, o meglio, una struttura composta da 30-50 ghiandole a forma di acino d’uva. Si trova al di sotto della vescica e produce una parte dello sperma, il liquido seminale che contiene gli elementi necessari a nutrire e veicolare gli spermatozoi. Le sue dimensioni cambiano nel corso del tempo: da giovani è delle dimensioni di una noce, ma in età avanzata può essere molto più grande. Al suo interno passa l’uretra, il condotto che porta l’urina e lo sperma al pene.

Il tumore della prostata è la neoplasia più diffusa nella popolazione maschile e rappresenta circa il 20 per cento di tutti i tumori diagnosticati nei maschi. Come tutti i tumori, anche quello della prostata ha origine quando un gruppo di cellule comincia a crescere in maniera incontrollata. I tumori della prostata originano quasi sempre dalle cellule della ghiandola e sono chiamati adenocarcinomi. In circa 7 casi su 10 il tumore insorge nella cosiddetta porzione periferica della prostata, quella posta a contatto con il retto.

Il tumore della prostata è la neoplasia più diffusa nella popolazione maschile e rappresenta circa il 20 per cento di tutti i tumori diagnosticati nei maschi. Nel 2022, sono state stimate circa 40.500 nuove diagnosi, mentre sono 564.000 gli uomini viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore della prostata.

Fonte: I numeri del cancro in Italia 2022, AIOM

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore della prostata è del 91%. La probabilità di vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi è del 94%. Sono 564.000 gli uomini viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore della prostata. 

Fonte: I numeri del cancro in Italia 2022, AIOM

Nella grande maggioranza dei casi il tumore della prostata non dà alcun sintomo specifico finché non cresce in volume al punto da comprimere l’uretra. In quel caso, i campanelli d’allarme si manifestano soprattutto a carico dell’apparato urinario. I principali sono: indebolimento del getto delle urine, frequente necessità di urinare, sia di giorno sia di notte, incontenibile stimolo a urinare, possibile dolore quando si urina, presenza di sangue nelle urine. Questi sintomi, che peraltro sono perfettamente sovrapponibili a quelli dell’ingrossamento benigno della prostata (ipertrofia prostatica benigna), vengono spesso trascurati.

Il tumore della prostata è una neoplasia che colpisce soprattutto le persone anziane. Si stima che quasi l’80 per cento di tutti i casi di malattia si verifichi in persone con più di 65 anni

Il rischio di sviluppare un tumore della prostata è più alto se un famigliare stretto (il padre o un fratello) hanno sofferto della stessa malattia. Ciò avviene perché una parte dei tumori della prostata è legata alla presenza di alterazioni genetiche che possono essere trasmesse dai genitori ai figli. Tra i geni interessati, due dei più importanti sono BRCA1 e BRCA2, già noti per aumentare il rischio di cancro della mammella (in uomini e donne) e dell’ovaio. 

L’ipertrofia prostatica, anche detta iperplasia prostatica, è una condizione benigna comune negli uomini, soprattutto se anziani,  caratterizzata da un ingrossamento non canceroso della prostata; è considerata la causa più frequente di ostruzione delle vie urinarie inferiori nell’uomo. Il tumore della prostata, invece, è una neoplasia maligna.

Nel trattamento del tumore della prostata esistono diverse opzioni di trattamento: chirurgia (prostatectomia), ormonoterapia, radioterapiachemioterapia.

Esiste un’opzione in più, atipica: non eseguire nessuna operazione (attesa vigile). Molte forme di neoplasia prostatica non sono infatti molto aggressive, tendono a rimanere localizzate e a crescere poco. In questi casi, anche in considerazione dell’età del paziente, può risultare preferibile mantenere il quadro sotto controllo piuttosto che intervenire aumentando il rischio di effetti collaterali.

L'unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico è la biopsia prostatica.

Il dosaggio del PSA è l’esame diagnostico più diffuso per verificare la salute della prostata, ma per indirizzare la diagnosi viene spesso usato insieme ad altri indicatori che consentono di migliorare l’efficacia diagnostica e ridurre il rischio di ricorrere a biopsie in circostanze in cui sarebbero probabilmente inutili.

Tra gli esami che si affiancano al dosaggio del PSA, negli ultimi anni si sono diffusi lo studio del rapporto tra PSA libero e totale, l’analisi della velocità di crescita del PSA e l’analisi del gene PCA3 (Prostate Cancer gene 3), e il PHI (Prostate Health Index, in italiano indice della salute della prostata). 

