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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 13-05-2021

Il miglior integratore per dimagrire? Non esiste



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Non esistono integratori «miracolosi» per perdere peso. Per combattere i chili di troppo, è più importante correggere la dieta e fare attività fisica

Il miglior integratore per dimagrire? Non esiste

Il sovrappeso e l’obesità rappresentano una piaga di questa epoca, in quanto fattore di rischio per l’insorgenza di malattie croniche (cardiovascolari, neurodegenerative, metaboliche, tumori) e non (ictus cerebrale, infarto del miocardio). La gestione del peso corporeo è oggi pertanto divenuta una priorità per la salute pubblica, soprattutto nella società occidentale. Ma per raggiungere i risultati sperati non esistono scorciatoie. Chi pensa di risolvere i propri problemi - di linea e di salute - ricorrendo agli integratori e senza modificare il proprio stile di vita è destinato a rimanere deluso. Possono essere riassunte in questo modo le conclusioni di una ricerca presentata durante l’ultimo Congresso europeo sull’obesità. Così come non esistono alimenti «miracolosi», quando si tratta di dover perdere peso, lo stesso si può dire per i supplementi naturali. Al di là di quelle che sono le promesse elargite attraverso la pubblicità.

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INTEGRATORI QUASI MAI EFFICACI NELLA PERDITA DI PESO

A sgomberare il campo dai dubbi è il lavoro condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, che hanno passato in rassegna gli studi già pubblicati per fare una sintesi delle evidenze disponibili. Due i lavori - per un totale di 121 studi rivalutati, condotti coinvolgendo nell’arco di 16 anni quasi diecimila adulti - attraverso cui gli esperti hanno valutato l’efficacia del ricorso a integratori a base di erbe a scopo dimagrante. In entrambi i casi, è stato valutato il risultato indotto dal ricorso a integratori (in pillole, in polvere o liquidi) a base di chitosano, glucomannano, acido linoleico coniugato e fruttani. Deludenti i risultati ottenuti. Sebbene alcuni studi abbiano evidenziato una perdita di peso tra gli assuntori di una di queste sostanze, nel confronto con un placebo, «i risultati sono insufficienti a dimostrare un beneficio a lungo termine per la salute», è la conclusione esposta dalla nutrizionista Erica Bessell, che ha presentato i risultati. «Sono pochi gli studi di alta qualità che hanno misurato l’efficacia di questi integratori a lungo termine».


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NESSUN INTEGRATORE (O ALIMENTO) FA «MIRACOLI»

In Australia, come negli Stati Uniti, è in crescita la quota di consumatori che cadono nella trappola della pubblicità e si affidano agli integratori per perdere peso. Diverso invece è il trend che si registra nel nostro Paese. Per quanto il mercato degli integratori sia florido, quello dei prodotti che promettono di far perdere peso è in calo da diversi anni. Un trend sancito da FederSalus e Iqvia, che fotografano l’andamento dei prodotti nel settore della salute. «Dopo un po' di anni, gli italiani hanno capito che la gestione del peso corporeo è una questione complessa, che non può essere affrontata ricorrendo a una pillola o a una bevanda - afferma Arrigo Cicero, docente di scienze tecniche dietetiche applicate all’Università di Bologna -. Le conclusioni di questi due lavori parlano chiaro. Al di là delle proprietà emerse negli studi preclinici, nessun estratto vegetale è in grado di indurre la perdita di peso e favorirne il mantenimento se la persona non modifica le abitudini alimentari e non incrementa l’attività fisica». Una posizione esplicitata anche dall'Istituto Superiore di Sanità, secondo cui «il ricorso a tali prodotti per il trattamento di sovrappeso e obesità non è supportato da prove di efficacia clinica».


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INTEGRATORI: OK ALL'USO SEMPRE DA UNO SPECIALISTA

I risultati, in attesa di essere pubblicati sull’International Journal of Obesity, rappresentano un compendio delle evidenze disponibili relativamente all’uso esclusivo dei composti sopra indicati. La realtà, però, può essere più complessa. Nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, dedicando almeno due ore e mezza a settimana all’attività fisica, il ricorso ad alcuni integratori può avere una sua utilità. Qualche esempio. Ricorrendo a integratori a base di fibre e sostanze naturali, come quelli a base di faseolamina (derivato del fagiolo bianco), si può ottenere una graduale riduzione del consumo e dell’assorbimento di carboidrati e grassi. Così come, per ridurre l’apporto di cibo, si può ricorrere ad alcuni amminoacidi (come l’S-idrossitriptofano e l’S-adenosil metionina) che aiutano a combattere la fame nervosa. Per stimolare il metabolismo, invece, la risposta può essere trovata nelle catechine del tè verde. «Sempre partendo dal presupposto che una correzione dello stile di vita è necessaria, il supporto di queste sostanze per un breve periodo di tempo può rappresentare un valido ausilio - prosegue Cicero, che presiede la Società Italiana di Nutraceutica -. L’importante, però, è che l’indicazione all’uso giunga sempre da uno specialista. Spetta a lui indicare i dosaggi più opportuni e i tempi di assunzione, tenendo conto delle esigenze della singola persona».


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ATTENZIONE ALLE INTERAZIONI CON ALTRI FARMACI

Quello che va assolutamente evitato è il fai-da-te, un rischio concreto a fronte di prodotti da banco (acquistabili senza la prescrizione di un medico). Le ragioni sono diverse. Alcune rimandano all’efficacia del trattamento, come visto molto volubile. L’insuccesso e lo spreco economico sono sempre dietro l’angolo. Ma non sono da sottovalutare i potenziali rischi per la salute. I ricercatori - che per cercare ulteriori riscontri hanno effettuato un’ulteriore analisi, restringendo la valutazione al tè verde, ad alcuni estratti di frutti tropicali (garcinia cambogia e mangostano), ai derivati del fagiolo bianco, del mango africano, del mate, della radice di liquirizia e del cardo selvatico dell’India orientale - hanno richiamato la necessità di condurre ulteriori studi per valutare la sicurezza di questi prodotti a lungo termine. Senza trascurare le possibili interazioni con altri farmaci: soprattutto per quel che riguarda gli integratori a base di fibre (possono «rallentare» l’assorbimento di altri principi attivi) e quelli composti da amminoacidi (il cui uso non è compatibile con l’assunzione di antidepressivi).

FONDAMENTALE MODIFICARE DIETA E STILE DI VITA

Attualmente, in Italia, gli integratori possono essere immessi in commercio dopo aver trasmesso al ministero della Salute il modello dell’etichetta del prodotto, contenente la denominazione esatta e gli ingredienti (elencati in ordine decrescente per quantità), gli additivi presenti, il peso netto, la modalità di conservazione, di consumo e la data di scadenza, il nome del produttore (o del distributore) e il luogo di produzione e il codice identificativo del lotto del prodotto. Se entro 90 giorni il Ministero non muove obiezioni, l’etichetta si intende approvata in base al principio del silenzio-assenso. «Non è detto che non possa esserci un integratore efficace come ausilio nella perdita di peso, ma va ricordato che non esiste una via semplificata per dimagrire e migliorare il proprio stato di salute - conclude Cicero -. Anche i farmaci in uso contro l’obesità hanno un’efficacia limitata, se non associati a un intervento più ampio sullo stile di vita. Un passaggio fondamentale per consolidare la perdita di peso e favorire il mantenimento del risultato nel tempo».

 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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