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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 16-01-2017

Grassi saturi, altro che assoluzione: chi ne assume troppi mette il cuore a rischio



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Una ricerca conferma un maggior impatto delle malattie cardiovascolari nei forti consumatori di carni rosse, formaggi e prodotti trasformati

Grassi saturi, altro che assoluzione: chi ne assume troppi mette il cuore a rischio

I nutrizionisti lo ripetono ogni qual volta possibile: a fare la differenza è la qualità complessiva della dieta, non il consumo di un singolo alimento. Detto ciò, con alcuni di questi è meglio però non esagerare: carni rosse, formaggi, burro, lardo e prodotti da forno realizzati con l’olio di palma. Un uso smisurato è infatti considerato un fattore di rischio per il cuore e i vasi. Colpa dei grassi saturi, che se assunti in eccesso rappresentano un’insidia per la circolazione sanguigna e dunque per i due organi che regolano la vita: il cervello e il cuore.


Acidi grassi saturi: fanno male alla salute o no?


I GRASSI SATURI OSTRUISCONO LE ARTERIE

Nonostante il tentativo di riabilitazione condotto negli ultimi mesi, la capacità dei grassi saturi di sporcare i vasi e le arterie, fino a determinarne l’ostruzione, rimane rilevante. Al punto da caldeggiarne un introito quanto più possibile limitato. L’ultima conferma è giunta da uno studio pubblicato sul British Medical Journal, condotto dai ricercatori del dipartimento di sanità pubblica dell’Università di Harvard. Il primo ad aver valutato, in una corte di quasi centoventimila pazienti, l’effetto combinato determinato da un elevato consumo di quattro acidi grassi saturi: il laurico (12 atomi di carbonio), il miristico (14), lo stearico (16) e il palmitico (18). Risultato, dopo un follow-up durato 18 anni: un rischio sensibilmente più alto (18 per cento) di andar incontro a un problema cardiovascolare, di cui l’infarto del miocardio rappresenta la maggiore insidia. La ricerca ha anche svelato come una minima sostituzione dei grassi saturi con quelli polinsaturi, contenuti in cereali, legumi e frutta, determini invece una riduzione del rischio inferiore all’aumento (6-8 per cento), ma comunque significativa. Le maggiori insidie sono risultate connesse all’eccessivo introito di acido palmitico, molecola che costituisce quasi il 40 per cento dell’apporto lipidico dell’olio di palma, presente pure nelle carni rosse e nei formaggi.

A COSA SERVONO I GRASSI?

 


UNA STRATEGIA DUPLICE PER RIDURRE L’IMPATTO DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Meglio dunque ridurre al minimo il consumo di alimenti ricchi di acidi grassi saturi, per non mettere a rischio il cuore. Nelle principali linee guida internazionali, comprese quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si legge di non andare oltre il dieci per cento dell’apporto calorico giornaliero. Ma più in generale, per ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte al mondo, gli esperti puntano su una duplice strategia. In primis il rimpiazzo dei grassi saturi con quelli insaturi che, come dimostrato sulla stessa coorte di pazienti attraverso uno studio pubblicato a luglio su Jama Internal Medicine, determinano una riduzione dei tassi di mortalità. Dunque meno burro e lardo, più olio di oliva e di canola. E poi incrementando il consumo di alimenti costituiti principalmente da carboidrati complessi, per ridurre l’introito di molecole lipidiche. Particolarmente a rischio sono considerati soprattutto i bambini, che con merendine, dolci, biscotti e snack salati spesso vanno di gran lunga oltre le indicazioni nutrizionali. L’eccessivo consumo di grassi saturi è considerato inoltre una delle cause dell’aumento dei tassi di obesità infantile. Il consiglio non può che essere scontato: coi grassi saturi meglio non esagerare. A prescindere dall’età.



 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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