I sintomi urinari sono tipici del cancro alla prostata, tuttavia spesso sono legati a problemi prostatici di tipo benigno come l’ipertrofia prostatica benigna. È bene in ogni caso non sottovalutare i sintomi e rivolgersi al proprio medico: se anche non fosse connessa a un tumore alla prostata, la necessità di urinare spesso può essere infatti la spia di altre patologie, per esempio il diabete.

La presenza di tracce di sangue nello sperma (emospermia) è uno dei possibili sintomi di cancro della prostata. Tuttavia il disturbo può essere causato anche da altre patologie, per esempio da una prostatite. Per questo è necessario rivolgersi al proprio medico.

 

L’esplorazione rettale, eseguita dal medico inserendo il dito indice, ben lubrificato, attraverso l’ano, consente di rilevare eventuali anomalie sulla parte periferica della ghiandola, quella a contatto con il retto, in cui insorgono circa i tre quarti dei tumori prostatici.

Anche se l’esplorazione rettale è un esame irrinunciabile, non è comunque risolutivo: la sua efficacia è infatti influenzata dalla localizzazione del tumore, dalla sua natura, dalle dimensioni e dalle abilità del medico. Per questo, in presenza di un sospetto diagnostico innescato dall’esplorazione vengono eseguiti ulteriori test che dovranno confermare o escludere la presenza del cancro.

Elevati livelli di PSA non indicano necessariamente la presenza di un tumore della prostata. Il PSA è un indicatore molto sensibile ma non molto specifico, che può risultare alterato per molte ragioni diverse, per esempio in presenza di patologie benigne della prostata, se si soffre di insufficienza renale, dopo un’esplorazione rettale o per una recente attività sessuale o ancora per l’uso di farmaci molto comuni.

I suoi valori fluttuano inoltre in base al peso corporeo, all’etnia e perfino in relazione alle diverse stagioni dell’anno. In un numero limitato di casi può naturalmente indicare anche la presenza di un tumore della prostata, ma occorrono altri esami per averne conferma.

L’incontinenza urinaria è una delle complicanze più comuni della prostatectomia (asportazione della prostata) ed è una conseguenza non eliminabile dell’intervento chirurgico; anche quando viene eseguita a regola d’arte, la prostatectomia prevede l’asportazione di strutture che sono fondamentali per il controllo dell’urina (in particolare alcuni muscoli che bloccano il deflusso dell’urina dalla vescica all’uretra).

Nella maggior parte dei casi l’incontinenza è transitoria, e tende a ridursi nei mesi successivi all’intervento; tuttavia in una percentuale minoritaria dei pazienti può protrarsi oltre l’anno o essere permanente. Le probabilità di subire danni permanenti crescono con l’aumentare dell’età. Sono comunque disponibili alcuni trattamenti per risolvere, o almeno alleviare il problema, tra cui farmaci ed esercizi di riabilitazione. Nei casi più gravi, è possibile ricorrere alla chirurgia.

La disfunzione erettile (comunemente chiamata impotenza) è uno dei possibili effetti collaterali dell’intervento di asportazione della prostata. Intorno alla ghiandola, infatti, scorrono due fasci di nervi che raggiungono il pene e controllano l’erezione.

Quando è possibile, il team medico può scegliere una strategia chirurgica meno invasiva, che punta a risparmiare uno o entrambi i fasci nervosi in modo da salvaguardare la possibilità di avere un’erezione. Questa tecnica viene definita chirurgia nerve sparing.

La disfunzione erettile è un possibile effetto collaterale anche della terapia ormonale e della radioterapia, anche se in quest’ultimo caso tende a insorgere mesi dopo la fine del trattamento.

No, l’intervento chirurgico per il tumore della prostata prevede sempre l’asportazione completa della ghiandola.

Quando è possibile, però, il team medico può scegliere una strategia chirurgica meno invasiva: la chirurgia nerve-sparing. Questa tecnica punta a risparmiare uno o entrambi i fasci nervosi in modo da salvaguardare la possibilità di avere un’erezione. A seconda dei casi, la tecnica consente di salvare uno o entrambi i fasci vascolo-nervosi.

 

La presenza di sangue nelle urine, chiamata ematuria, è un sintomo che deve essere tenuto sotto controllo sia quando è visibile a occhio nudo (macroematuria) sia quando emerge dall’esame delle urine (microematuria). Può essere infatti un sintomo di tumore, infezioni alle vie urinarie o calcoli.

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