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Come "creare" due buoni genitori?

I consigli dello psichiatra Luigi Gallimberti per non essere troppo permessivi e socialmente "complici". Così i nostri figli potranno “farsi i muscoli” fin da piccoli

Come "creare" due buoni genitori?

Dice un antico proverbio africano: “Per crescere un bambino serve l’intero villaggio”. Ma oggi che il villaggio, la comunità di parenti e vicini tutti intorno, non c’è più, i genitori sono diventati “orfani”, soli a gestire il mestiere più difficile del mondo, e nel frattempo il bosco di Cappuccetto Rosso è diventato una giungla. I consigli su come allevare un figlio piovono a raffica da tutte le parti, specie per il periodo difficile dell’adolescenza, ma quali sono quelli giusti? Latita anche quel sapere diffuso che veniva chiamato “buon senso”. Da queste constatazione, rese più acute e consapevoli da un lungo lavoro con le scuole e di consulenza a figli e padri e madri, è nata l’idea al professor Luigi Gallimberti, ex docente di psichiatria all’Università di Padova, di indicare "Le basi neuroscientifiche del buon senso", sottotitolo esplicativo del volume "C’era una volta un bambino".

Si parte dal fatto che il cervello nei bambini e negli adolescenti è ancora in formazione, dunque più facilmente fatti, emozioni, insegnamenti si “scrivono” nella biologia della materia cerebrale. In più c’è il fatto che bambini e adolescenti di oggi sono “nativi digitali”, cioè nati quando computer, cellulari, tablet erano alla loro portata così che ne hanno imparato l’uso precocemente. Imparare a leggere e a scrivere significa formare nel cervello specifichi circuiti neurali che diventano la base per cui poi quell’abilità sarà facile, familiare. Nei nuovi bambini i cervelli sono diversi da quelli dei loro immediati predecessori perché qui si sono inscritti da subito altri circuiti neurali, preposti al linguaggio digitale. Le modificazione neuroplastiche, oggi “visibili”con diversi metodi di scannerizzazione, seguono poi - e vengono segnate - dall’educazione del bambino.

Tra i tanti esempi tratta dalla vasta esperienza concreta di Gallimberti, segnaliamo i casi di Marco e Filippo. Adolescenti difficili, portati in ambulatorio da genitori esasperati, ma difficili ormai da curare. L’iter è questo: sono stati tirati su con un’educazione permissiva, tanti tanti sì e rari no (perché il genitore non sopporta il proprio ‘dispiacere’ di vedere il figlio dispiaciuto o arrabbiato), un tipo di educazione molto diffusa e dove grave è la “complicità sociale”. Che succede nei circuiti neurali? Che una parte della corteccia prefrontale  in Marco e in Filippo è cresciuta più debole rispetto a quella dei coetanei cresciuti in modo più responsabile. Il quali hanno dovuto confrontarsi con la rabbia, gestire i propri sentimenti, cercare di trovare nuove strategie per ottenere i loro scopo, in definitiva irrobustire la loro volontà.

Come si è venuta impostando la mente dei due adolescenti difficili, è incapace di modulare le proprie emozioni, perché non è “allenata”. Ragazzi che, poi, sono passati presto al fumo, agli energy drink, alle sregolatezze nei comportamenti sociali. Fa male leggere che lo psichiatra padovano confessi: il disorientamento dei giovani di oggi «lascia noi esperti del settore sgomenti, anche perché solo da pochissimo tempo abbiamo cominciato ad osservare problematiche così gravi e complesse», con un conseguente senso di impotenza.

Qualche regola base si impone. E sorprenderà molti sentire che la prima norma, più importante e ineludibile, è assicurare che i bambini e ragazzi dormano dieci ore e non meno di 8-9 i grandicelli, andando a letto presto: nel sonno il cervello lavora, smista le informazioni della giornata, depenna quelle non importanti, sistema ricordi ed emozioni nelle apposite “caselle”. E, di giorno, un cervello riposato funziona molto meglio, quanto al pensare e al sentire.

Altra regola fondamentale: «Premia tuo figlio solo se lo merita», cui consegue: «Gli insegnerai a godersi la vita». è fondamentale non esaudire sempre e subito le voglie del bambino e ragazzini: così si spegne in loro il desiderio. Il non saper procrastinare la soddisfazione è già minata dall’uso di computer e smartphone: hai una curiosità? Subito, ecco pronto il link che la soddisfa. Nella vita non funziona così e per affrontarla occorre “farsi i muscoli” cerebrali fin da piccoli. 

Luigi Gallimberti

C’ERA UNA VOLTA UN BAMBINO…

Le basi neuroscientifiche del buon senso

book Editore, 143 pagine, 14 euro

Serena Zoli



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