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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 08-04-2024

Tumore al seno: quando evitare lo svuotamento ascellare?



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In presenza di 1-2 linfonodi sentinella positivi è possibile omettere la dissezione ascellare. Le probabilità di recidiva non cambiano. Così migliora la qualità di vita

Tumore al seno: quando evitare lo svuotamento ascellare?

La cura del tumore al seno si fa sempre meno invasiva. Anche in caso di 1-2 linfonodi sentinella positivi, nei casi di neoplasia mammaria di grado T1-3 è possibile evitare la dissezione ascellare. Le probabilità di recidiva sono identiche tra chi viene sottoposto alla sola biopsia del linfonodo sentinella e chi subisce lo svuotamento ascellare. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.

IDENTIKIT DELLA MALATTIA

Ogni anno in Italia, secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sono oltre 57 mila le nuove diagnosi di tumore al seno. Quando la malattia viene diagnosticata in fase precoce le probabilità di guarigione sono molte elevate. Di fondamentale importanza per capire come intervenire è la conoscenza della tipologia di carcinoma mammario e della sua stadiazione. Per capire se la malattia è confinata o ha dato luogo a metastasi è stata sviluppata una tecnica chiamata biopsia del linfonodo sentinella: le cellule tumorali per diffondersi in altre parti del corpo utilizzano i vasi sanguigni e, più frequentemente, quelli linfatici. La presenza di cellule cancerose in questi ultimi fornisce indicazioni utili per capire se la malattia si sta diffondendo altrove.

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LA BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA

In passato, per conoscere se le vie linfatiche erano pulite o erano state intaccate dalla malattia, si procedeva alla completa rimozione di tutti i linfonodi attraverso linfoadenectomia ascellare, una procedura invasiva e dagli importanti effetti collaterali. Non disponendo più dei linfonodi, rimossi attraverso lo svuotamento ascellare, il primo problema è lo sviluppo del linfocele, ovvero un accumulo di linfa limitato al cavo ascellare che può richiedere un drenaggio. In secondo luogo lo svuotamento può dare origine a problemi di natura sensoriale come riduzione della sensibilità, formicolii all’ascella e al braccio, senso di “cuscino” sotto l’ascella. Infine, il più invalidante sul lungo termine, è il linfedema. Si tratta di un lieve gonfiore del braccio o della mano dovuto alle difficoltà di drenaggio dovuti all’asportazione dei linfonodi. Nel tempo, grazie all'intuizione dell'equipe del professor Umberto Veronesi, si è però compreso che bastava asportare ed analizzare il primo dei linfonodi della rete linfatica che si dirama dalla ghiandola mammaria per capire la presenza di eventuali metastasi. Ecco da dove deriva il nome di "linfonodo sentinella", una procedura che ormai rappresenta la routine nelle sale operatorie.

QUANDO EVITARE LA BIOPSIA

Recentemente, in un'ottica di riduzione dell'invasività di determinate procedure, i senologi si sono domandati se era possibile evitare la biopsia del linfonodo sentinella in presenza di determinate caratteristiche tumorali. In uno studio pubblicato nel settembre 2023 su Jama Oncology, ad opera dei ricercatori dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), è emerso che nei casi di tumore al seno di dimensioni al di sotto dei 2 centimetri e negativi per la presenza di metastasi grazie all'analisi con ecografia ascellare, è possibile evitare la procedura del linfonodo sentinella: la sopravvivenza libera da malattia non cambia.

...E QUANDO EVITARE LO SVUOTAMENTO ASCELLARE

Ora lo studio pubblicato da poco sul New England Journal of Medicine aggiunge un'ulteriore tassello di conoscenza verso un approccio alla malattia sempre meno invasivo. In passato la dissezione ascellare radicale ha rappresentato lo standard di cura in caso di linfonodo sentinella positivo. Negli ultimi anno però diversi studi hanno incominciato a dimostrare che era inutile proseguire con la dissezione ascellare anche in caso di uno o due linfonodi sentinella positivi. Nell'analisi da poco pubblicata i senologi del SENOMAC Trialists' Group hanno analizzato oltre 2500 donne con tumore al seno in stadiazione T1-3 e positive per macrometastasi alla biopsia del linfonodo sentinella fino ad un massimo di 2 linfonodi. Metà è stata sottoposta a svuotamento ascellare e successive terapie antitumorali (chemioterapia e radioterapia), l'altra metà non ha subito la dissezione ascellare ed ha ricevuto le cure standard. Dall'osservazione, durata 5 anni, non è emersa alcuna differenza nella sopravvivenza globale alla malattia: l'89,7% delle donne sottoposte alla sola biopsia del linfonodo non ha avuto recidive e l'88,7% tra quelle che hanno subito lo svuotamento.

CHIRURGIA SEMPRE MENO UTILIZZATA

«Questo studio -Paolo Veronesi, presidente della Fondazione e Direttore del Programma Senologia allo IEO- conferma quanto abbiamo osservato in tutti questi anni. Con 1-2 linfonodi positivi per macrometastasi si può omettere la dissezione ascellare. Si tratta di un approccio che utilizziamo già da diverso tempo in corso di quadratectomia e i dati pubblicati confermano la bontà di questo metodo. In questi ultimi anni vi è chiaramente una progressiva riduzione dell'invasività dell'approccio chirurgico. Oggi ridurre al minimo l'impatto del cancro al seno migliorando la qualità di vita della donna è sempre più possibile».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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